È sempre meglio scambiarsi informazioni sul listino prezzi in vigore nell’Italia reale, non in quella raccontata dal governo e dai media.
Pausa pranzo. Trattoria (non ristorante stellato).
Come d’obbligo si ordina una “Cacio e pepe”.
Per la prima volta a Roma, mi si presenta un porzione ‘estetica’, alla francese, da degustazione: due-forchettate-due su piatto fonduto al pessimo prezzo di 14 euro, fame residua compresa.
Pensiamo di rimediare e ordiniamo una porzione di cicoria ripassata in olio e peperoncino.
Ci si ripresenta la tristezza: un piattino piccolo piccolo, con un ciuffetto di cicoria appena ben sistemato, che occupava il centro, lasciando larghi bordi intonsi: 7 euro.
Immagino di rifarmi in aeroporto, ma qui trionfa la sfacciataggine.
Bicchiere di frutta a 6 euro.
Pizzetta al taglio a 7 euro e 90.
Panino di gomma con mortadella: 7,80 euro.
Gelato a 3 euro il cono piccolo.
Acqua: la bottiglietta piccola è proposta da 2,3 in su. Alla fine, girando, ho trovato allo stesso prezzo la bottiglia da mezzo litro.
La birra 0,20 a 4,5.
Mi metto in fila per partire avendo acquistato, per ribellione, solo l’acqua; mentre ripasso il turpiloquio mentalmente, da ‘a’ di ‘aff…..o’, a ‘f’ di ‘f.g.i .i ……ana’, un gentilissimo signore mi sveglia e mi chiede: “Ma lei è il professor Maninchedda”. Io riprendo il mio spirito civile, mi dimentico dei ladri che si arricchiscono con la scusa della crisi e dell’inflazione, mi emancipo dall’apice della crisi psico-verbale, nella quale li mando puntualmente e con soddisfazione a ‘cravarsi’ (versione sarda più igienica delle peggiori immagini scatologiche italiane) e rispondo gentilmente, ritornando quello che vorrei essere.
Ma i ladri restano ladri, anche quelli estetici.
la vicenda mi ricorda un episodio di tanti fa, quando in un baretto del porto di Genova, assetati come api, entrammo, quattro amici, e ordinammo delle birre alla spina.
ad uno di questi amici venne servita una spina che il livello della birra non arrivava non dico all’orlo, ma neanche alla riga di prammatica sul boccale.
con fare pacato ma fermo il mio amico rimise il boccale, intonso, sul bancone e disse al barista: “per piacere ne metta ancora!”
quello obbedì senza battere ciglio.
le spine seguenti erano belle piene.
si, occorrerebbe un sano coraggio per dire, con rispetto ma con fermezza, che si entra in un esercizio per mangiare o bere, non per farsi prendere per il culo
Mangio spesso in trattorie romane, mai accaduta una cosa simile.
Potevi suggerire:” hogachela chi es cotta “.
… Ajó, però, se vai a Roma e poi non crepi che Roma è?
E si no de fàmine nessi de fele menzus a crebare! Menzus puru de s’unu e de s’àteru, e però in Roma!
E sigomente sos Sardos semus allenati (antzis de prus: semus che cudhos animales chi no zughent fele) ite b’at de menzus de andhare a Roma (o giù o sù di lì) e lì crepare?! No est mancu menzus a crebare in Osidha, o in Ispollatu o in Pompu o in Coremò inue una tatza de birra frisca ti la cómbidant e mancari ti ndhe cherent combidare un’àtera puru!!
sono tristemente d’accordo con lei.
Faccio la spesa regolarmente, acquistando, mediamente, sempre lo stesso paniere di beni. Prima mi bastavano 40 euro ora, per gli stessi beni, spendo come minimo, sessanta euro. Sono costretto a controllare, regolarmente, i prodotti in offerta nei diversi punti vendita e fare il giro delle sette chiese per risparmiare qualcosa.
La classe media lavoratrice sta scivolando, progressivamente, sempre più in basso. Negli ultimi due anni i prezzi dei beni di prima necessità sono aumentati, mediamente, del 50%. Per non parlare dei costi di energia domestica e carburanti. Gli stipendi sono sempre uguali. Alla faccia dei dati ufficiali che parlano di inflazione al 8%. La mia auto è ormai maggiorenne e non penso proprio di poterla cambiare a breve. La casa, fortunatamente, l’abbiamo acquistata 10 anni fa, altrimenti sarebbe ancora peggio.
La BCE aumenta i tassi di riferimento e, con l’arroganza del potere, dichiara apertamente, che il rialzo non sarà l’ultimo.
Lo stato e l’UE, molto solerti quando si tratta di stabilire la lunghezza del cetriolo, non si accorgono di niente.
Nessuna autorità effettua un minimo di controllo su questi fenomeni speculativi. Di più, anche lo stato, con le sue società (nel settore energia e carburanti) specula a sua volta.
Si sta affamando la classe lavoratrice. Attenzione a non tirare troppo la corda, la situazione potrebbe sfuggire di mano.