“Io so”, così iniziava uno degli articoli più drammatici di Pierpaolo Pasolini. Era il 1974. È un articolo magistrale che insegna come dire le cose che si sanno e non si possono dire perché il potere costituito reagirebbe, perché l’Europa e l’Italia affondano le loro radici nell’ipocrisia dell’innocenza formale che cela la colpevolezza sostanziale e punisce duramente gli innocenti sostanziali ma colpevoli formali. L’Europa e l’Italia sono fondate sulla legalità apparente.
Faccio come lui.
Io so chi ha sfasciato i servizi sanitari in Sardegna, però a differenza di Pasolini, faccio i nomi: Luigi Arru, Giuseppe Maria Sechi, Fulvio Moirano.
Io so che esistono magistrati in servizio in Sardegna che indagano sulle assunzioni temporanee degli interinali inseguendo improbabili e ridicoli teoremi politici (e lo fanno solo oggi, non ieri, quando intere fortune finanziarie, familiari e politiche sono state realizzate con le autorizzazioni e le assunzioni) ma si guardano bene dall’indagare sulle nomine dei direttori di struttura complessa, sui direttori dei presidi ospedalieri, sui direttori dei Distretti sanitari di recentissima (ieri) nomina sotto elezioni.
Io so che in questa legislatura due Capi di Gabinetto sono diventati dirigenti di struttura complessa e che il Direttore generale della Sanità in carica è diventato direttore di un ospedale di Cagliari.
Io so che in un’Aula di Giustizia le intercettazioni parziali vanno e vengono, vengono restituite ai Pm per essere completate e nessuno, dico nessuno, nessun parlamentare di questa Repubblica intimorita e ipocrita, fa uno straccio di interrogazione per capire che cosa sta succedendo nell’azione penale in Sardegna. Niente. Zero. Nessun database per vedere la differenza di comportamenti di fronte a casi analoghi, nessun accertamento sul sistema di relazioni che emerge nei processi, nessun confronto sulla data di inizio e di fine delle indagini in determinati processi su determinati imputati, nessun confronto sulle motivazioni che mandano assolti o condannati persone che fanno le stesse cose. Nulla. Tutto normale, anche che in un processo si scriva che non è stato possibile identificare un assessore comunale. Tutto ingoiato, glu glu, come se niente fosse. Tutto sotto il segno del terrore del tintinnio di manette, tutto sotto il segno del leggiadro frusciare di camici e toghe.
Sono orgoglioso di non frequentare questa gente.
Io so che si tornasse indietro a veder come sono nate e cresciute immense fortune finanziarie e immobiliari si troverebbe il favore sanitario, ma nessuno osa farlo, perché tutti hanno qualcosa in comune con tutti, tutti hanno l’imbarazzo della propria vergogna.
Io so che esistono uomini politici privi di alcun merito sociale, culturale e professionale, che hanno ruoli di responsabilità grazie alla ricchezza generata in sanità dal favore politico. Ma non se ne può parlare. Non se ne deve parlare.
Io so che uomini della sanità capaci, valenti e liberi hanno dovuto lasciare la Sardegna perché asfissiati da questa cappa di relazioni e di immeritato potere.
Io so che la sanità sarda è subordinata a una feroce ragnatela di relazioni personali che si sono trasformate in egemonia politica e amministrativa e che oggi, sempre in modo legale e impeccabile, dissemina potere fino nei capillari del sistema sanitario.
Io conosco i politici ipocriti che nei reparti ospedalieri criticano l’attuale sistema e ora si candidano insieme a chi lo ha generato.
Io conosco chi ha permesso che tutto questo accadesse e non gli rivolgerò più la parola.
Io conosco il clima cupo e imbavagliato che si respira nei reparti, in nome di una limitazione della libertà di parola del dipendente per non ledere gli interessi dell’azienda fatti coincidere con gli interessi di chi comanda.
Io so che Moirano andrà via dalla Sardegna ricordando un esercito di lecchini che lo hanno omaggiato e vezzeggiato, mentre lui distribuiva doppie verità (una, quella vera, per la Corte dei Conti, l’altra, quella falsa, per i Sardi).
Io so che se mai diventerò Presidente della Sardegna farò piazza pulita di questo sistema.
Lo giuro di fronte agli elettori: non rimarrà traccia della sanità di questi tempi, prepotente, inefficace e inefficiente, fondata sulla militanza e non sul merito. La Sanità è di tutti, non è cosa loro. Time out.