Non si può continuare a ignorare il peggioramento dei servizi sanitari ma anche il clima di timore che impedisce a chi lavora negli ospedali di parlare liberamente e pubblicamente di ciò che sta accadendo.
A noi non interessa parlare di persone, non stiamo qui a dire che Tizio è capace oppure no o che Caio è prepotente o superficiale.
Ci interessa dire la verità: i servizi stanno peggiorando; si sente, si vede e questo danneggia la fiducia dei sardi nelle proprie capacità di autogoverno.
L’inefficienza distrugge la coscienza nazionale dei sardi, li porta a teorizzare e praticare il rifugio in improbabili salvatori esterni anche quando, come nel caso presente, il fallimento non è della capacità dei sardi, ma di un modello di governo della sanità sbagliato e affidato per di più a un fuoriclasse che poi si è accomodato su una lobby di potere.
La base di questa inefficienza è il conflitto tra gli atti di pianificazione del Consiglio regionale e gli atti di gestione della Azienda Unica.
La rete ospedaliera votata dal Consiglio regionale è vigente ma non attuata. Perché? Inspiegabile, ma terribile. A che serve un Consiglio regionale se i suoi atti sono platealmente disattesi? Sotto sotto c’è l’idea che la democrazia e i suoi prodotti, le leggi, siano un fastidio. Si pensa che per rendere efficiente un servizio e vigente il diritto alla salute serva di più una solida volontà personale e una forte concentrazione di potere.
Accadono dunque una serie infinita di provvedimenti attuativi contrari a quanto votato dal Consiglio regionale:
• strutture complesse programmate dove la rete ospedaliera non le prevede;
• strutture che la rete ospedaliera prevede e che non sono presenti in nessun atto programmatorio;
• reparti che non sono immaginati dove invece non solo la rete ospedaliera li prevede, ma sono previsti anche per la legislazione italiana;
• atti programmatori che vanno in contrasto con la rete ospedaliera, come prevedere una revisione dei Pronti Soccorso di zone disagiate dopo attivazione dell’elisoccorso;
• trasformazione di strutture ospedaliere in servizi ambulatoriali;
• un funzionigramma approvato che non tiene in alcun modo conto della rete ospedaliera votata.
Ma questo accade anche per una chiara inadempienza politica, una rinuncia, una resa.
La legge regionale 17/2016 all’art 7 commi 2 e 3 dispone che: «Il programma sanitario triennale dell’ATS è approvato dalla Giunta regionale entro il 31 dicembre, acquisito il parere della Commissione consiliare competente. Il programma sanitario triennale dell’ATS è adottato sentita la Conferenza Regione-enti locali che acquisisce i pareri delle conferenze territoriali socio-sanitarie».
Moirano ha approvato con delibera n. 1122 del 14/11/2017 i documenti di programmazione 2018-2020, con allegato il Programma sanitario triennale 2018-2020 e i progetti 2018-2020 e trasmette la delibera alla Giunta per l’approvazione.
Il Programma Triennale deve passare nelle Commissione consiliare competente e poi essere approvata dalla Giunta; né l’una né l’altra cosa sono mai avvenute.
Nel frattempo, però, Moirano ha approvato anche il Piano preventivo delle attività 2018/2020 che è un piano di programmazione che fa riferimento agli obiettivi strategici del Piano Sanitario Triennale 2018/2020 (di fatto solo proposto e mai approvato dalla Giunta, quindi non vigente). In questo contesto di disordine si è appoggiato proprio al Piano Preventivo il via libera a importanti iniziative in campo sanitario, non si capisce se per precostituirne l’annullabilità o per l’inerzia della superficialità,
Questo è il contesto in cui i servizi stanno peggiorando, un contesto di crisi profonda delle responsabilità, della linearità delle procedure, della vigenza delle leggi.
Ne parleremo venerdì a Tramatza.