Adesso, secondo Solinas-Nieddu, il disastro sanitario della Sardegna è colpa dei loro predecessori. Stesso mantra pronunciato per i trasporti.
È talmente ridicola questa linea difensiva che non bisognerebbe neanche occuparsene, ma giacché è deglutita dai media senza alcuno spirito critico e pari pari trasferita ai lettori, allora, in una logica di resistenza critica al degrado politico, bisogna occuparsene.
Tutti abbiamo un amico che ci stontona a chiacchiere, come Alfredo che distrasse il povero Vasco mentre lei andava via mano nella mano con l’altro, ma nessuno è in grado di tollerare Alfredo tutti i giorni, con l’aggiunta dell’amico di Alfredo, il direttore della Nuova Sardegna, che oggi firma l’ennesimo pallosissimo editoriale parenetico.
Dire che la sanità sarda è al collasso per colpa delle giunte precedenti è la cosa più banale e falsa che si possa dire e che hanno detto tutte le giunte che si sono susseguite.
Almeno un po’ di originalità sarebbe stata esteticamente opportuna!
Quale sia l’utilità di queste affermazioni è poi un mistero.
Quando Solinas e la sua maggioranza si sono candidati a governare la Sardegna sapevano perfettamente qual era la situazione della Sanità e hanno promesso agli elettori di sapervi porre rimedio.
Invece i fatti hanno dimostrato che sono dei solenni incapaci.
Questo è il punto.
Se fossero andati dagli elettori a dire: «La situazione è grave e senza rimedio, neanche noi potremo fare nulla» ragionevolmente gli elettori non li avrebbero votati. Invece hanno promesso rivoluzioni e efficienza. Oggi Solinas al massimo annuncia il ritorno a Su Connotu, alle vecchie 8 Asl che non saranno un rimedio manco per nulla, perché se era assolutamnete sbagliata la Asl unica (e noi lo avevamo detto) lo sono anche le 8 Asl con tutto ciò che esse comportano.
C’è però una cartina di tornasole dell’incapacità somarante della attuale politica regionale: mentre in Sardegna si indica Alfredo e si vive nel degrado, a Roma stanno riscrivendo il DM 70, la legge che disciplinerà le nuove reti ospedaliere. Leggete gli atti e chiedetevi quanto la Regione Sardegna abbia fatto sentire la sua voce con chi disegna gli ambiti degli ospedali col compasso fissato sui centri storici delle città in pianura e se ne fotte delle peculiarità di distribuzione della popolazione che caratterizzano la Sardegna, gli Appennini, le Prealpi, insomma tutte le zone da cui la gente sta fuggendo per assenza di servizi.
Vi basti questo dato: il bacino dell’ospedale di base è stato corretto da 80.000 abitanti a 75.000. Proiettatelo in Sardegna e vedete cosa rimane. Altro che proteste per Bosa, Ghilarza, Ozieri, tempio ecc.!
Si può sperare allora nelle Case di Comunità, ma attenzione, anche queste sono state pensate col modello hub (nodo, cioè ospedalino) e spoke (raggio, cioè poliambulatorio). Il primo ha un bacino di utenza di 30.000 abitanti minimo, il secondo di 15.000. In poche parole, per salvare un piccolo ospedale in Sardegna, facendolo diventare una Casa di comunità hub, bisogna chiuderne 2.
Dov’è la Regione in questa discussione? A farfalle, sempre per colpa di Alfredo.
Sull’ospedale di Nuoro hanno mandato in onda un servizio all’aria che tira su la7 la carenza di personale dipende da quota 100 dunque ai pensionamenti
A proposito di editoriale parenetico, il servizio del tg 3 delle 19.45 di ieri a me è sembrato da ” paraculetico” ! Metà dello spazio è stato occupato dalla notizia che a capoterra, capitale dello stato di biddecoccoi, ha vinto per una manciata di voti il centro destra. Il servizio é stato infiocchettato con tanto di dichiarazioni del neo governatore dello stato del sud e una parata di fans da fare invidia alla nazionale di calcio quando ha vinto gli ultimi europei. A proposito, prof. , dove sta capoterra ?
Parimus zente innangarada, managa, isenta, maca, irbentiada, cun sos “cadhos de punta” a nos dare imparu, “guvernantes”, “amministradores” chi no che ischint – custu pro no nàrrere chi NO CHERENT – bochire su fogu mancu candho nos est e lis est brusiendhe sos pes, e malepeus no cheret bídere mancu de inue tucant sos fogos… no fuidos, ma postos!
Ispetamus sos miràculos salvinistas de totu sos Salvinistas de totu sos tempos.
Fossis nos amus abbizare candho sa Sardigna at a èssere unu desertu de zente, ‘sardos’ emigrados in carchi ‘paradisu’ (si no at a èssere un’iferru) e l’ant a abbaidare de atesu cun “Google”.
Agli elettori piacciono le bugie, soprattutto se edulcorata…chiedere agli elettori di destra tempiesi che hanno riempito di m…a l’ass Arru. E Nieddu? Muddi malasolti !