Egregio dottore,
Lei mi accusa di averla vituperata. Il vituperio è un insulto infamante. Posto che io non l’ho in alcun modo insultata, o lei, come spesso accade ai medici, usa male l’italiano, o fraintende le critiche con gli insulti. Nel secondo caso, più probabile del primo, la prego di leggere fino in fondo questa mia.
Lei osserva giustamente che io ho pubblicato una lettera senza verificare se lei ne fosse l’unico firmatario, quale invece non era.
Ha ragione da vendere e la lezione mi è servita a non prestare più fede anche alle cose che appaiono evidenti. Ne consegue che lei non ha violato alcun codice deontologico e che le mie considerazioni sulla sua responsabilità nel rivolgersi all’esterno appaiono inappropriate rispetto alla realtà dei fatti.
Me ne scuso con lei e con i lettori.
Tuttavia, da filologo, le faccio notare un lapsus che rivela che qualcosa di vero ancora risiede nella mia interpretazione originaria: lei mi accusa di aver censurato (su questo tornerò, perché non lo accetto in alcun modo) una parte del testo, che lei chiama “il mio report”. E dunque il report, il testo della lettera, di chi è, al di là di chi l’abbia poi firmato? Spesso le parole ci fanno sembrare come i gatti quando tengono il topo in bocca e credono che nessuno se ne accorga, nonostante la coda del malcapitato roditore fuoriesca dalla bocca del furbissimo felino!
Prendo atto che per rendere credibile ciò che scrivete, voi avete ritenuto necessario un profluvio di firme e di destinatari.
Tuttavia, il problema che ieri ho posto per lei, oggi lo ripropongo per il Direttore generale, che è, a questo punto, il vero firmatario della lettera (cioè il firmatario del ‘suo’ report), divenendo le firme sua e del Rettore di puro corredo.
Perché il Direttore generale, nominato dalla Giunta Regionale su proposta dell’Assessore regionale alla Sanità, scrive all’universo mondo e non prima e solo all’Assessore?
Perché scrive al solo sindaco di Sassari (secondo Lei perché suprema autorità sanitaria della città) e non anche ai sindaci del territorio, posto che, dai contenuti della lettera, l’AOU soddisferebbe l’assistenza non solo a livello cittadino, ma su una scala di area vasta, come rivela anche l’istanza al Prefetto? E perché non scrive anche ai sindaci del Nuorese e dell’Oristanese, posto che dietro la visione proposta vi è una visione di Sassari come hub di tutto il centro-nord Sardegna, secondo il modello fallimentare dell’Azienda unica?
Perché, prima ancora di confrontarsi con la Giunta su una proposta di politica sanitaria, il DG la scavalca e pone l’argomento all’attenzione dello Stato (il Prefetto) e del Comune (il sindaco)?
Oppure la risposta sta proprio in un atto di dissimulata sfiducia verso la politica regionale e di deliberata pressione pubblica perché essa venga modificata?
Io non credo che chi ha responsabilità gestionali debba e possa agire così. Ma, come si dice, a ciascuno il suo.
Ma la cosa più grave che lei afferma, è che io avrei censurato il ‘suo’ report.
Questo non glielo permetto. Io l’ho reso integralmente disponibile ai lettori, cosa che non fa alcun organo di stampa, e ne ho riassunto le parti salienti. Quando si dà l’opportunità di leggere integralmente le fonti, riassumere è libertà, non censura.
Dichiara di rilevare nelle mie parole “un rancore di fondo”.
Guardi, io non la conosco e non ho motivi di ostilità nei suoi confronti e non so, purtroppo, cosa sia il rancore: ho il cuore troppo molle. Il problema è solo che voi che oggi siete al potere non siete abituati all’opposizione, perché non ve la fanno. Voi vi stupite quando trovate sulla vostra strada chi non striscia e non vi teme.
Io sto dichiaratamente e orgogliosamente all’opposizione di questa Giunta e di questo sistema e rivendico il diritto a contrastarvi per ciò che fate e esercitate. Lei non è solo un tecnico, e lo si vede dal ‘suo’ report e dalla sua reazione (che non distingue i fatti politici dai fatti personali), lei è un pezzo di questo sistema politico che io, nel mio piccolissimo, contrasto.
Questa è la vostra stagione, avete potere, denaro, protezioni altissime, altissima disinvoltura; è la stagione degli incarichi a coloro che non hanno i titoli per esercitarli, è la stagione lunga dei facenti funzione, delle gestioni caserecce ed approssimative (le ricordo che a Sassari si sono avvicendati 3 commissari sempre facenti funzione, altrettanti DS non tutti con i requisiti di legge), degli intrecci di parentele tanto interessanti da esaminare quanto accuratamente ignorati da tutti e anche da quelli che non potrebbero ignorarli, delle posizioni apicali distribuite a cena, della balDoria militante, della fallimentare gestione del Covid a Sassari, dei Razzi all’inaugurazione dell’anno accademico, del mancato utilizzo degli organi di gestione previsti dall’Atto aziendale, dei doppi incarichi, etc.
Voi non siete assolutamente Peter Pan, ma neanche Capitan Uncino. Voi, se si deve trovare nella favola un corrispettivo all’attuale vostro ruolo sociale (non alle vostre persone) siete i Coccodrilli, che partecipate al desco anche quando piangete per la bassa qualità del cibo.
Gentilissimo Francesco Masia,
mi pare che Lei confonda, come il suo assistito, il vituperio con la critica. Io ho detto senza mezzi termini che fare proclami a più firme, scrivendo allo Stato e al Comune, è una pratica sbagliata che, come si diceva un tempo, manda la palla in tribuna. È critica politica, dura, semplice e chiara. Nessun vituperio. La scivolata resta, ha ragione Lei, e chi lo nega? Il rancore di fondo no. Il merito della questione resta tutto, perché il testo non è stato smentito, né si può smentire che anche il DG ha firmato un proclama di somma inutilità.
Non ho bisogno del dott. Bandiera per contrappormi al senatore Doria. Sono contrapposto di mio, dichiaratamente, senza mezzi termini, in parole e opere, da molto tempo. Come sono contrapposto alla Massoneria sarda, alla magistratura che si gira dall’altra parte, alle Polizie giudiziarie che scrivono romanzi anziché verbali, alle lauree facili, ai facenti funzione, ai contratti a termine, alle cubature per amici, alle interpretazioni autentiche, alla incombente schifezza che ci circonda, ai dittatoruncoli miliardari di destra e di sinistra , ai parassiti di destra e di sinistra, insomma, a un po’ di gente.
Lei, prof. Maninchedda, ha descritto il dott. Franco Bandiera (che neanche io conosco) come:
un povero DS scaricabarile, incapace di risolvere problemi che gli competono (saprebbe appena riepilogarli -a terzi); problemi davanti ai quali, anziché proporre soluzioni tecniche al suo DG, fugge disperato chiedendo aiuto allo Stato, avvertendosi abbandonato nel momento del bisogno da quegli amici (tra cui un riconoscibile Doria) che lo hanno fatto DS (preferendolo a chi i problemi saprebbe invece affrontarli) attraverso faide politiche concorrenti a maciullare la sanità.
Difficilmente un filologo intenzionato a vituperare si sarebbe potuto esprimere più pesantemente.
Per cui capisco che l’interessato si senta strumentalizzato: si gioca a non nominare il dott. Bandiera (il ff) e si nomina “simpaticamente” il senatore Carlo Doria, cioè si infanga il primo per colpire (tra gli altri) l’indicativo secondo.
E capisco, quindi, che il dott. Bandiera provi delusione nei suoi confronti, prof. Maninchedda.
Quando poi ci si scusa per una colpa riconosciuta (e non è bello saperla rifornita di documenti in bozza, nonché incapace di sostenere l’attesa della loro verifica con quelli ufficiali), sarebbe conseguente osservare almeno un po’ di silenzio.
O, il minimo, qualche “a capo” di distacco, prima di sollevare un “tuttavia”.
Infine, nel merito di quel tuttavia: che un DG firmi un documento su un’emergenza sanitaria senza basarsi sul report del DS, questo sì sarebbe assurdo. Non sembra quindi ci fosse bisogno di un filologo capace di cogliere presunti lapsus (oltre che di giudicare le capacità di un DS).
Lei giustifica i suoi improperi con la critica politica, col suo essere fieramente all’opposizione. Io posso essere d’accordo con lei su molte cose, ma quando uno slancio di fierezza ci fa scivolare su una bozza che prendiamo per documento ufficiale, con quelle firme e quei destinatari, la scivolata resta; e quel tanto di “rancore di fondo” (lo chiami altrimenti pregiudizio politico verso una persona che non conosce), dispiace, ma umanamente direi si avverta.
Lei dirà ancora che criticava la funzione e non la persona, ma non è bello e non è onorevole risultare di fatto così sprezzante verso la persona “facente” quella funzione; per poi, a condire le dovute scuse, metterci anche il carico delle critiche (niente affatto offensive, per carità) sull’uso dell’Italiano… 🙏
Prof. Maninchedda,
senza entrare nel merito delle questioni, di grazia, non confonda il cattivo costume di una grafia scarabocchiata e frettolosa, di alcuni colleghi, con il cattivo uso della lingua.
Le assicuro che non pochi sono i medici “amanti della parola”, in tutte le sue manifestazioni.
Cordialmente,
GM Ruggiu
Omceo Sassari
Egregio signor Milia, sono d’accordo, ma non come fatto sistemico.
Gli incarichi a chi non ha i titoli per esercitarli ci sono sempre stati, anche nelle stagioni passate.
3 a 0, palla al centro
Mi sembra una risposta corretta ed adeguata.
… iscriat ancora su DS de s’AOU de Tàtari si tenet it’e rimproverare a Paulu Maninchedda!
E intanto le file iniziano, la tensione sale e gli operatori sanitari discutono davanti ad un ingresso sovraffollato su cose assurde come “la competenza territoriale” di quel paziente. Ci avete ridotto a questo, fare ragionamenti irrazionali sul “questo” non va qui ma deve rimanere da voi! Mentre le calde poltrone sono state ben occupate (ci mancherebbe giustamente) sul fronte si cerca di trovare soluzioni su dove ricoverare i pazienti sperando che qual a intuizione sia quella giusta!
Fantastica lezione di stile e tecnica, grande Paolo! 👏👏👏
Meraviglioso.
Speriamo che Massimo Zedda lo legga e lo faccia suo.