Amo profondamente Dante, il primo grande poeta che passò dalla mondanità della poesia alla moda (Guido i’ vorrei che tu e Lapo e io) al primo e unico pensiero politico fondato sulla bellezza (che per Dante era sinonimo di Bene) e sull’amore.
Ammiro sconfinatamente Michelangelo, il primo a monumentalizzare il corpo umano di fronte al Dio invisibile dei cristiani, per poi rappresentare come nessuno mai il grande mistero della prigione che lega il corpo e l’anima.
Ammiro Galileo più di Newton, Fermi più di Einstein: i fisici italiani sono più filosofi degli altri.
Ammiro san Francesco, ne conosco i luoghi, le parole, la follia. Ammiro e amo i santi che sono stati un po’ mascalzoni, come san Camillo de Lellis: ammiro chi sa cambiare. Ho un debito profondissimo con un po’ di preti italiani: don Mazzolari, don Milani, don Bosco, don Giussani, don Gallo, padre Davide Maria Turoldo, don Puglisi e tanti altri.
Mi accompagnano nella testa i versi di Montale, Ungaretti, Pasolini, Alda Merini e tanti altri.
Ho visto troppe volte i film di tanti registi italiani.
Mi commuovo ogni anno, il 23 maggio, e mi fermo ad ammirare un uomo, Giovanni Falcone, che ha salvato l’Italia perseguitato dall’Italia.
A luglio, poi, il 19, mi fermo sempre a ricordare Paolo Borsellino, l’uomo ucciso perché aveva capito. In Italia capire vuol dire rischiare.
Se vado a Roma, a Torino, a Milano, a Venezia, a Firenze, mi sento a casa, conosco i luoghi, le storie e la storia.
L’Italia della cultura, delle arti, dei luoghi, delle professioni, è ricca di un cuore e di un fascino inesauribili.
Ciò che non sopporto dell’Italia e la facilità con cui prende in giro il popolo, lo usa, lo stropiccia e lo butta per strada (Pino Daniele, in quella bellissima poesia che è Napul’è, scrive e canta Napul’è ‘na carta sporca e nisciuno se n’importa).
Ciò che non sopporto è l’abitudine a dire bugie, a manipolare i poveri e gli ignoranti, a conquistare il potere con l’inganno.
Ieri si è letto che ora, i due grandi nemici, il Pd e il Movimento 5S potrebbero accordarsi. Questa è l’Italia. Prima gli sputi, prima le accuse più immonde che devastano le culture e le persone, poi gli abbracci. A spingere in questa direzione i tre poteri veri che non vanno mai a elezioni: la burocrazia di Stato, la magistratura e il sistema finanziario.
Adesso tutti dicono che servono i voti del Pd per governare: o che bella novità! A parti invertite sarebbero serviti i voti dei Cinquestelle o di Forza Italia.
L’Italia, per com’è nel profondo, non può essere governata da un solo partito, lo sanno anche i bambini.
Come tutti i bambini sanno che chiunque voglia governare da solo, raddoppia il rischio dell’errore.
Ma tutto questo viene nascosto all’elettore. L’elettore viene caricato di odio e di odii, di attese e di promesse, di rancore e di vendetta. Per poi lasciarlo come una carta sporca.
Non so se nel mio destino (sempre che esista, perché se esiste, non esiste la libertà) c’è la responsabilità di guidare la Sardegna, ma se dovessi farlo, non lo farei mai all’italiana.
Avrei in testa una rivoluzione pacifica, legale, profonda, fondata sulla verità su noi sardi.
Nessuna menzogna.
Vorrei far esordire la Sardegna in Italia e in Europa, perché oggi non esiste e non esiste perché si nega che sia una nazione e che abbia interessi nazionali propri.
Per fare questo bisogna pulirsi dal rancore, dall’odio e dall’invidia; bisogna non farsi reclutare come mercenari sugli interessi altrui.
Deve esordire in Europa l’unità dei sardi.
Se saremo uniti, nessuno ci tratterà mai più come una carta sporca.