Ieri, per mille ragioni, ho finito di lavorare tardi e un po’ azzoppato moralmente. Per cui oggi mi limito a fare il minimo sindacale che vorrei garantire ogni mattina: informazione intelligente, onesta, cioè con i punti di vista e le prese di posizione ben esplicitate al lettore.
Può essere utile una sana rassegna stampa.
La Nuova Sardegna annuncia in prima pagina un’intervista a Giuseppe Vinci che poi non realizza nelle pagine interne, fornendo ai lettori uno sproloquio di ricostruzione storica del sequestro e schiacciando le parole di Giuseppe (terribili, commoventi e tragiche) in un mare di minchiate (a partire dall’odore dei maialetti nelle strade di Orgosolo a ferragosto). Le persone che sono state rapinate e vilipese non possono, non debbono essere usate per vendere una copia in più. Per fare letteratura sulla cronaca, bisogna essere letterati e non lo si diventa con descrizioni di ambientazione spruzzate qua e là. Giuseppe è cristalleria pura, è dolore resistente. Forse, il cronista avrebbe fatto meglio a leggere gli atti dei processi, a leggere il libro scritto dal padre, a capire e stupirsi dell’abisso di orrore e dolore, di devastazione di un intero paese, che è stato, nell’indifferenza dello Stato (perché Farouk sì e Giuseppe no?) il sequestro Vinci.
L’Unione Sarda continua nella sua crociata contro Soru.
All’articolo onesto di Giuseppe Meloni, cronaca della giornata di ieri, con l’intervista di Soru a Un giorno da pecora di Gepi Cucciari, è stato messo un sommario subdolo: .
Lo scopo dell’Unione è impedire che si formi nell’elettorato una decisione su Soru candidato, per cui nel giorno dell’addio di Soru al Pd per rottura verticale sul progetto politico, il giornale valorizza l’inciso che oggi rappresenterebbe l’unica via d’uscita non per far rientrare Soru nel Pd, ma per compattare il Centrosinistra, cioè le primarie. Insomma, il messaggio è: Soru non è ancora candidato. Bellissima, poi, la valorizzazione della proposta di Cappellacci, pronto a scendere in campo. Nelle settimane scorse si era parlato con insistenza di una candidatura di Pittalis e, tanto tempo fa, di una possibile candidatura di Alessandra Zedda. Oggi, si valorizza un post di Ugo Cappellacci, l’unico nel Centrodestra ad aver battuto Soru in una competizione elettorale, che, avvertendo l’incidenza di una candidatura Soru, dichiara, per iperbole, di essere pronto a tornare in campo per contrastarlo. La verità è che a Destra incombe la più forte delle candidature, che è quella dell’editore dell’Unione Sergio Zuncheddu. Mi ha riferito una persona presente, che durante una manifestazione di rozza vendita di gioielli mascherata da evento culturale svoltasi nelle campagne del Nuorese, alla domanda di Lorenzo Paolini sul valore di programma di governo del libro che l’editore sta portando in giro per la Sardegna, quest’ultimo avrebbe risposto che da tempo non dice più bugie e che, dunque, per non cominciare a dirne, preferiva non rispondere. Mi pare un chiaro annuncio di disponibilità. Io sono amico di Zuncheddu, ma mi sembra più mosso dalla paura per la sua libertà d’impresa (che avverte minacciata da una parte dalla forza avvolgente di De Pascale e, dall’altra, dal Soru che fu, piuttosto che dal Soru che è) che dalla sua vocazione (che è più quella di produrre ricchezza).
La Nuova fa poi, nelle pagine interne, uno scherzo da prete a Alessandra Todde. Parlando della crisi politica al Comune di Sassari, con l’annunciata uscita al novantesimo dei Cinquestelle dalla Giunta Campus (Sassari), pubblica una foto di lei con il presidente del Consiglio di Sassari e con, sotto, il titolo che ricorda come l’uscita dei Cinquestelle dalla Giunta di Destra di Campus regalerà a Sassari 6 mesi di Commissariamento.
Come inizio della campagna elettorale in campo turritano non c’è male.
Giulia Bongiorno è un avvocato importante e molto capace: ho pensato molte volte a lei quando un finanziere infoiato cercava prove nelle fogne per tentare di farmi arrestare. Però, nella polemica con Grillo, mi pare abbia torto. Riepiloghiamo i fatti. La Bongiorno difende la vittima dello stupro di cui, tra gli altri, è accusato il figlio di Grillo. Il processo si svolge a Tempio. Grillo contesta che ad ogni udienza, la Bongiorno fuori dal tribunale, come è nel suo diritto e nessuno lo contesta, divulghi urbi et orbi la sua narrazione del reato. Chi capisce di comunicazione, e Grillo ne capisce, sa che una cosa ripetuta, si afferma (non posso parlare di una determinata vicenda, ma anche io ho visto processi nei quali una balla è stata così pervicacemente ripetuta che un presidente di tribunale l’ha ripetuta, mostrando di avervi abboccato ingoiando esca, amo e lenza). Come reagisce a questo rilievo la Bongiorno? Esibendo il dolore della sua assistita e dicendo che Grillo ne ha fatto spettacolo. Si può anche dire che Grillo ha trovato pane per i suoi denti, ma si dovrà anche dire che la Bongiorno ha usato il dolore della sua assistita – della quale Grillo si è guardato bene di parlare – per nascondere il suo errore di superfetazione mediatica. Ovviamente, Il Dubbio, il giornale garantista degli avvocati, difende la Bongiorno oltre ogni logica.
Sono state pubblicate le motivazioni per le quali la Cassazione ha smontato il processo sulla cosiddetta trattativa (Enrico Deaglio, non sospettabile di collusioni mafiose, ha sempre scritto e dichiarato che a lui era sembrata un’inchiesta nata per coprire le grandi cantonate prese nelle inchieste Falcone e, soprattutto, Borsellino). Il Dubbio segnala questa frase nel dispositivo della sentenza: «Fermo restando il riconoscimento per l’impegno profuso nell’attività istruttoria di merito, deve, tuttavia, rivelarsi che la sentenza impugnata, e ancor più marcatamente quella di primo grado, hanno, invero, optato per un modello di ricostruzione del fatto penalmente rilevante condotto secondo un approccio metodologico di stampo storiografico». Ecco, bisognerebbe far studiare la differenza tra metodo storiografico e metodo giudiziario a gran parte di Pm e a tutta la Polizia giudiziaria che, il più delle volte, non sa neanche cosa sia la storiografia. Su questa sentenza, potete leggere anche l’editoriale di Leonardo Filippi sull’Unione che, ovviamente, nessuno noterà perché da un tempo infinito su questo e su altri giornali, i fondi parlano di pere e la cronaca di mele, per cui la gente li salta a pie’ pari perché li considera pensierini in libertà.
Questo è un esempio di approccio alla stampa, da fare studiare nelle scuole.
Illuminante.
Grazie
Prof., perché della sen. BONGIORNO non è stato posto in risalto il suo conflitto di interesse nell’esercizio della professione di avvocato, con l ‘incarico istituzionale che ricopre? La senatrice è membro della commissione giustizia, e con la magistratura avrà pur qualche convergenza.
Lei non crede che in un’aula di tribunale il giudice che si trova la Bongiorno togata, non abbia qualche forma reverenziale o peggio, si senta intimidito?
Alla faccia del “minimo sindacale”… grazie.