Dopo la pubblicazione del drammatico racconto di ieri, sono stato subissato di segnalazioni da parte di gente comune e di medici; i primi a raccontare le odissee delle proprie cure, i secondi a illustrare l’origine massonico-politico-clientelare dei mali della sanità sarda.
Ciò che però trovo essere una terribile novità, è la paura di parlare. Tutti a invocare l’anonimato; tutti impauriti dalle possibili reazioni delle strutture.
Da un lato capisco i pazienti, sempre timorosi di irritare chi li cura, di essere trattati male da chi eventualmente si sentisse toccato dalle critiche.
Ci sono passato anch’io.
Quando ormai quattordici anni fa mia madre fu colpita prima da un ictus poi dalla perforazione dell’intestino (avvenuta in reparto…..), venne operata d’urgenza e ricoverata, dopo l’intervento, in rianimazione.
Al cambio del turno, una caposala o chi per lei decise di mandarla in corsia, dicendo, per farsi sentire, che non doveva stare in rianimazione perché “era la madre di un vip”.
Mia madre, dopo una giornata d’inferno in corsia e solo per le insistenze di mia sorella, venne riportata in rianimazione e lì morì.
Io, benché fossi consigliere regionale, non protestai, non dissi nulla, intimorito dalle possibili reazioni di quel mondo sanitario di cui tutti abbiamo bisogno. E sbagliai. Molto.
Dopo il racconto pubblicato ieri, moltissimi mi hanno segnalato la superficialità di molte assistenze domiciliari, i legami politici di molte cooperative che vincono gli appalti, il fuori controllo del “Ritornare a casa”, ma tutti temono i funzionari Asl responsabili dei servizi, oppure l’infermiere/a che li segue, oppure il primario del reparto dove non sono stati ben curati.
Il problema è politico.
Se, da un lato, non si può parlare di sanità come se si stesse al bar, in forma general generica, sparando accuse indimostrate a carico di Tizio o di Caio (facendo un po’ come fece la Polizia Giudiziaria nell’inchiesta Ippocrate, raccogliendo testimonianze sul sentito dire, quasi sempre prive di un seppur minimo aggancio con la realtà dei fatti, come sta emergendo troppo frequentemente dall’esame dei testimoni durante il processo), dall’altra indurre un clima di timorosa omertà è gravissimo ed è evidentemente orientato a impedire l’organizzazione del dissenso (compito disatteso completamente dell’opposizione).
Faccio un esempio personale, per capirci. C’era un primario anni fa che aveva il brutto vizio di trattenersi le cartelle cliniche in reparto dopo la dimissione dei pazienti. Una povera donna, figlia di un mio amico, dopo essere stata operata per un carcinoma e volendo recarsi in un ospedale milanese per tentare le sue ultime carte, aveva bisogno della cartella clinica. L’ufficio competente rispondeva che la cartella non era ancora stata trasmessa (era passato circa un mese). Il fratello della signora mi conosceva (io non ero più né consigliere regionale né assessore) e mi chiese se a mia volta conoscessi il primario e potessi sollecitarlo a trasmettere la cartella. Lo conoscevo e intervenni. Il primario mi disse di dire al fratello di passare in reparto. Quando giunse lì, lo fece a sale, rinfacciandogli di essersi rivolto a un politico (quasi che i politici fossero appestati civici, nonostante io non avessi più incarichi e fossi intervenuto come conoscente del primario). Lo chiamai per lamentarmene e mi disse che sarebbe venuto a casa mia a prendermi a calci in culo. Io, ovviamente, gli diedi il mio indirizzo con molta esattezza e lo aspettai, ma non venne e non è mai venuto. Ma non tutti hanno capacità reattive e il clima che si diffonde è appunto l’omertà, il silenzio per non avere problemi.
Non è forse un caso che questo contesto civile soffocato parta anche dai medici e, soprattutto, da quelli bravi e buoni (che ovviamente, non essendo massoni, sono tra i più perseguitati e stressati). Da diversi anni, ormai, il medico competente che avrebbe da dire sull’organizzazione sanitaria è stalkerizzato dai dirigenti che gli rammentano di non divulgare all’esterno questioni aziendali. Sebbene sia giusto che in primo luogo un dirigente medico o un primario si rivolga ai suoi diretti superiori, è sbagliatissimo impedire che i diretti interessati partecipino al dibattito pubblico sulla sanità, anche denunciando le mancanze e i disservizi della propria azienda. Ogni Asl è giusto che sia governata dal proprio DG, ma è assolutamente grave che l’unica voce su quella Asl sia quella del DG o dei sindacati. È un vulnus democratico ed è un vulnus alla verità delle cose.
È in questo clima che sono tornati i baronati medici. Ci sono primari che esercitano la loro professione per il gusto e la passione verso il loro mestiere. In genere sono persone che hanno il senso del limite, che sanno che cosa sanno e possono fare e lo fanno con precisione e dedizione, ma non investono sul potere che esercitano sulle persone e sulle cose del loro reparto. Viceversa ci sono quelli che usano strumentalmente la loro professione per il potere, non per quello politico (ormai sono veramente pochi i medici che corrono il rischio dell’impegno politico, che è un bellissimo impegno civile), ma per quello reale delle relazioni e del denaro. Capita negli ospedali di vedere giustapposti due reparti di due medici altrettanto bravi, uno dei quali però ha relazioni e ha un reparto attrezzatissimo e bellissimo e l’altro, invece, semifatiscente. Nel reparto del primo passano imprenditori, forze dell’ordine, magistrati, professori, tutti ammaliati dall’alone magico che circonda sempre il medico che ti cura e ti risolve un problema di cui magari ti vergogni o temi che venga conosciuto, nell’altro la gente normale che sta male. In alcune inchieste giudiziarie, questo intreccio di camici, compassi e toghe è emerso con chiarezza, ma i giornali si sono guardati bene dall’illustrarlo, perché preferiscono morire lentamente per assenza di lettori che scontrarsi col volto sporco e cattivo del potere.
Recentemente un mio amico è stato operato al cuore a Milano. Mi ha raccontato che la differenza con gli ospedali sardi consiste nell’uguaglianza dei pazienti di fronte alle strutture e non tanto per virtù morale, ma per metodo. Tutto avviene in modo da standardizzare per tutti la stessa procedura eccellente e con lo stesso costo. A questo si aggiunga, mi ha raccontato, la cortesia, cioè quella pratica del rapporto professionale che non rende intime le persone, ma che fa sentire tutte le persone a proprio agio. La cortesia in Sardegna non è un fatto culturale diffuso, ma episodico e personale.
Qui finisce l’analisi dell’omertà verminosa della sanità sarda, che ha un solo grande avversario: la trasparenza. In Sardegna, quando qualcuno porta a uno spuntino una forma di formaggio marcio, prima di assaggiarla (a chi piace) la si mette alla luce, perché così i vermi saltano fuori. Spero che l’analogia sia esplicita.
Eppure, G., lo dicono le statistiche: Oristano è stata nel passato una delle Asl più efficienti. Per il resto, prendo le distanze dai suoi insulti gratuiti proferiti solo perché protetti dall’anonimato.
Buona sera lavoravo in un ospedale di periferia, dopo aver fatto la gavetta al nord Italia. Adesso sono in quiescenza. Dico solo questo, si riusciva a dare all’utenza almeno il minimo indispensabile. Poi non parliamo della mancanza di chirurghi, i piccoli ospedali servivano anche per formarli e avere dimestichezza con i ferri. Ora al dirigente chirurgo prima di fargli prendere una pinza già ne passa di tempo, a meno che non sei (nella manica di qualcuno)E mi fermò qui. Saluti
Che la ASL di Oristano sia stata o sia tra le più efficienti, è come asserire che gli asini volano. Che ci sia ad Oristano un ordine massonico ( porelli), è assodato. Purtroppo in Sardegna e ad Oristano non brilliamo come diamanti , ma puzziamo come il letame per la maleducazione, mancata professionalità, mancata conoscenza( troppi asini con certificazioni varie), scortesia , portaborse, etc.
Vorrei poi sapere chi sono i VIP as Oristano, perché non ne ho mai incontrato. Esistono? Oppure esiste chi si atteggia a VIP?.
Meglio andar fuori a farsi curare, ad Oristano mancano le competenze. Io li lascerei tutti a casa e con loro, chi li segue come cani.
Buongiorno Direttore
Dopo aver letto varie testimonianze mi sento di lasciarne una anche io…Da Sanitaria…
Abbiamo assistito negli ultimi 10 aa tagli di ogni tipologia: di ospedali, di risorse economiche, di risorse umane, etc etc… Si procedeva con il lavoro sperando non ti accadesse mai qualche disavventura che ti potesse includere nella macchina del fango senza capire neanche perché ti potessi trovare lí… Poi é arrivato il Covid : e ha contribuito sul precedente : molti si sono riempiti le tasche ….e c” era chi moriva da solo nei reparti senza neanche salutare e stringere la mano ai suoi cari per l” ultima volta…. Penso che la Politica dovrebbe essere TOTALMENTE staccata dalla Sanità….In Sardegna piú che mai…E dare il giusto merito ai grandi medici di una volta perché ci sono…pochi ma ci sono…. solo che in una realtà attuale vengono demotivati …Sono anche loro esseri umani e non macchine per far guadagnare la Politica…. Poi : che si stia creando una netta separazione tra i reparti vip e i reparti della povera gente lo si era capito giá da un bel pó….Chi ha i soldi và fuori e si cura…chi non li ha si sá a cosa andrà incontro….É desolante…. Però penso anche che l” omertà e la paura creata intorno a questi episodi non aiuti anzi li alimenti maggiormente….Una cosa fondamentale manca al popolo italiano : unirsi e non aver timore di manifestare i giusti diritti per una Sanità buona…che funzioni in maniera efficiente e soddisfacente per tutti… La buona Sanità non deve essere un privilegio per pochi : in quanto la paghiamo con le ns buste paga….e non poco…
Grazie Sign. Paolo per permettere di dare una piccola voce dal popolo…trasparente …chiara…e con la dovuta sincerità….Le critiche negative e non costruttive si lasciano a chi non sà comunicare….
Sull’unione online di oggi un articolo un articolo titola: “In Sardegna 16mila giorni di ricovero in ospedale “inappropriati”: costo di 11 milioni”.
In sostanza l’articolo denuncia la maggiore durata dei ricoveri ospedalieri delle persone anziane per l’assenza di strutture territoriali adeguate che possano assisterele in caso di cure domiciliari post ricovero. Fin qui niente da obiettare.
È la chiusura del titolo dell’articolo che mi irrita; quel riferimento al costo.
Primo perché ritengo che questa spesa pubblica, in assenza di altre soluzioni, è una spesa pubblica comunque accettabile, umana, caritatevole.
Secondo, perché se ci fossero le strutture intermedie di cui se ne denuncia l’assenza, quel costo probabilmente esisterebbe comunque, solo che verrebbe sostenuto per i servizi erogati da queste strutture e non dagli ospedali.
Terzo, perché delle tasse che pago, non sopporto che anche solo un euro finisca in quella spesa pubblica improduttiva che ogni finanziaria statale e regionale distribuisce annualmente a pioggia, in tanti rivoli che sommati diventano fiumi di soldi pubblici sprecati, che non restituiscono servizi ai cittadini e che appesantiscono le tasche di lobbisti e affaristi (anche della sanità) che trovano facile complicità nel legislatore di turno.
Questi 11 milioni, non saranno spesi in modo ottimale, forse non miglioreranno la qualità della vita, ma sono spesi per far fronte ad un bisogno: quello di assicurare delle cure che altrimenti non verrebbero somministrate ad una determinata categoria di persone.
Sono altre le spese inutili da denunciare.
Il SSN in Sardegna da anni offre un servizio vergognoso.
Negli ultimi due anni, per visite di controllo, visite di prevenzione, ecografie, tac, risonanza magnetiche ho speso circa 12.000,00 euro.
Per una risonanza da fare in tempi brevi son dovuta andare al centro ortopedico di Varese, sono stata all’Humnitas di Milano per controlli alla colonna vertebrale, ho dovuto acquistare l’apparecchio di magnetoterapia, le visite di controllo in Sardegna le ho dovute fare tutte a pagamento, l’intervento della cataratta seppur col ssn mi è costato 500 euro tra ticket vari, colliri e bende esclusi occhiali chiaramente, le analisi del sangue spesso sono più convenienti a pagamento in strutture private che col pagamento dei ticket, per una semplice influenza ho sostenuto un costo medio di 70 euro, integratori prescritti a non finire costo medio 25 euro ogni 20 gg.,
Attendo 4 ( anni per eliminare una piccola ciste) chiaramente già operata in un ambulatorio privato.
Prenotazioni oculistica attesa media 6 /8 mesi.
Prevenzione cardiovascolare a pagamento onde evitare tempi biblici
Sono solo alcuni esempi. se poi andiamo a vedere esempi di amici e parenti avrei necessità del servizio igiene mentale, dove spesso occorre minacciare di chiamare i servizi dell’ordine affinché i pazienti possano essere visitati.
Mi chiedo, ora che ho terminato i miei risparmi, cosa mi aspetto in futuro?
Vergognatevi, eppure dalla mia busta paga mi trattenete il contributo per il ssn.
Dittelo chiaro, volete privatizzare la sanità?
È già privatizzata!
Non posso esprimere altri giudizi , verrei censurata,
Ho rabbia, delusione di vivere in questo stato.
Egregio dottore, se ha da contestare qualcosa alle passate gestioni, non si rivolga a me. Io questo rigore l’ho sempre mantenuto e, per quel che so, lo hanno mantenuto anche i Dg succedutisi a Oristano. A me risulta che la Asl di Oristano per diversi anni è rimasta tra le più efficienti, e in alcuni casi, la più efficiente della Sardegna. Mi attengo ai dati.
Buongiorno, sono un medico dell ospedale di Oristano andato in pensione da qualche mese. Se tutto questo, sano ma tardivo, rigore si fosse manifestato qualche anno fa forse la sanità oristanese non si troverebbe nella situazione attuale.
Distinguerei fra cattiva amministrazione (c’ è) e cattica selezione del personale. Fa male sentire i racconti di tanti, perché significa che il male è diffuso. Vi è una dolorosissima negazione dell’ umanità dell’ altro da parte, devo essere sincera, soprattutto degli infermieri.
Aggiungo che so perché nessuno si firma. Tutte le istituzioni sono governate in certo modo, simile a quello mafioso: chi è mio amico e chi per qualche ragione mi pare non lo sia hanno un trattamento ben diverso.
Ma gli onesti esistono. Fra i politici, fra i finanzieri, fra i docenti e così via.
per essere stato costretto a fruire del servizio ospedaliero nuorese nella scorsa primavera per un paio di settimane, posso testimoniare che il livello del suddetto è quanto di più altalenante si possa supporre: medici rassicuranti e professionali ma palesemente rassegnati alla cattiva sorte della struttura, personale infermieristico di assoluta competenza e affabilità ed altro di evidente rozza inadeguatezza, macchinari che dovrebbero essere il top della diagnostica e che invece: “signore non mangi che deve fare la tac” e poi “signore, la tac si è guastata, se vuole mangi pure” e poi “signore corra giù che hanno aggiustato la tac! ma che ha fatto, ha mangiato? mannaggia, ora non può fare la tac!”, attrezzature malfunzionanti che applicate sulla parte dolente diventano improvvisati strumenti di tortura: “eh, lo so che fa male, ma questo cavolo elettrocosografo non sta andando bene, e non gliene frega niente a nessuno, ci vogliono chiudere…”
la sanità sarda è il più potente fattore di avvicinamento dell’essere umano a Dio: pregare, pregare, pregare
Egregia Eleonora, io ero il segretario di quel partito e non sono mai stato arrestato. Gli altri arrestati, come dice lei, hanno visto i loro testimoni d’accusa ritrattare in dibattimento. Sarà un caso, ma la passata gestione aveva portato la Asl di Oristano a essere annoverata tra le prime sarde rispetto a diversi parametri di valutazione; l’attuale è sotto gli occhi di tutti. In politica non si è tutti uguali e bisogna saper distinguere i carnefici e le vittime.
Il problema è quello di aver attribuito la possibilità di nomina dei dirigenti medici alla politica. In passato per diventare primario si faceva un concorso nazionale attraverso il quale si assegnavano i posti resisi vacanti. Chi vinceva quel concorso (magari anche li vi erano intrecci e compassi, ma il tutto in forma più annacquata) aveva il posto e non doveva ringraziare il politico, la giunta di turno, per la nomina. Molto più trasparente. Oggi no. Oggi le nomine passano attraverso la politica. Inevitabile che si crei quel verminaio di cui si è parlato nell’articolo. Quel dirigente quel dg dovrà sempre essere accondiscendente e riconoscente con chi l’ha fatto arrivare in quel posto. Capita anche nella PA dove la tanto sbandierata privatizzazione e la possibilità di nomina dei dirigenti da parte dell’organo politico ha creato un esercito di vassalli. Se poi pensiamo che la politica a cui è necessario rivolgersi è quella regionale, quindi quella maggiormente vicina al posto che si va ad attribuire, abbiamo fatto tombola. Col sistema precedente magari i posti a rischio intrecci erano un paio, nelle grandi città. Oggi sono tutti perché in tutti e con tutti si esercita il potere. Bisogna ripensare drasticamente il sistema di reclutamento e attribuzione di tutti gli incarichi pubblici.
Su casu «martzu» est casu e sos bermes sunt bermes, cun sa dignidade de sos bermes.
Ma custa chi si contat est una cangrena!!! (e b’at “dutores” chi cumprendhent solu àteru).
E comente mai cun totu sa demogratzia chi connoschimus e su mare mannu de sos “socials” totu custa «paura di parlare» fintzas pro chistiones de vida o de morte?
Depimus faedhare de guvernu, de política o de manincómiu e de irbariados?
E sos “piagheres” za sunt piagheres (ma su dovere, invetze de èssere piaghere de fàghere sas cosas comente si tocat lu leant coment’e cundenna, cosa de fuire!).
Ma ite piagheres sunt si pretenent de ti comporare fintzas s’ànima vita natural durante, fossis fintzas solu pro unu bículu de pane? Est aprofitamentu e domíniu miseràbbile. Tiat èssere custa sa demogratzia? Tiat èssere custa sa sociedade civile?
Su pisci pudescit cumentzendi de sa conca, si costumat a nai (e chissai poita!), e at a sighí a pudesci fintzas sa coa. E a donzunu sa responsabbilidade sua.
Ma innòi mi parit chi sa “conca” mancat de diora meda e seus solu “peis” chentza mancu iscriri ni aundi e chini seus e aundi seus andendi!!
Gentilissimo direttore, s’immagini che nell’Oristanese qualche anno fa ricordo che venne arrestato un intero partito per la mala gestione della sanità… non mi pare ci siano stati progressi da allora