Inizia oggi con Salvini il solito tour elettorale dei ministri e dei leader italiani in terra sarda.
Inutile indignarsi, bisogna sorridere, cioè bisogna mostrare di capire che è uno sketch, non uno spot. L’ultima volta che è venuto in Sardegna ha inaugurato un Distretto della Nautica semi-cartaceo (nel senso che la parte vera l’ha fatta l’Autorità portuale di Massimo Deiana, quella finta, propagandistica l’ha fatta lui), un tratto della orientale sarda già realizzato, ha firmato l’ennesimo protocollo sulla Olbia-Santa Teresa di Gallura (ma nessuno è andato a vedere se l’Anas dispone oppure no di un progetto alternativo a quello che contesta per la Olbia-San Giovanni). Sketch, appunto, un po’ tristi, ma sketch.
Il tema su cui riflettere è un altro: quel tanto di profumo coloniale che si sprigiona ogni qual volta un partito sardo, in occasione di elezioni sarde, chiama i leader nazionali italiani a dargli man forte.
Bisogna subito notare che se i tour elettorali fossero inefficaci, nessuno li farebbe.
Invece, basta ricordare le folle oceaniche per Salvini nel 2019, i tour funzionano, cioè funziona la proprietà transitiva per cui se un leader come Giorgia Meloni piace, piace anche chi a lei si accompagna. Questo è il punto: Caligola si accompagnava con un cavallo (mai pronunciare questa parola a Cagliari!).
Il rischio della mentalità coloniale (“chiamo il mio amico più forte”) è la Regione equina, o asinina o suina, scegliete voi.
In campagna elettorale solo una minoranza risicatissima sceglie in base ai programmi e alle idee. Il grosso va di pancia e spesso usa il rancore come additivo del consenso: piace di più chi più promette vendetta. Contro che cosa? Contro tutto.
Come difendersi da chi vuole venderci le penne delle ali dell’arcangelo Gabriele?
Due antidoti: l’ironia e la semplicità.
Noi non dobbiamo scatenare l’inferno contro questi pifferai istituzionali, dobbiamo scatenare il sorriso, svelare il ridicolo di ciò che dicono, smascherare come lo dicono e stanare chi si attacca alle loro gonne per insufficienza cronica di argomenti propri; noi dobbiamo stanare i cavalli di Caligola.
Ma soprattutto dobbiamo deintellettualizzare la nostra campagna elettorale.
Se fino ad oggi abbiamo fornito il quadro della nostra visione, ora dobbiamo semplificare, farci capire da tutti.
Non fare come fa la Todde, la quale non è semplice, è superficiale e smaccatamente orientata a sedurre l’elettore.
No, nessuna seduzione.
Noi dobbiamo essere veri, ma semplici.
Nel programma di Soru ci sono le uniche vere proposte in grado di far lavorare se non tutti quasi tutti per i prossimi vent’anni, per fare arrivare soldi veri e giusti nelle campagne, per non fare diventare la Sardegna una miniera del Trentino quanto all’energia, per contrastare questa maledetta paura che abbiamo di fare figli (ci piace il sesso piatto, senza futuro).
Dobbiamo dirlo e ripeterlo in pillole e bene.
E dobbiamo farlo con i nostri mezzi, perché mentre l’Unione sta tenendo un profilo prudente in questa campagna elettorale, La Nuova continua a fare i suoi giochi inquinati (certe cronache, anche odierne, sono vomitevoli) e La Nuova è il giornale sardo più implicato in logiche di potere locale che vanno smascherate. Ne parlerò nei prossimi giorni.
Prepariamoci ai sondaggi mirati sparati a quindici giorni dalle elezioni.
Mi è stato spiegato che ciò che caratterizza queste elezioni è la forbice tra il voto al presidente e il voto alle liste.
È il dramma dei sondaggisti.
L’incapacità di valutare l’incidenza del voto disgiunto, come pure è complicato prevedere come si esprimerà l’esercito degli indecisi e di quanti non sanno se andranno a votare. Si fa pesare di più il voto storico o la tendenza che si registra in atto?
Sono prospettive che non si possono facilmente tradurre in percentuali, ma è facile interpretarle in un senso o in un altro, cioè o prevedendo uno scontro Truzzu-Soru all’ultimo voto, oppure degradando Soru a valori minimi in virtù dell’attribuzione di maggior peso al voto storico. Prepariamoci a vedere di tutto.
Ma intanto sorridiamo delle pozioni salvifiche di Salvini e più.
Concordo sul primo commento (Luca), basterebbe per esempio impegnarsi ad assumere centinaia di cantonieri per manutenere le strade provinciali e comunali per ripristinare un minimo di sicurezza nei trasporti , oppure rifinanziare i cantieri forestali nei piccoli comuni, oppure finanziare campagne di scavi archeologici per dare speranza anche a chi non ha buone competenze scolastiche e informatiche
Lo caricherò anche su questo sito. Abbiate pazienza. Ho un po’ di casini.
Potrà sembrare azzardato e fuori luogo ma voglio accostare due importantissimi avvenimenti in Sardegna: uno e del recentissimo passato: la morte di Riva e l’altro, prossimo futuro, le elezioni regionali. Hanno un denominatore unico: i sardi. Abbiamo commosso e stupito noi stessi e i “continentali” rendendo speciale il primo perché tutti hanno dato risalto a valori che sembrano ormai ai margini delle nostre coscienze. Se succede anche per il secondo, e confido che possa succedere, ci stupiremo ancora. Di nuovo, a brevissima distanza di tempo, una moltitudine di persone farà ciò che deve. Glielo impone la coscienza.
Al funerale verso la fine della cerimonia nel maxi schermo esterno che inquadrava le autorità per pochi secondi è apparso il volto del presidente della regione. Intorno a me ho sentito un brusio composto, brevissimo ma eloquente.
La comunicazione, a mio avviso, sarà l’elemento che determinerà la vittoria o meno di Soru.
Dovrà essere doppiamente – e forse più!- efficace rispetto a quella dei competitori diretti.
Mirata, per lo più, a tre elementi focali: far conoscere idee e programmi di governo, sbugiardare pacatamente, ma puntualmente, la narrazione degli avversari, sovvertire quella legata a ingannevoli leggende legate alle esperienze politiche (Funtanazza, casa a Villasimius, Abbanoa…etc etc) e agli aspetti caratteriali.
Tocat a bìere chie e cantos faent is contos «senza l’oste»!
Ca is Sardos, ‘gràtzias’ a su domìniu seculare e ignoràntzia allevada (“elevata”) a “cultura”, “speciale”, seus seguros solu chi “tutto fa brodo” e “tutti fanno brodo”, cudhos chi faent a papare e prènnere sa bentre e cudhos chi nosi faent sa gherra a segamentu de cambas e de conca.
E nos ant cumbintu a pregare, a isperare, a ibertare, a pedire e prànghere s’agiudu de is ladros “de Pisa” (no cudhos de s’antigóriu, si mancu dh’aus ischìpiu), sos “amici e fratelli”, cudhos chi a dónnia votatzione calant coment’e crobos e untùrgios, “fanno un salto in Sardegna” a nosi “cunfirmare” is promissas de agiudu (che pìscamos in crésia chi nosi unghent a ogiusantu po èssere “sordaos”), e noso, “fedeli” che catzedhos e prus de is carabbineris ”nei secoli” pagaos, cunfirmaus is promissas ca seus “carpesce”, no in su sensu chi no seus «ne carne ne pesce», ca calecuna seus!
Est solu chi is Sardos no ischeus ne chie, ne inue e ne comente seus e tra «oste» e «oste» tutto fa brodo.
Mah!… Assumancu a pagare e a mòrrere giai est sèmpere tempus e si faet puru impresse mescamente in tempos de “sviluppo spinto” e a “immagine e somiglianza” de ue ndhe ant fatu meda prus de inoghe!
E podeus istare trancuillos e seguros ca, si a su necessàriu e giustu dhue at una régula e unu lìmite (che a sa beridade) a su machiore inveces… custu est a campu largu chentza lìmites ne de logu e ne de tempus e mancu de fàulas. Si iat a pòdere nàrrere solu cosa de macos.
Calecunu nos at a fàere il Ponte sul Tirreno che sartandho un’erriu unu pagu largu.
Buongiorno Professore, dove si può leggere il programma di Soru?
Possibile che nessuno sollevi la questione della responsabilità di quel ministro per l’incompiuta di Bonorva?
Ci sarebbe da farne un presidio fisso fino al 25 febbraio
Esatto!
Si dovrebbe puntare anche alla pancia degli elettori soprattutto di coloro che non hanno molti strumenti per valutare le proposte di cui parla soru nei suoi incontri.Dovrebbe arrivare meglio a quegli elettori che hanno necessità di una speranza di LAVORO e che non riescono a soffermarsi sulla necessità di un cambiamento di mentalità e di comportamento . Questi elettori sono annichiliti dalle necessità di base: pagare l affitto o il mutuo , pagare le bollette, fare la spesa , dare una vita dignitosa ai figli : hanno necessità di sentirsi dire che il governatore Soru ha fatto i conti e che con i soldi a disposizione si potranno creare molti posti di lavoro dandone una cifra (100.000?). Posti di lavoro buoni, duraturi che possa ridare nuova linfa alla società sarda che sembra in ginocchio, e che vede un futuro nero.
È vero, il Presidente lo sta dicendo nei suoi incontri : posti di lavoro dalla transizione digitale, dalla transizione ecologica ( nell ente foreste) , posti di lavoro nel settore trasporti e della scuola , MA NON BASTA , bisogna sottolineare di più il punto e dare i numeri, quantificare QUANTI posti di lavoro si potranno creare. La coalizione di Todde e soprattutto la destra non stanno parlando d altro … apertis verbis e soprattutto in camera caritatis stanno facendo leva non sulla intelligenza ma sulla necessità. Stanno promettendo posti di lavoro a più non posso e chi ha necessità di soldi si “vende”al qualunque pifferaio di turno !! Purtroppo…
Ora è arrivato il momento di dare un taglio anche piu “basso” alla campagna elettorale . Diciamo anche noi che ci sono tanti posti di lavoro sul piatto è l unico che potrà realizzare le riforme e portare avanti i progetti concretamente è Renato Soru .