Le principali notizie di questo periodo sciagurato della nostra storia non sono quelle che occupano le prime pagine dei giornali e delle tv sarde. Non parlo ovviamente del servizio pubblico italiano, della Rai, nella quale è in corso una guerra civile a suon di accozzi politici per la nomina del nuovo capo redattore. Sarà dei Cinquestelle? Sarà della Lega-Fratelli d’Italia? Sarà di chi sarà, ma sarà sempre quello che ormai è diventata: niente.
La Rai, da tempo, non fa informazione in Sardegna, fa ripassi, ridice ciò che trova scritto sui giornali. È una Rai del giorno prima, del sonno, della pigrizia.
La notizia positiva è che l’avvocato Iai (uno dei pochissimi avvocati dialettici – come da Costituzione – con la magistratura e non accucciato) ha ottenuto di poter prendere visione di tutte le carte del processo Palamara. Finalmente. Finalmente la coltre fumogena che impedisce di leggere lo scempio della giustizia e della politica fatta da parlamentari e giudici anche sardi comincia a manifestare delle brecce, dopo che la vigliaccheria di Stato di deputati e senatori ha impedito la nascita di una commissione d’inchiesta che acquisisse le carte e le rendesse pubbliche. Prima o poi i favorini turritani, galluresi, oristanesi, nuoresi e cagliaritani di chi ha usato la giustizia come una clava, di chi ha aggredito con testimoni fasulli e costruiti a tavolino le posizioni politiche scomode, verranno a galla.
Le notizie negative sono le seguenti: 1) la continuità territoriale dell’Isola va a farsi benedire e lentamente sta rinculando verso un’edizione prossima a com’era all’epoca di Mario Floris (Mario, dico, il politico, il parente “povero” dei Floris); 2) Air Italy, l’erede di Meridiana è finita e con lei l’idea che il Qatar faccia beneficienza in Italia (Renzi dovrebbe onorarci di un suo sciopero volontario da tv e giornali per almeno un mese); 3) il tubo del gas di cui a febbraio assessore e cavalier servente davano in apertura il cantiere è defunto, definitivamente, con strida tardive di due senatori immemori delle posizioni dei rispettivi partiti sulle politiche di Terna che stanno alla base delle attuali scelte del governo Conte; 4) il Servizio Valutazioni ambientali della Regione si sta preparando a bocciare gli altri uffici regionali sul Piano Mancini di Olbia, realizzando così un disegno politico, e non tecnico, che lascia Olbia senza protezione idraulica. Sarò tra quelli che chiederà conto ai tecnici regionali su chi ha sbagliato, perché qualcuno in questi anni ha sbagliato, e non certo la politica. O ha sbagliato chi ha progettato o sta sbagliando chi sta valutando, ma non finirà a tarallucci e vino; 5) al Parco Geominerario della Sardegna ne stanno succedendo a piedi e a cavallo, ma questa volta non accade niente, tutto è dichiarato regolare, anche singolari coincidenze nominative tra cognomi di organi di controllo e cognomi di neoassunti; 6) possono essere nominati consulenti o segretari dei gabinetti regionali anche persone con contenzioso in atto con la Regione, e non succede assolutamente nulla; 7) possono essere nominati dirigenti regionali persone che non sanno fare i dirigenti e che a loro volta nominano dei consulenti che a loro volta nominano ecc. ecc.; 8) nella chirurgia di urgenza della Sardegna ci si può affidare anche a chi viene dalla chirurgia dell’obesità se questo serve a creare spazi per carriere dovute per lignaggio, poco importa che l’esperienza su traumatizzati e quant’altro possa essere un problema.
Questa è la Sardegna del degrado che non trovate sui giornali, semplicemente perché i giornalisti hanno perso la bussola e si sono adagiati sulla ripetizione del già detto e autorizzato.
A questa Sardegna bisogna opporsi con dignità, senza rapporti, senza mediazioni, senza relazioni.
Oggi più che mai serve tracciare un confine tra chi sta da una parte, quella banalmente dell’impegno, della solidarietà, della cultura, del lavoro e della giustizia vera, e chi sta dall’altra, quella delle forchette e della pastasciutta (sempre più scondita, secca, oscena).
Fare quel che in coscienza si sente giusto. Lavorare per tutti, anche quelli che non meritano.
Tra poco saremo “non rappresentati” a livello nazionale quando il degrado ambientale, culturale e socio-politico incombe nella nostra Regione, anzi regione sardegna. Siamo arrivati a un punto in cui l’economia prevale sulla salute e sulle vite umane. Questa esperienza del Virus ha messo in evidenza quanto poco conti la Sardegna e quanto male siamo rappresentati e difesi. Sulle innumerevoli cose che non vanno, bisognerà decidere quale priorità costituisce la base di partenza. Altrimenti il non finito rappresenta la scatola dell’indifferenza, della rassegnazione.
Non dimentichiamo che in Sardegna esistono 100 berritasa males unitasa.
Caro Paolo sei oramai uno dei pochi politici e a questo punto cronista, capace di fare politica attiva e contemporaneamente infornare i cittadini in modo imparziale e puntuale. Grazie
Leggere queste righe e sentirsi sempre più impotenti, vessati, rassegnati… 😪
«Oggi più che mai serve tracciare un confine tra chi sta da una parte, quella banalmente dell’impegno, della solidarietà, della cultura, del lavoro e della giustizia vera, e chi sta dall’altra, quella delle forchette e della pastasciutta (sempre più scondita, secca, oscena).»
Bene.
Si serbit a crarire, una Làcana tra chie est e istat in e pro sa parte «della solidarietà, della cultura, del lavoro e della giustizia vera» e chie est e istat in e pro sa cultura, s’economia e sa política mercenària chentza dignidade, e no ca no est sugetu isse puru de dignidade, ma ca l’at frundhida, arga mancu de riciclare.