Questa è una storia semplice semplice, che i giornali non raccontano perché ormai illustrano solo ciò che già si sa e celebrano se stessi. Peraltro, l’annunciata stampa della Nuova Sardegna da parte delle rotative dell’Unione Sarda è l’inizio della fine del quotidiano sassarese. Lentamente La Nuova diverrà debitrice dell’Unione, che è molto ma molto più solida finanziariamente, e alla fine darà se stessa a saldo dei debiti. Storia già vista, storia già scritta. Storia della fine della dialettica nell’informazione (la Rai non esiste. Punto).
È in questo quadro che la nostra storia è stata sottaciuta.
I lettori ricorderanno che in un articolo avevamo ricostruito la tormentata vicenda con cui la Commissione del Controllo Analogo di Abbanoa Spa aveva avviato le procedure per le nomine dei nuovi amministratori di Abbanoa.
In sostanza, il 31 maggio 2024 la Commissione aveva fatto pubblicare l’avviso per la presentazione delle autocandidature di quanti ritenevano di possedere i requisiti previsti dal bando per gli aspiranti alla carica di amministratori e di componenti del Collegio sindacale. L’Avviso aveva come data di scadenza il 23 giugno.
Alla scadenza pervengono 19 domande.
La Regione Sardegna scrive alla Commissione del Controllo Analogo e contesta la legittima costituzione dell’organo, in quanto incompleto del rappresentante della Regione all’atto della costituzione. Di conseguenza considera nulli gli atti assunti, compreso l’Avviso per la procedura di nomina degli amministratori di Abbanoa.
La Commissione reagisce. Chiede un parere all’Avvocatura dello Stato che conferma la regolare costituzione dell’organo e la legittimità dei suoi atti.
La Presidenza della Regione abbandona lo scontro su base giuridica. Convoca incontri e con moral suasion ottiene che la Commissione del Controllo analogo revochi il precedente bando e ne faccia uno nuovo: scadenza il 28 agosto.
Alla nuova scadenza, giungono nuove domande.
Le cronache raccontano che in pole position per la nomina a amministratori di Abbanoa sarebbero l’avv. Anna Maria Busia, il dott. Cristiano Camilleri e il dott. Michele Caria.
Nessuno dei tre è presente nel primo elenco.
Adesso facciamo ermeneutica della realtà, cioè cerchiamo di spiegare il senso di quanto è successo.
Abbiamo un organo tecnico che pubblica un bando cui rispondono in 19.
Tutto chiaro, tutto liscio, fuorché una cosa: il governo regionale e i partiti non si sono accorti in tempo del bando.
Prima reazione: si prova a far annullare il bando dichiarando non legittimamente costituito l’organo che l’ha bandito.
Il tentativo fallisce miseramente: organo e bando restano legittimi.
A questo punto entra in campo il potere, quello più duro e sfacciato. La Regione induce la Commissione del Controllo Analogo alla revoca del primo Bando, a produrne un secondo, dal quale, guarda un po’, provengono oggi i più accreditati per la nomina, assenti nel primo elenco.
Ci si può chiedere legittimamente se la revoca del primo bando sia dovuta all’assenza nell’elenco di quei candidati che oggi paiono i più forti?
E questo è un buon motivo per annullare un bando?
Cioè, un cittadino qualunque, può esigere che un bando venga riaperto perché lui ne ha saltato la scadenza, accampando come motivazione che la sua partecipazione certificherebbe una maggiore diffusione della notizia del bando stesso? E come si qualifica l’attività di un organo politico che agisce per la revoca di un bando per poter far partecipare al nuovo bando le persone per cui tifa?
In altri tempi questi comportamenti portavano dritti dritti ad avere molti mal di testa e tante chiacchierate con divise grigioverdi o rossonere.
Oggi no.
Oggi la sfacciataggine, protetta dalle autorità di controllo, può permettersi l’esibizione dell’arbitrio.
Se poi si analizzano i cv e si va a cercare qualche notizia in rete, allora si può anche rimanere di sale, perché si oscilla dalle competenze sul purè esibite per rivendicare il posto di comandante di una portaerei, a titolari di luminosissimi incarichi che concorrono per la carica di capocondomino per bulimia di ruoli.
Se, infine, si ascoltano i rumors sul rinnovo del Collegio dei Sindaci e si viene a sapere che si andrebbe, grazie al sostegno dei Progressisti, verso la conferma dell’attuale presidente, si può toccare con mano come si possa essere irragionevoli e irrazionali, perché lo scontro in atto tra l’attuale collegio sindacale e la società è un divorzio necessitato di una storia d’amore nata congiunta e poi incrinata dalla presentazione degli esposti alle diverse magistrature da parte del Direttore generale. In un paese normale, chi viene da percorsi così accidentati viene messo da parte. Come pure, in un paese normale, la funzione di Revisore non viene affidata a commercialisti locali, ma a una grande società di revisione (io feci piazza pulita quando salvai la società dal fallimento). Ma ciò accadrebbe in un paese normale.
La decadenza, quando è ostentazione inutile di potere arbitrario, si tinge di dolosa volgarità. Questa non è politica, è la sua perversione, è il piacere sadico del potersi permettere tutto.
Questa storia mi ricorda una vicenda universitaria dei primi anni novanta quando un prof. Ordinario e il suo pupillo topparono una scadenza di bando a posto di ricercatore. Ebbene il noto e Ordinario prof. fece ricorso d’ ufficio e fu pretesa la riapertura dei termini per un cavillo (la mancata citazione di un diploma di laurea in Geografia fra quelle richieste nel potenziale curriculum). Ovviamente il solerte sistema rifece il bando e riapri i termini di scadenza. Io stesso che non avevo fatto richiesta per il primo, decisi di partecipare per osservare dal di dentro la pantomima. Beh…
indovinate chi vinse poi il concorso. Ovvio: il pupillo del prof.. Quel “vincitore” di un concorso pubblico e trasparente, oggi è lì, 30 anni dopo, che fa il prof. ordinario e magari progetta o ha progettato concorsi. Insomma queste di oggi, mi sembrano le medesime, sordide storie di ieri, di sempre, in questo piccolo paese e in questa infelice regione, entrambi schiacciati dal peso dell’ intrallazzo, del nepotismo, dell’ appartenenza ad una casta ecc. ecc
Egregio, ribadendo il mio commento al Suo post di ieri, si sente ripetutamente il ronf .. ronf …. del sonno dei “giusti” proveniente dal palazzaccio di piazza Repubblica a Cagliari.
Così come la sanità e l’istruzione anche quel sistema è morto. Rassegnamoci, quindi, anche su questo fronte. Saluti.
A me sa che questa cosa di riaprire i bandi perché forse qualcuno si è dimenticato di presentare domanda (magari ufficialmente si dice che lo si fa per permettere una maggiore partecipazione) è una pratica non tanto rara. Per es.: siamo sicuri che -tirando a caso fittiziamente- guardando su internet il bando per le manifestazioni di interesse per il CdA di una certa università governata da un rettore inquisito non si scoprano casi analoghi? E che non si presentino noti personaggi del territorio, che magari non hanno le carte in regola ma vanno trattati amichevolmente? E magari si scopre pure che proprio quell’anno il rettore di quell’università ha aumentato tutte le indennità, a cominciare dalla sua, quintuplicata?
Anche l’Organo tecnico che aveva predisposto il primo avviso non ne esce molto bene. Sino a quando i tecnici si piegheranno alla politica sarà difficile uscirne fuori.
Non sarei così bramoso di governare una società così piena di casini giudiziari e finanziari.
Null’altro da aggiungere ; la sua disamina, prof, è davvero completa e sconcertante !!!! Unica domanda : dove è la Magistratura ? Non ritiene di intervenire ? Attendiamo gli sviluppi .
Su brunzu podet essire birde de birderàmine, ca si óssidat (est difatis un’ammisturu, e su colore birde est de su fele/bile), ma mai unu ruju de birgonza, solu rujitu de brunzu si l’innétiant.
In carchi museo cosa goi la tiant tènnere ancora ammuntonada ispetendhe restàuru, fossis, ma sempreghessempre cosa morta o pro sa fatza o pro sa cusséntzia.