Da due giorni circola sulla messaggistica di Whatsapp il noto video di alcuni parlamentari colti durante una pausa delle votazioni del nuovo Presidente della Repubblica.
Ieri Sardiniapost lo ha pubblicato e commentato.
Io ho scelto di non pubblicarlo. Perché? Per disgusto.
Il video non racconta niente di male. Non è una questione di sostanza, ma di modi di essere.
Intanto, il primo pensiero deve essere dedicato al regista. Un invitato/a, che ha condiviso le risate sguaiate, le battute che non fanno ridere, le compagnie nullafacenti, le espressioni estasiate dinanzi al grossolano, all’urlato, allo sguaiato istituzionale, e poi lo ha diffuso, immagino senza il consenso dei presenti. Che dire di una personcina così ambigua, leale in apparenza e sleale nella sostanza? Che dire di questo guardone, che ha magari impetrato di essere ammesso alla camera del principe per sentirsi aristocratico, almeno per un attimo, e poi ha diffuso le immagini mentre il principe fa un rutino?
Che dire?
Il secondo pensiero va agli attori e alle comparse, cui offriamo un ragionamento che non ha niente a che fare con la sostanza delle loro persone, ma solo con i rischi che possono correre.
Il potere è una brutta bestia quando non si riesce a non farsene dominare.
Perché Tinto Brass è riuscito a non essere volgare e i suoi imitatori invece sono inevitabilmente scivolati nel porno? Perché Brass usa l’erotismo come metafora, non come realtà. Lo usa come segno, come linguaggio per significare altro. Brass non crede nel sesso, lo usa per significare il suo anarchismo estetico perché risponde a scelte e pulsioni individuali e si sottrae a ogni organizzazione, a ogni potere.
Lo stesso vale per il potere. C’è chi lo esercita col giusto distacco e chi invece ci si immedesima.
Quando questo accade, ci si sente autorizzati a superare ogni limite, a essere norma per se stessi e per gli altri e si diventa grossolani, sguaiati, ci si sente simpatici tanto quanto si è volgari.
Quando si sta nelle aule parlamentari e si comincia a bivaccare per mesi e anni nei bar e nei ristoranti perché non si ha più casa, ma solo un tristissimo posto letto, allora si accetta di frequentare anche persone improbabili, avventurieri, comparse, giullari e intrattenitori, e si entra così in una compagnia circense, in genere notturna, che si pensa sia nobile perché titolata, ma che in realtà è pacchiana, solo pacchiana.
Si sperimenta la doppia identità della rispettabilità ufficiale e della gaglioffaggine reale; si sperimenta la doppia identità, la doppia vita, la doppiezza amicale, la distruzione di sé a favore della militanza per il proscenio della mondanità. Sono fatti ben raccontati dal cinema: drammaticamente in Suburra e simbolicamente ne La grande bellezza.
Ecco, io mi sento di suggerire agli attori del video, di guardare in successione Caligola, Suburra e La Grande bellezza; potrebbe essere un modo per vaccinarsi dalla suggestione del vuoto grossolano e ignobile.
C’è bisogno di nobiltà d’animo; c’è bisogno di segni tangibili della nostra capacità di essere superiori ai nostri vizi.
Impunità e deliri di onnipotenza sbattuti in faccia al popolo che però dimentica in fretta e loro lo sanno. E se proprio qualcuno vorrà soffermarsi nella sua indignazione ci sono le tribunette politiche condotte dagli amici che minimizzeranno l’accaduto (è certamente vero che la cosa più grave non è il loro festino ma la loro crassa incapacità), riabiliteranno i poveretti festaioli e in fondo li renderanno anche simpatici. Razzi ne è il più fulgido esempio.
Rete4 in particolare dalla pandemia in poi ha schierato un’artiglieria pesante da far impallidire il vecchio direttore del tg.
Senza ne ma ne se.
Miserabili ed esempi meschini di un potere che in Italia oramai è al massimo
Della vergogna .
Il popolo che soffre e questi pezzenti d’animo se la ridono .
Pezzente anche chi li vuole difendere
Sottoscrivo, con tristezza, sottoscrivo.
Che fare per liberarsi di simile feccia? Tiferei il meteorite, ma ho un figlio di 18 anni…
Il linguaggio è di quelli che sanno di vivere in una repubblica di patate, dove rendere conto delle proprie malefatte non esiste proprio.
Test cocaina?
Professore, la lettura di questo suo scritto dovrebbe essere resa obbligatoria ad agni eletto prima dell’insediamento su quelle poltrone che risultano scomode solo a chi ha un alto senso di responsabilità. Ahimé, in tanti le trovano comodissime.
L’uomo è l’uomo e quando ritiene di essere onnipotente non capisce niente. Succede in tutti i campi . Pensare di essere un artefice del destino altrui che,peraltro te lo fa credere, non ha prezzo a discapito anche della tua dignità, se ne possiedi una.
Non ho visto, ma so che questo è quel che molti sardi hanno scelto.
Vi è necessità di buoni esempi affinché persone che neanche riescono ad immaginarsi il livello di degrado possano sentirsi meno soli.
Vi è necessità di un altro linguaggio per formare giovani profondamente diversi da zii padri e fratelli maggiori.
Sottoscrivo ogni parola, su uno spettacolo triste ed avvilente, senza mancanza di rispetto di sé, del prossimo elettore, delle istituzioni che dovrebbero incarnare; rilasciando, poi dichiarazioni alla stampa, certamente prefabbricate, perché i postumi dell’OMISSIS non consentivano di scrivere autonomamente.
Quanto all’elettore dico: la memoria corta all’atto della votazione genera questo tipo di danni; per evitare questo scempio, non dimenticate.
Paolo, ho visto il video, devo dire allo schifo non c’è rimedio, denari a Me trattenuti dallo Stato per darli a gogò a questi parassiti, non fanno eccezione figure Istituzionali Regione Sardegna, bello è che non sentono pizzicotto di vergogna, persone serie e oneste avrebbero rassegnato le dimissioni
Professeur buongiorno, solo un’osservazione: Suburra, La Grande Bellezza, sono, al confronto con questo proscenio di meschinità, dei capolavori estetici. Non vedo la giacca raffinata di Jep Gambardella, piuttosto la volgarità di qualcuno col bicchiere di whisky in mano abbinata al calzino corto, i capelli unti e la giacca stazzonata. L’abbandono dell’autocontrollo e il linguaggio da osteria con la voce impastata dall’alcol di chi nel Senato della Repubblica e non al cinema rappresenta la nostra povera Sardegna.