Oggi, finalmente, Cristina Cossu dell’Unione Sarda ha il coraggio di raccontare la storia paradossale del dott. Massimiliano Tuveri, chirurgo titolato e apprezzato da tutti coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo nella sventura di una grave malattia, in forza formalmente all’Oncologico, ma costretto a operare a Verona perché all’oncologico non ha nulla, né personale, né sale operatorie, né è compreso nei programmi futuri, né viene convocato per le riunioni. Al Brotzu è uno walking dead.
Tuveri è il simbolo di cosa può fare l’odio in Sardegna, quando chi ha il potere di decidere non è stato educato a governare in primo luogo se stesso e i propri sentimenti.
D’altra parte come stupirsi?
C’è un altro primario in Sardegna (non dico la struttura né la specialità perché, come dico sempre, non contano le persone, contano le azioni e le situazioni), un autentico calloni vanteri che immagina di essere Dio, che si autocelebra in rete anche se toglie una verruca, uno che un giorno mi disse al telefono che sarebbe venuto a prendermi a calci in culo (e io, dopo avergli dato con esattezza il mio indirizzo, lo sto ancora aspettando perché vorrei sentire il rumore che farà il suo sedere grembiulato quando cadrà per terra, perché io, quando prende il sopravvento la parte macomerese silvestre, io meno, non medito) che, al contrario di Tuveri, ha personale, letti, bisturi bionici, potere, inchini, e al quale si perdona tutto, le facili subordinazioni verbali (umiliazioni) dei subordinati (che invece dovrebebro denunciarlo e portarlo di fronte a un giudice una volta per tutte), le lezioni non richieste di sincretismo buddista-massonico, la facoltà baronale di trattenere le cartelle in reparto dopo le dimissioni, tutto, si tollera tutto, anche perché i medici sono venerati come sciamani anche nei palazzi di giustizia, specie quei medici che sanno essere efficienti e discreti e che badano a non riservare lo stesso trattamento a chi è uno qualunue rispetto a chi ha il privilegio dell’accompagnamento del sibilo frusciante della toga.
Questo è un intoccabile.
Nessuna riorganizzazione per fare spazio a una nuova offerta di servizi lo può tangere. Lui teorizza, per i più bravi di lui, l’allestimento di sale operatorie su piattaforme petrolifere al largo di Cagliari.
Ce n’è poi un altro, che giunse in Sardegna ai tempi piemontesi del XX secolo. Erano i tempi nei quali un assessore poteva fare moral suasion perché un Direttore generale assumesse una primaria di ginecologia con curriculum debolissimo, ma donna e fedele al verbo rossastro, al posto di colui che invece meritava il primariato per competenza sovrabbondante acclarata. Il Dg era un uomo forte e con garbo seppe mandare al diavolo l’assessore e tirò dritto per la sua strada (un suo collega, invece, che aveva già dichiarato vincitore lo stesso soggetto, dinanzi a un intervento, questa volta del Presidente della Regione, revocò il concorso, che fu ribandidto e vinto da quello che, nella testa della Giunta, doveva vincerlo).
Cose passate.
Molti protagonisti sono venuti a mancare. Non che allora mancassero i magistrati d’assalto, ma sapevano chi assalire.
Il primario di nomina sabauda è uno che sa fare una sola cosa e che ha preteso e ottenuto che si facesse solo quella. Ti viene un cancro la colon? Vai altrove. Hai un calcolo che blocca il coledoco? Vai da un’altra parte? Hai brutte emorrroidi? Vai da un’altra parte. Hai un tumore ai polmoni? Scappa. Lui, il barone della Muzza Storta di Moncalieri continua imperterrito a fare una sola cosa, perché anche lui è un intoccabile.
Poi ci sono i lausengier, gli esperti in leccapiedismo tattico. Sono i peggiori. Ce n’è uno che faceva i frac di saliva a Solinas (e occorrevano ghiandole salivari potentissime) ed è riuscito ad assurgere a livelli di responsabilità non banali, non mostrando grandi capacità, ma svolgendo ottimamente il suo ruolo di cerimoniere della corsia, di sbrigafaccende, di accendi-risse con i colleghi, di assaltatore di corridoio al buio.
Al cambio di governo ha capito subito il lato debole di My Dear: l’ossequio.
Ce l’hanno molte signore barbaricine: si fanno improsare da chi le venera come padrone. Improsare significa portare dalla propria parte con la lusinga. Il Nostro salivatore ossessivo-compulsivo ha moltiplicato gli abiti salivari e ha vestito anche l’entourage di My dear e così è rimasto al suo posto, combinando guai recenti, tutti occultati da una stampa a dir poco compiacente (chi non ha una emorroide?).
Il male in sanità viene sempre da una liason tra politica e baronato sanitario.
Il problema di oggi è che la Giunta Todde è arrivata al potere rinunciando al sapere sanitario di qualità (o meglio, tra le fila dei sostenitori della Todde vi era chi capiva di sanità, ma appena vinte le elezioni è stato mosso da parte, perché sospettato di voler egemonizzare il presidente, di volerle fare ombra), ma con l’antropologia nuorese del sospetto. E così, sospettando di tutti, è finita a premiare i peggiori.
La prima regola con la Todde è non farle ombra. Chi osa apparire più di lei, muore (politicamente). Non si può dire che sia un tratto esclusivo. Di tutti i presidenti che ho conosciuto, solo Pigliaru era indifferente all’apparire. Gli altri si sono fatti male per la vanità.
La seconda regola della Todde è non fare prigionieri politici.
Questo è il suo più grande limite.
I migliori presidenti del passato includevano gli avversari nella loro azione di governo, non davano loro potere, ma neanche toglievano loro l’aria; e non lo facevano per virtù, ma per calcolo.
Se si è feroci, si trasformano gli avversari in nemici e i nemici, in politica, sono un problema irrisolvibile, perché seguono logiche non politiche.
Sulla sanità il governo regionale è sommerso da maldicenze piuttosto che animato da idee.
Tuveri ne è l’esempio.
È facile immaginare che Tuveri sia stato dossierato verso la Giunta e la Giunta lo abbia percepito come avversario, quale non è. Il problema di Tuveri è aver curato tanti politici di Destra e di Sinistra (tutti riconoscenti a bisturi caldo, tutti immemori a cicatrice stabilizzata), tutti promettenti mari e monti (non richiesti), ma di non essersi mai schierato con gli uni né con gli altri. Se si vuole, Tuveri è in sanità un ottimo medico, in politica un cane sciolto, cioè un uomo libero. E dunque? Dunque tutti lo amano, nessuno lo vuole.
Ma perché la Giunta Todde lo guarderebbe con sospetto? Perché il concorso fatto con i piedi cui ha partecipato (quello che ha bandito il posto senza prevedere la modifica della pianta organica che doveva accompagnarlo) è stato indetto durante la Giunta Solinas. Cosa c’entri Tuveri con i pasticci burocratici non è chiaro, ma ciò è bastato per targarlo a sua insaputa, e come lui, tanti altri.
La Todde immagina di conoscere tante vicende, ma le conosce de relato attraverso dossier compilati da appartenenti alle seste file del mondo politico che fu, non proprio gente con informazioni di prima mano. Qualcuno La consigli. Deve fare pulizia in casa per vedere bene ciò che accade. Racconto una storiella a My Dear per istruirla sui costumi regali che lei dovrebbe vestire.
Come è noto, il marito di Isotta era il re Marco, l’amante, invece, era Tristano. Tutti tifiamo per Tristano, ma anche Marco aveva le sue buone ragioni. Ma Marco era di bocca buona. Pensate che la prima notte di nozze, Isotta chiese alla sua ancella Brangiana di sostituirla nel letto del re perché lei non era più vergine e il re se ne sarebbe accorto (forse). Brangiana acconsentì e Marco, che era un uomo che non stava lì a sottilizzare, giacque con Brangiana e non si accorse di nulla. Dopo la prima volta, Marco si alzò e si concesse una coppa di vino, consentendo così alle due di scambiarsi nuovamente, e in silenzio, i ruoli: Brangiana andò sotto il letto e Isotta prese posto nel talamo nuziale. Siccome re Marco non era re de badas, bevuto che ebbe, si concesse la seconda, questa volta con Isotta. Insomma, Isotta amava Tristano, ma stava con entrambi e Tristano temeva che pure le piacesse. Fatto è che il nano Frocin si mise in testa di aiutare i baroni gelosi di Tristano e di mettere in testa al re che Isotta lo tradiva con Tristano. Frocin era un adulatore malevolo straordinario, ma era un chiacchierone e un giorno fece l’errore di dire che si era saputo in giro che il re aveva le orecchie lunghe come quelle di un cavallo. Re Marco, ki portaia buttones, solennemente tacque, sguainò la spada e, girandosi con elegante torsione del corpo, tagliò la testa al nano.
My dear, occhio ai nani e anche alle ballerine.
Sei una persona fantastica ! Conosco il Dott. Tuveri, persona fantastica come persona e come Chirurgo e non merita tutto questo da parte della sanità Sarda !