di Paolo Maninchedda
Purtroppo non siamo abituati al valore positivo degli scrutini, ma gli scrutini servono alla qualità.
Spesso la diciamo grossa sullo stato della ricerca e dell’innovazione in Sardegna. Ogni successo di un singolo ricercatore o di una singola azienda ci dà soddisfazione. Ma dispogliamo lo sguardo dal sistema: non ci piace che la Sardegna sia valutata (e con lei anche i suoi dirigenti).
Fatto è che gli altri fanno gli scrutini anche a noi e gli scrutini ci bocciano.
Questa è la classifica per capacità innovativa delle regioni d’Italia(1): siamo ultimi. La media nazionale è 0,44; quella regionale è 0,18. Che si fa, facciamo finta di niente? La media del comparto Sud-Isole è 0,26. La Calabria ci batte “7 a 0 e palla al centro”: il suo valore è 0,36.
Il risultato negativo nasce da tre indicatori: input, output e politiche.
Vediamo com’è costruito l’input: spesa in Ricerca e Sviluppo (componente privata, componente pubblica), quota di addetti alla Ricerca e Sviluppo sugli addetti totali; quota di popolazione tra 25 e 64 anni con laurea o titolo post-laurea. Valore di questo indicatore? 0,16, penultimi in Italia (media 0,42), superati in fondo proprio solo dalla Calabria che qui cede.
Struttura dell’Output: le domande di registrazione di brevetti presso lo European Patent Office per milione di abitanti; le domande di registrazione di brevetti high-tech, sempre presso lo European Patent Office, per milione di abitanti di fonte Eurostat; i dati sulla percentuale di imprese con attività innovativa, tratti dalla Community Innovation Survey. Risultato: 0,13, pari merito con la Puglia, superati da Molise e Basilicata. Media nazionale sempre 0,42. Qui la Calabria sale a 0,20 (quindi ha brevetti e imprese).
Struttura dell’indicatore Politiche: la serie degli importi medi stanziati all’anno per i relativi incentivi in rapporto al PIL regionale, nel periodo di programmazione europea 2007-13; dalla base dati Opencoesione del Ministero dello Sviluppo economico è stata ricavata la serie dei finanziamenti per Ricerca e Innovazione (rapportati al PIL regionale) a valere sui fondi strutturali europei. Risultato Sardegna: 0,25, penultimi, superiori solo all’Abruzzo, media nazionale 0,41. La Calabria è a 0,70.
Resta un fatto: abbiamo più politiche per lo sviluppo che imprese, brevetti e sviluppo. Il che vuol dire che l’innovazione è stato un pretesto per costruire la burocrazia dell’innovazione e non per fare impresa.
(1) Le iniziative regionali per favorire l’innovazione delle imprese.
Nella ricerca ed innovazione siamo passati dal CRS4 di Carlo Rubbia a Sardegna Ricerche di
Ketty Corona. Come passare da Gigi Riva (auguri per i 70) a Dario
Silva e meravigliarsi per la mancanza di gol.
Assessore, il suo articolo in merito alla carenza di innovazione nel nostro sistema produttivo e all’”esistenza di Politiche di sviluppo superiori alle imprese”, letta insieme a molteplici novità Legislative nazionali, ultima la norma in materia di adeguamento della Carta di Circolazione degli automezzi la dice lunga sui Bizantinismi delle macchine burocratiche di vario ordine e grado che interessano la pubblica Amministrazione.
Quanto da lei affermato letto in combinato disposto con il suo articolo del “16 ottobre 2014“ in merito ai “necrofili e biofili della Pubblica Amministrazione” dovrebbe fornirle la soluzione o una delle soluzioni per snellire le procedure e studiare una reale semplificazione dei procedimenti amministrativi tesi all’introduzione della vera “Semplificazione Amministrativa”.
Continui per la sua strada, stando però attento a non isolarsi troppo all’interno della Giunta Regionale che pare mal tolleri le sue esternazioni.
Ad maiora
Si Assessore, “Abbiamo più politiche per lo sviluppo che imprese”: nonostante siano state stanziate enormi quantità di danaro, rimane lo scollamento totale tra apparato di ausilio all’impresa o Start Up e cittadino; personalmente ritengo che il problema sia identificabile nel solo vertice della piramide e quindi nel contesto dirigenziale autoreferenziale ed impreparato dei numerosi Enti interessati. E non parlo per sentito dire.