I verticali sono quelle persone che, a differenza dell’insegnamento di Machiavelli, prima si chiedono chi o che cosa abbia ragione e dopo si pongono il problema di chi sia il più forte.
Per esempio: quando Kissinger minacciò Moro sulla politica estera italiana, lo fece dal suo punto di vista, che è sempre stato sprezzantemente ostile alle ragioni e sempre attento alle forze.
Viceversa, quando don Milani contestò il militarismo italiano e difese l’obiezione di coscienza, badò alle ragioni della libertà umana e non alle forze degli apparati militari italiani (che ancora oggi sono temibili).
Andare a votare Sì domenica è operazione da uomini verticali, da uomini che difendono il proprio diritto a non essere ingiustamente spiati, che esigono che i magistrati siano persone colte, preparate e equilibrate e non dei ‘mandroni’ (sardismo foneticamente più efficace dell’italiano ‘poltroni’) che passano le carte ricevute da una polizia giudiziaria infoiata a far carriera a suon di arresti perché hanno urgenza di andare a giocare a tennis.
Andare a votare Sì è un’operazione da uomini liberi, è un atto civico di indipendenza dai partiti politici.
Io avevo ben profetizzato al Partito Radicale, quando raccogliemmo insieme le firme, che l’appoggio del Centrodestra italiano si sarebbe volatilizzato sulle note della solita paura della magistratura che ha sempre caratterizzato l’operato di chi ha la coscienza sporca.
Oggi la macchina da guerra mediatica di Berlusconi procede sui referendum col freno a mano tirato.
Perché? Perché Berlusconi non ha più interesse personale a scontrarsi con la magistratura.
Salvini? Salvini è scomparso. Avevo raccomandato ai miei amici di non firmare i referendum ai banchetti della Lega, perché la Lega avrebbe tradito.
E così è stato.
Salvini è un uomo politico che non ha strutture profonde, valorizza solo il momento e il momento è tale per cui a Salvini oggi non conviene esporsi troppo.
Il Centrodestra non ha uomini verticali, ha un’abbondanza di uomini prepotenti e cinici che fanno tutto per calcolo e niente per dovere.
E poi c’è l’equivoco Fratelli d’Italia, il partito dell’avvocato Bongiorno e del capogruppo Lollobrigida, cioè il partito della toga e della forca, che immagina di candidare alle politiche uno come il procuratore Gratteri, uno che in nome della sacrosanta lotta alla ‘ndrangheta usa gli arresti come la rete della pesca a strascico, cosa mai fatta da Falcone e Borsellino.
Gratteri, tra l’attuale codice penale di stampo fascista e il codice di procedura penale (fatto da Giuliano Vassalli e, ovviamente, demolito negli anni dalla Corte Costituzionale) sta visceralmente col primo.
Fratelli d’Italia sta con una parte della pancia della gente che chiede ai magistrati la vendetta sociale verso le persone in vista; sta dalla parte della forca come cibo del popolo, come i circenses e le venationes di Caligola. Fratelli d’Italia non sa cosa sia la giustizia, sa che cos’è la sua giustizia, da cui prego ogni giorno Dio che ci protegga.
Non parlo dei Cinquestelle per rispetto di un amico, Mario Puddu, ucciso da fuoco amico alle elezioni regionali del 2019, costretto al ritiro per un avviso di garanzia e poi assolto. Di Maio che fa il comizio a Lodi inneggiando all’avvenuto arresto dell’ex sindaco è roba da vomito. Il giustizialismo ignorante dei Cinquestelle mi repelle.
Resta il Pd, il partito che può permettersi tutto perché tanto il 20% degli italiani voterà sempre per lui. Il Pd, che avrebbe potuto fare una battaglia di civiltà, vota No e lo fa perché è il partito degli apparati, dei militari, dei prefetti. Un destino triste per un partito che vorrebbe essere erede del riformismo cattolico e di quello socialista. La motivazione ufficiale è che le riforme deve farle il Parlamento. La motivazione vera è la paura e la contiguità con i partiti dei magistrati, oltre che la stupidaggine della contrapposizione con Renzi (o il Pd recupera Renzi o si fa male).
E dunque, a noi che viviamo verticali e molto soli resta solo fare appello ai nostri simili: facciamo foresta, l’uno accanto all’altro, foresta di uomini liberi.
Invito tutti gli interessati a partecipare all’incontro di domani, via dei Genovesi 114, Cagliari.
Grazie, ha dato voce al mio sentito, io verticale e divergente fin nel midollo. Il senso di giustizia guida le mie scelte di vita e lavorative, recupero le parole predittive di Simone Weil : ” la libertà del nostro tempo è intesa come semplice cancellazione di qualsiasi dovere”, aggiungo dovere morale verso l’altro, e l’etica individuale cede il passo all’interesse personale