È finita la strenua resistenza di Francesca Barracciu: il suo sogno di restare candidata alla presidenza della Regione per il centrosinistra si è infranto contro l’intransigenza di Matteo Renzi che, in una telefonata al termine di una giornata ad altissima tensione, l’ha praticamente liquidata dicendole che non gode più della fiducia del Pd. E così l’ex sindaco di Sorgono, intorno alle 23.30, ha comunicato alla direzione regionale del partito riunita a Oristano la decisione di fare un passo indietro, “decisione sofferta per il bene del partito” che l’ha mollata da tempo.
Dopo Capodanno la direzione sceglierà il nuovo candidato: certo, non sarà facile spiegare agli oltre 52mila elettori delle primarie del 29 settembre perché una scelta “democratica” venga cancellata per farne un’altra a tavolino nelle stanze del potere: ma il Pd ha un argomento forte, ed è che affrontare una campagna elettorale col macigno di un’inchiesta giudiziaria per peculato sulle spalle avrebbe fatto male al partito e all’intera coalizione, rischiando di far perdere in partenza la sfida elettorale del 16 febbraio.
Una cosa è sicura: i democratici sardi non hanno scritto una pagina memorabile in termini di autonomia e indipendenza decidendo di ricorrere agli emissari romani e non riuscendo a sbrigarsela da soli. Quella di ieri è stata una giornata al cardiopalma per il Pd, una giornata in cui conflitti e veleni maturati negli anni sono esplosi fragorosamente: alla fine la Barracciu ha accusato alcuni big del partito di averlo spaccato, primo fra tutti il suo ex mentore Renato Soru.
Tutto azzerato, quindi: il Pd ricomincia, spaccato più di prima.