Ieri, il Rettore dell’Università di Sassari, prof. Gavino Mariotti, in un’intervista all’Unione Sarda ha “assolto” (parole sue) l’assessore della Sanità della Regione Sarda da ogni colpa. Tuttavia, ha riconosciuto che la sanità sarda versa in una condizione così grave da richiedere che i neo-parlamentari sardi si apprestino a chiedere la dichiarazione “dello stato di emergenza”.
Quindi, la situazione è gravissima, ma la colpa è della pandemia.
Questo non è vero ed è grave che a fare questi giochetti narrativi sia un Rettore.
Intendo dire che nel momento in cui noi docenti, in aula, siamo impegnati a contrastare la moda americana della prevalenza della narrazione sui fatti, fino alla presunta legittimità della manipolazione (vedi Bannon o vedi le persecuzioni da politically correct che negli Usa hanno portato al licenziamento di diversi docenti, rei di aver detto la verità), vi sia chi, ai vertici dell’Università, produca narrazioni compiacenti col potere.
Dimostro ciò che ho scritto.
La riforma monarchica È stato o non è stato Nieddu a volere la riforma sanitaria del 2020?
Sì, è stato Nieddu.
Si era promesso di voler superare l’accentramento di potere e di organizzazione della Asl unica ATS?
Sì, lo si era promesso, ma poi lo stesso accentramento disfatto è stato simultaneamente ricostruito con ARES, senza alcun rapporto con i territori.
Una riforma monarchica, di destra italiana pura, con l’uomo solo al comando.
Cosa c’entra questo con la pandemia? Un bel nulla.
La riforma sanitaria sarda del 2020 (LR 24/2020) è un unicum in tutta Italia, perché concentra un potere solitario nelle mani dei vertici politici?
Sì, è un unicum e concentra un potere improprio nelle mani dell’assessore.
All’articolo 3 comma 4 della LR 24/2020 dispone “La Giunta regionale, su proposta dell’Assessore regionale competente in materia di sanità, determina annualmente gli indirizzi per l’attività dell’ARES, ne verifica lo stato di attuazione ed esercita le attività di vigilanza e controllo.”
Nessun accenno alla partecipazione delle singole ASL (e quindi dei territori, che Solinas dichiara sempre di voler di valorizzare) alla programmazione dell’ARES, vera cassaforte del potere leghista in Sardegna. Quindi i Direttori Generali della ASL non se li calcola nessuno, né l’Assessorato né l’ARES.
In altre regioni d’Italia con un sistema sanitario evoluto le condizioni sono invece le seguenti:
Toscana LR 40/2005 (modificata dalla LR 26/2014)
All’articolo 100 si istituisce l’ESTAR, Ente di supporto tecnico-amministrativo regionale e all’articolo 104 si prevede il Consiglio Direttivo, composto da tutti i direttori generali delle aziende sanitarie, oltre quello dell’Assessorato, e gli si affida l’approvazione del programma annuale e pluriennale di attività.
Veneto Legge regionale 25 ottobre 2016, n. 19
All’articolo 2 si istituisce l’Azienda Zero e all’articolo 3 si prevede il Comitato dei direttori generali di tutte le aziende sanitarie, cui partecipa quello dell’Assessorato, che determina gli indirizzi e i fabbisogni.
Emilia Romagna Aree Vaste istituite con DGR 927/2011
All’articolo 2 dell’accordo quadro tra le ASL costituenti è previsto il Comitato dei direttori che è l’organo di indirizzo e controllo.
Quindi, in sintesi: in Sardegna l’Assessore ha accentrato su di sé ciò che intelligentemente in altre regioni è invece un potere condiviso e partecipato. Questo ha prodotto il disastro in cui versa la sanità sarda. C’entra qualcosa con la pandemia? NO, non c’entra nulla.
I commissariamenti e le nomine dei senza titolo È possibile ricordare, senza che alcuno si offenda, che questa sanità leghista accentrata ha percorso per lungo tempo la strada dei commissariamenti in modo da poter nominare nei ruoli apicali delle Asl persone prive, ai sensi delle leggi nazionali, dei titoli necessari per ricoprire quei ruoli (parliamo dei Direttori generali, Sanitari e Amministrativi)?
È possibile ricordare che per sopperire a questa falla, lasciando i senza titolo al loro posto, la Regione ha anche organizzato i corsi per riallineare i senza titolo ai requisiti di legge, mentre la sanità sarda scivolava ai livelli infimi che sperimentiamo?
È possibile ricordare la straordinaria passione gerontofila a voler nominare nei ruoli apicali persone prossime ai 65 anni?
È possibile ricordare quanti primariati sono vacanti in Sardegna, retti da facenti funzione perché non si bandiscono i concorsi?
E perché non si bandiscono i concorsi?
Per lo stesso motivo per cui non si sono nominati i vertici dell’Ersu di Cagliari per anni, cioè perché si aspetta la migliore congiunzione astrale affinché i primari siano amici.
Guarda un po’, poi, i primari mancano soprattutto nelle aziende centrali, Nuoro, Oristano, Lanusei, Carbonia e Olbia.
Questa sospensione del tempo e della decisione, insieme a tanti altri fattori (zone disagiate, carenza di risorse etc) disincentiva i giovani medici a scegliere tali aziende. Non ci vuole un pozzo di scienza per capire che, per esempio, un giovane ortopedico o ginecologo tema di avventurarsi ad iniziare la propria carriera senza la guida e la copertura di un primario di esperienza, esponendosi così in prima persona alla responsabilità professionale, sia sotto l’aspetto civile che penale.
Si è, dunque, agli incarichi apicali agli amici, eludendo le norme nazionali (per molto ma molto meno, qualcuno si sta sorbendo un processo).
Ci si è dimenticati che è dovuto intervenire il Direttore Generale dell’Assessorato per richiamare i Direttori Generali delle ASL a nominare persone con i requisiti minimi necessari. Eppure, sono state bandite selezioni ben prima di quella per Direttore Generale dell’Assessorato, ma a tutt’oggi sono finite tutte nell’oblio della gestione Solinas. Ancora oggi tanti direttori sono senza requisiti. Ovviamente, i magistrati sono tutti girati dall’altra parte; non ci sono deputati e consiglieri regionali che vadano a sollecitare indagini, mossi dall’invidia e dalla competizione politica.
Tutto tace, tutto si compone.
Tutto questo è colpa della pandemia? NO. Questa è un’altra pandemia.
Gli accorpamenti a pera cotta Vogliamo parlare degli accorpamenti degli ospedali a Cagliari?
Anche questo pasticcio è colpa della pandemia?
La riforma ha previsto spostamenti estemporanei di strutture sanitarie, funzionali solamente al potere di qualcuno e non all’assistenza, come hanno dimostrato le tante mamme che sono scese in piazza per chiedere il ritorno del Microcitemico all’Azienda Brotzu e garantire così regolari cure ai loro bambini. Se c’è una cosa che ha l’estetica e l’etica della sanità di destra (“comando io e decido io quello che mi pare”) questa è la disfatta dell’accorpamento ospedaliero cagliaritano, la distruzione sistematica dell’oncologico e del Brotzu sull’onda delle masnade primariali affiliate ai gruppi consiliari. Spero vivamente che per una cosa lieve, finisca in ospedale, in anonimato, un sostituto procuratore della Repubblica. Sarebbe come mettere un gatto al centro del ballo dei topi.
Tutto questo il Rettore turritano lo sa? Sì che lo sa, lo sa.
I reparti chiusi Sempre nelle ASL del Centro Sardegna, i Direttori sono costretti a chiudere i reparti, cosa mai successa in precedenza, per la carenza di medici, infermieri, OSS e altri operatori, senza alcuna possibilità di coordinamento a livello regionale, per le ragioni già dette.
L’Assessorato, l’ARES e le ASL si grattano ciascuno i suoi problemi, per la carenza di risorse e per evitare sanzioni amministrative o penali per aver permesso l’espletamento del servizio da parte di medici e infermieri reclutati fuori da qualsiasi prescrizione normativa. Per l’Assessore, mi viene in mente il detto aulico: “Farsi bello con il c..o degli altri”.
Le brutte figure Forse è indicativo del degrado di conduzione della sanità sarda la nomina del commissario straordinario dell’AOU di Sassari nel 2020, vicenda ben nota al Rettore turritano.
Quella nomina avvenne in difetto dell’intesa col Rettore prevista dalla legge, motivato in nome dell’emergenza Covid, salvo poi trovarsi ad attendere ben 15 giorni per la quarantena obbligatoria imposta per il prescelto in arrivo dalla penisola. Queste cose incidono o no sull’efficienza delle strutture? E come si fa a subire queste prepotenze bislacche (nomino con urgenza, ma nomino un fuori sede che deve aspettare due settimane prima di insediarsi) senza fiatare?
I morti Potrei continuare, ma non serve. Mi pare si debba solo concludere con un dato: la Sardegna è la Regione che in percentuale ha avuto il maggior incremento di morti non per Covid in periodo Covid, segno evidente di inefficiente organizzazione sanitaria. Questo il rettore lo sa benissimo, ma lo tace, e ne comprendiamo benissimo i motivi pensando all’on. Razzi invitato alla cerimonia di apertura dell’anno accademico.
Ho letto l’articolo…
Esilarante nella parte in cui il Nostro suggerisce “«Serve una regia regionale, che dica quali sono le esigenze e le risorse”
… E questo è un rettore di università!! Quello che dovrebbe essere l’espressione massima dell’intelligenza sarda…
Oibho!
Caro Esiodo Puddu, per schiena dritta e schiena dritta il vero clou è il cellulare che squilla incessantemente anche nei pochi giorni di vacanza: e se non squilla, è soltanto perché Sua Maestà bivacca in qualche zona d’ombra.
Ma diamolo pure il link all’articolo di Ivan Paone sull’Unione Sarda, perché merita:
https://www.unionesarda.it/news-sardegna/sassari-provincia/sassari-il-rettore-mariotti-i-deputati-dichiarino-lo-stato-di-emergenza-della-sanita-sarda-reyw46zb
Merita perché è un pezzo di giornalismo d’inchiesta, scritto con la schiena dritta, riscontrando dati alla mano le affermazioni dell’intervistato e incalzandolo su temi scottanti, senza fare sconti.
La perla è certamente l’aver svelato al lettore attento che la casa di Golfo Aranci, in cui il Rettore ha trascorso la parte iniziale delle sue vacanze, è intestata alla moglie del Magnifico Mariotti, mentre quella ad Alghero è di sua proprietà. Un pezzo di grande impatto in cui dialogano da par loro due protagonisti del panorama intellettuale sardo. Grazie!
Un’assessore niedhu che a su trummentu pro s’innoromala de sos malaidos, e de sos sanos. Lampu a fortes, però, sos materiales in lega! Cun d-unu filighedhu fine fine podent muntènnere s’ómine impicadu chentza si segare, a resurtadu seguru. Innoromala asseguradu.