Non è per niente vero ciò che oggi scrivono i giornali, ma per capirlo bisogna saper distinguere il significato e il senso degli eventi.
Ieri, si legge, si sarebbe detto no definitivamente alle primarie e si sarebbe tracciato il profilo del candidato. Questo il significato.
Quando si dice un “No”, deve essere chiaro il motivo, diversamente è legittimo pensare che si stia facendo altro da ciò che si dice di fare.
Dei potenziali candidati alla presidenza della Regione, l’unico dichiaratosi disponibile al giudizio dei militanti e simpatizzanti è stato Soru. Gli altri hanno sempre affermato di non gradire questa verifica democratica. Quindi il No alle primarie è un No a Soru, pronunciato ostentatamente, senza alcun interesse alla verifica del parere di militanti e simpatizzanti, anzi con un evidente timore di constatarlo. Questo è il senso: un No a un candidato di cui si teme la popolarità, ma anche con il quale non ci si vuole confrontare in pubblico (e io di questi leoni in assenza e conigli in presenza ne ho conosciuti molti).
Si è poi davvero tracciato il profilo del/della candidato/candidata presidente, come si legge?
Anche questo è il significato dell’evento, ma non il senso.
Leggete i criteri varati dal tavolo. La parola più ricorrente è ‘capacità’.
Come si valuta politicamente la capacità potenziale di un leader? Lo si può fare su base psicologica, ma non politica (a meno che non si voglia affiancare il tavolo di coalizione con degli psicologi, e allora si farebbe cosa nobile e santa).
Per esempio, come si misura in anticipo la seguente capacità: “Capacità di rappresentare, attraverso il programma di governo, il Popolo sardo”?
La si può giudicare in itinere e a posteriori, ma in anticipo è opera di vaticinio, non di pensiero.
E poi: che padronanza della lingua italiana ha il redattore di questo criterio, posto che un Presidente della Regione ‘deve’, e non ‘può’, rappresentare il Popolo Sardo nell’azione di governo, piuttosto che nel programma. Molti presidenti della Regione si sono rimangiati un fulgentissimo programma scritto per allocchi, ma non tutti hanno poi tradito il Popolo Sardo. La politica è pensiero e azione sullo Stato. C’è qualcosa di sciatto, di ostentatamente sciatto e frettoloso in questi criteri, come se fossero una concessione al pubblico pagante, ma non una cosa vera.
Tuttavia, anche nel peggiore dei copioni, l’autore lascia tracce di sé.
Nella prima bozza, poi emendata dal tavolo, i Cinquestelle hanno inserito il seguente: “Valutare l’assenza di conflitti di interesse e di coinvolgimento in episodi di natura giudiziaria che ne indeboliscano il profilo dal punto di vista etico”.
Posto che è evidentemente l’ennesimo tentativo di eliminare Soru evitando il confronto con lui (la cosa peggiore, per lui, che Renato ottiene spesso è che inocula paura o servilismo nei deboli), è chiaro che i grillini hanno dimenticato l’elezione in Parlamento della loro on. Appendino in costanza di procedimento giudiziario.
Questa forzatura giustizialista faticosamente rimediata dal tavolo della coalizione, è il segno della natura dell’accordo tra il Pd e i Cinquestelle sulla presidenza della Regione. Un accordo di potere puro, senza negoziato, neanche sulle cose più importanti, una spartizione pura e semplice fatta ingoiare a forza a tutto e a tutti. Una cosa insopportabile anche esteticamente.
Qualcuno sa e ha verificato che cosa pensi la candidata presidente sul paesaggio? Sull’urbanistica? Sull’istruzione? Sull’ambiente? Sul turismo? Sull’acqua? Sul mare? Sui poteri, gli interessi e i diritti della Nazione Sarda?
No, nessuno sa niente, perché non c’è stata alcuna discussione politica, alcun approfondimento programmatico, alcuna apertura di dibattito, solo un brutale accordo di vertice: “Questo a me, quest’altro a te”.
Viceversa sappiamo che cosa pensa la candidata presidente sull’energia, giacché fu l’artefice dell’accordo sul Tyrrhenian link, l’autostrada di esportazione dell’energia rinnovabile prodotta in Sardegna che, secondo fonti Terna, ha decuplicato le richieste di impianti eolici in Sardegna e che, nei prossimi cinque anni, ragionevolmente porterà il governo a riconoscere l’essenzialità (cioè il pagamento di tutti i costi) alle sole centrali siciliane e nona quelle sarde (circa mille persone a spasso).
Il problema che molti mi pongono è: che fare?
Bisogna prendere atto che ogni disponibilità al confronto è fittizia. L’accordo è fatto e intangibile.
L’unica strada percorribile è sondare lo spazio di gradimento tra la gente di una posizione distinta che, però, per essere credibile, deve avere almeno potenzialmente la disponibilità mentale ad andare fino in fondo.
Sento in giro una gran voglia di riunirsi, di discutere e di far saltare la cappa di potere che la Sinistra sta preparando per la Sardegna come alternativa alla cappa di affari che ha realizzato la Destra in questi anni. C’è voglia di rivoluzione, senza però il coraggio dei costi della rivoluzione.
È questo che mi frena: troppe volte ho combattuto da solo e io non sono Achille.
I leader del Pd che hanno cucinato questo bavaglio, hanno scommesso sulla vigliaccheria sociale (loro la chiamano ‘realismo’, ma chiamano ‘realismo’ anche l’idealismo che alimentò la resistenza di Churchill a Hitler e quindi io capisco che non possiamo capirci).
Possiamo noi scommettere sul coraggio? Questo è il punto.
Possiamo noi costruire una terza candidatura, capace magari di scompaginare anche la Destra, afflitta dalla ricandidatura di Solinas? Siamo disponibili a costruire una posizione e poi anche a rivederla se il solo proporla riaprisse i giochi a Destra e a Sinistra? Non sto proponendo un bluff; sto proponendo la verifica di uno spazio dalla cui ampiezza dipenderebbe chi, tra tutte le posizioni, farebbe bene poi a ritirarsi.
In ogni caso, forse, e senza assumermi ruoli organizzativi che non sono più in grado di assolvere, forse è il caso di vederci in tanti, almeno per dimostrare che non ci hanno abbindolato.
Forse anche noi dovremmo fare un giuramento della Pallacorda, un giuramento di libertà.
Gentile professore credo che uno dei criteri da pretendere dal candidato del centrosinistra (ma dovrebbe valere per chiunque aspiri a diventare consigliere regionale) è che non abbia nessun legame con logge, massoni e grembiuli di qualsiasi genere e che si impegni a tenersi lontano da simili convitti. Potrebbe sembrare pleonastico ma vista anche l’esperienza degli ultimi anni non lo è affatto.
(Mi permetto di scrivere questo sperando che qualcuno che va ai tavoli del campo largo e legge le sue osservazioni possa trarne spunto)
«Alla pallacorda!»
Vediamoci.
Vi leggo con sgomento. Non dite a noi poveri elettori cosa vorreste fare. È tutto nascosto fra di voi. Sembra che non ci sia nessun rispetto per noi da parte vostra. Perché dovremo votarvi?
Ma poitte este gosi in arzada a si ponnere a mandare ainnantisi una dommo?
Diada a bastare de la pessare kommente unu vonu babbu de familia e kommente puru una vona mamma de familia…ki pesana sos izzoso dignotosamente, imparandelisi a serene omminese e emminasa onestoso, kun sanos printzipioso rispettande sa kosa issoro e de sos atteroso.
A tempos de oie mi parede ki kusta siada una “utopia” parede ka ke semmus irmentikande dae uve venimmus…kie semmus e no iskimmus ciusu a uve semmus andande a parare.
S’ispera mea este ki ommines e emminas de sanos printzipioso si ponzana sa manu i sa kussentzia e kirkene de akkere su vene de kusta terra nostra martoria.
Si è tentato di seminare del buon grano ma si è trovato un terreno arido e appestato. Onore ai bravi contadini che ci hanno tentato, non rimane altro che cercare terreni più fertili o attendere un alluvione che spazzi la terra arida e depositi nuovo limo fertile.
Questa volta il naso non me lo tappo per votare il meno peggio. A casinu questo PD, i 5 stelle e la destra. Sono tutti peggiori. La Sardegna e i sardi meritano di meglio.
Prof., il pollo è chi si ferma, ma se nessuno si ferma ci si schianta tutti (ossia rivince Solinas). È un bel dilemma.
Va bene Fabio, ho capito, per te vale la simmetria: chi si oppone a Solinas va bene, poco importa poi che sia uno di cui non si sa nulla o di cui si sa che non è poi così dissimile da SOlinas. O la lotta sul potere viene da un giudizio critico sulla natura e i limiti del potere, o è puro esercizio bellico. Auguri!
A sinistra si configura un situazione che in Teoria dei giochi è nota come Gioco del pollo. Una situazione, dove, a seconda delle formule, i giocatori corrono verso un burrone o contro gli altri partecipanti. Ciascun giocatore ha due alternative: fermarsi (o a seconda della formulazione, sterzare) oppure andare avanti. Vince chi si ferma (o sterza) per ultimo. Chi si ferma perde. Se nessuno si ferma si schiantano tutti. Probabilmente Milia ha capito il gioco e non partecipa. Altri non lo hanno capito o non hanno la sua prudenza. Soru è in pista e ha iniziato a correre Si fermerà?
Quindi Ale, chi rinuncia è bravo e chi vede se può combattere è stupido?
Da prototipo di elettore medio che poco capisce di tattiche, interessi, odi personali etc, ribadisco: meglio uno scaramacai onesto e consapevole (ma chi può essere così presuntuoso di sapere tutto e programmare tutto già in partenza? ) che gli attuali orgiastici amiconi di una massoneria sputtanata, agli ordini di chi solo pochi anni fa voleva regalarci agli africani (ora staremmo meglio”) e si rifiutava in treno di stare nello stesso scompartimento con persone del sud, plurindagati, falsi laureati, assessori analfabeti, principi degli spuntini. Per il voto bisogna intercettare gente come me, che vuole solo chiarezza e competenza, non perfezione. Siamo la maggioranza dei sardi, ma tutti volano troppo alti (si fanno gli affari loro) per vederci. Sogno un signor nessuno onesto che ami i sardi e la sardegna, vince a mani basse.
Egregio Lanza, la ringrazio per il suo ragionamento che mi riporta agli studi filosofici purtroppo abbandonati da tempo. Torniamo a Machiavelli, Gentile, Croce e Gramsci e al lungo dibattito europeo sull’autonomia della politica. Se la politica è lotta che si legittima con se stessa, il realismo della forza e della debolezza è giustificato. Se invece la politica non può legittimarsi con se stessa e trova un criterio valutativo nella libertà e dignità della persona, il discorso cambia. Significa infatti che la qualità è un dovere politico e la quantità è un auspicio storico. Il problema è dunque se si è maggioranza o minoranza, ma che cosa si sostiene essendo l’una o l’altra. Se ciò che si sostiene appare giusto, allora val la pena di difenderlo facendo la minoranza anche fino alla fine. Dobbiamo a chi l’ha pensata così la resistenza ai tiranni che, secondo realismo, è irrazionale.
A sinistra si configura un situazione che in Teoria dei giochi è nota come Gioco del pollo. Una situazione, dove, a seconda delle formule, i giocatori corrono verso un burrone o contro gli altri partecipanti. Ciascun giocatore ha due alternative: fermarsi (o sterzare a seconda della formulazione) o andare avanti. Vince chi si ferma (o sterza) per ultimo. Chi si ferma (o sterza) perde. Se nessuno si ferma si schiantano tutti. Probabilmente Milia ha capito il gioco e non partecipa. Altri non lo hanno capito o non hanno la sua prudenza. Soru è già in pista e ha iniziato a correre, si fermerà?
Reale veramente, a me sembra che sia il fatto che, con questa legge elettorale, si vince solo con una COALIZIONE.
La destra è abituata a fare giochi di potere e il suo elettorato segue tranquillamente chi dimostra di essere più forte (o prepotente).
La sinistra, invece, ragiona spesso su questioni di principio (penso giustamente) però perde di vista il fatto che i principi hanno forza efficace se c’è una massa popolare critica che diventi forza di potere.
Con l’attuale disaffezione alla politica, la massa critica popolare non c’è perché non partecipa e quindi si torna ai giochi di potere individuali, più o meno camuffati da principi veri o strumentali.
Giustamente chi è debole in questi giochi pensa allora se valga la pena di combattere (nella speranza spesso velleitaria di coinvolgere quella massa critica) o arrendersi. Ma arrendersi cercando di partecipare comunque alla coalizione nell’intento di condizionarla nell’esercizio del potere o arrendersi sdegnosamente e non partecipare alla coalizione rendendola così fragile ed aprendo tutte le possibilità di vittoria degli avversari?
Chi è debole (e sa di esserlo) in una coalizione – a mio parere – dovrebbe considerare attentamente questo bivio prima di decidere che atteggiamento assumere.
Vedere (da parte del pd) gente come Giampiero Scanu, Romina Mura, Graziano Milia accantonati per far spazio a Todde nella corsa alle prossime elezioni regionali ci fa capire tante cose….
e non è un bello spettacolo per la DEMOCRAZIA neanche la chiusura nei confronti di Soru facendo parlare la figlia.
Per ciò che riguarda il da farsi, io ci sono e non mi sento abbindolato…
… su chi lis berrinat su cherbedhu e che lis mànigat su tempus (pro no nàrrere su coro, sa cusséntzia, sa dignidade issoro e de sa zente, sa mente) no sunt nessi sas cosas chi amus de prus apretosu e sempre prus grave de rimediare e fàghere e pòdere fàghere cun responsabbilidade personale e no solu amministrativa, ma sa fita de sa “turta” chi lis tocat personalmente – lampu, candho si narat “responsabilità” za est abberu!… –, su chi lis podet “nòghere” “a colloquio” (no a redde rationem…) cun sos amici/padrinos mannos ca… sempre fizolos sunt, no terachedhos, servitori (e ne tirapiedi: custa faina la faghiant cudhos chi azuaiant su boje a fagher mòrrere sos impicados: sos Sardos za semus impicados dae meda e totu su prus depimus muntènnere “a disposizione” sempre sa furca).
Che tristezza. Di fronte a tanta pochezza che non si sia trovato il coraggio di proporre un progetto alternativo. Che si contrappongono due schieramenti così deboli e che non abbiano avversari degni. Che i sardi siano talmente abituati a questa pochezza. Che si pensi, in fondo, che questo quadro sia quanto di meglio possa proporre. Che tristezza ciò che stiamo proponendo alle generazioni successive. Che peccato non nasca nessuna proposta da parte dei giovani. E qui non parlo di destra o sinistra ma del coraggio di chi dovrebbe avere a cuore il futuro proprio e della/nella propria terra invece si adegua a questo “teatrino patetico”.
Ennesima occasione persa per poi piangere e lamentarsi comunque.
Evidentemente è più facile così per i sardi. Probabilmente è ciò che siamo riusciti a meritarci.
Chi Deus no bollat e sos carabineris puru….
Vediamoci.