di Paolo Maninchedda
Come sempre partiamo da parole certamente pronunciate e non smentite e citiamo solo documenti ufficiali.
Il ministro delle Politiche Agricole della Repubblica Italiana, quando venne a Cagliari a sostenere il Sì per il Referendum costituzionale sulla riforma Renzi, disse: «Nei nuovi bandi degli indigenti che si apriranno nelle prossime settimane ci sarà spazio anche per il Pecorino romano e assicuro che la leva dei 14 milioni si potrà utilizzare in parte per lavorare sul pecorino, cioè per un po’ di ritiro di quantità di pecorino a sostegno degli indigenti». Poi aggiungeva che esisteva «il problema di allineare i tempi di pagamento soprattutto sul settore agricolo».
Attenzione alle date: la dichiarazione di Martina è del 19 novembre 2016.
Ricordiamoci che il referendum si è celebrato il 4 dicembre e che Renzi si è dimesso il 7 dicembre.
Primo punto: Martina a Cagliari, a novembre, di fronte al presidente della Coldiretti, aveva promesso che una quota dei 14 milioni del bando indigenti sarebbe andata al Pecorino Romano. Successivamente, a gennaio 2017, ha proposto di quantificare questa quantità in 6 mila quintali per un ammontare complessivo di 4,5 milioni di euro.
È una promessa degna di elogi e ringraziamenti oppure no? Risponde il deputato del Pd Siro Marrocu, membro della commissione agricoltura della Camera dei deputati italiana: «Non consentiremo, in un momento di grave difficoltà del Pecorino romano, che siano modificati i requisiti del bando da parte di Agea sui formaggi a pasta dura – spiega Marrocu a Chartabianca – ovvero quello del prezzo. Se nel 2015 e nel 2016, anni in cui il Grana aveva visto le quotazioni sotto i 7 euro, era stata riservata la gran parte dell’impegno finanziario a questo prodotto in sofferenza, oggi che è in crisi il Romano allo stesso modo ipotizziamo che la cifra di ritiro non debba essere inferiore a 10 milioni sui 14 previsti dal bando. Non acconsentiremo in alcun modo che ci sia una ripartizione diversa o che non tenga conto del prezzo di mercato, cioè 4 milioni per il Pecorino, 5 per il Grana e altri 5 per il Parmigiano».
Io sono d’accordo con Marrocu. In sostanza, negli anni scorsi, durante i quali il Pecorino strappava un buon prezzo, il bando indigenti ha favorito il Grana Padano (a pasta dura), l’Asiago pressato e il Provolone Val Padana (a pasta tenera) che invece avevano quotazioni sotto i 7,5 euro al chilo. Il Pecorino romano rimase escluso dalla misura. Oggi che il Pecorino romano ha una quotazione di circa 5,3 al Kg, cioè ampiamente sotto i 7 euro, non gli si riserva la gran parte delle risorse messe a bando, ma una percentuale ridicola (6000 quintali) rispetto all’eccedenza (circa 100.000 quintali). Non solo: lo si costringe a dividere le risorse disponibili con Grana ed altri. Chi sta facendo di più per la Sardegna, il deputato Marrocu senza claque o la claque itinerante degli urlatori?
Il ministro italiano che durante la campagna referendaria aveva detto che avrebbe fatto qualcosa per l’inserimento del Pecorino romano nel bando indigenti e poi, a gennaio, non ha riconosciuto a questo prodotto lo stesso trattamento riservato l’anno precedente ai prodotti allora in crisi, ieri, in televisione, ha ricevuto anche pubblici ringraziamenti: siamo alla sindrome di Stoccolma in stato di purezza. Non penso si debba ringraziare alcuno per una sperequazione così evidente, ma non si riesce a vederla e a contrastarla finché non si ha coscienza del proprio diritto e si fraintende un’elemosina, per di più ingiusta, con un beneficio fondato sul diritto.
Secondo e ultimo punto: ieri nei comunicati stampa fioccavano i milioni a centinaia, a catinelle. Si è parlato di sblocco dei pagamenti alle imprese per 100 milioni di euro. Di chi sono questi soldi? Dei sardi e della Sardegna. Chi li eroga? L’agenzia governativa Agea, che è ente pagatore della Regione Sardegna. Spiego che cosa significhi tutto questo. Significa che noi siamo proprietari del conto corrente, ma significa anche che, giacché non abbiamo avuto fiducia nelle nostre capacità, abbiamo deciso di farlo gestire a un’agenzia del governo italiano che eroga i soldi (nostri) secondo i suoi tempi, le sue procedure e le sue immancabili comodità. Questa è per noi del Partito dei Sardi una grandissima ferita: lottiamo da anni, e molto in quest’anno, per l’organismo pagatore sardo; non in grande compagnia, invero. In Italia ci sono 11 organismi pagatori; di questi, 8 sono regionali, 2 nazionali e l’Agea. Gli organismi pagatori hanno erogato complessivamente, nel 2013/ 2014 euro 4.489.783.335,72 a valere sul FEAGA ed euro 1.209.667.795,30 a valere sul FEASR. La Regione Toscana ha realizzato i pagamenti dell’anno negli ultimi mesi dello stesso anno, la Sardegna, attraverso l’Agea, sempre con un anno e più di ritardo, come ha ricordato – a se stesso – il ministro. Ma non è finita qui. Continuo sperando di suscitare quel minimo sentimento di orgoglio che dovremmo avere per liberarci delle nostre vergogne contro cui non manifestiamo mai. Le istruttorie delle pratiche di pagamento le facciamo noi e mandiamo ad Agea l’elenco di liquidazione validato. Capite che livello di subordinazione amministrativa abbiamo accettato negli anni passati (a proposito degli oratori immemori che ieri hanno scaldato l’ugola stimolati da un pubblico di 2000 persone)? I sardi si fanno le distinte di pagamento ma non pagano il dovuto a se stessi, piuttosto passano la distinta ai romani che, quando pagano, vengono pure ringraziati dai sardi, come è accaduto ieri. Roba da matti.
Chi era, è e sarà sempre in ritardo con i pagamenti dei sardi? L’agenzia governativa italiana Agea. Cosa si è ottenuto da Martina fino al punto di ringraziarlo (non lo sopporto)? Esattamente ciò che ci spettava sin dagli scorsi anni e che avremmo potuto fare da soli, con la differenza che Martina ci ha preparato da novembre un trappolone sul Pecorino Romano contro cui è rimasto a lottare a Roma, in Commissione agricoltura della Camera dei deputati italiana, il solo Marrocu senza fanfare e senza riflettori, e in Sardegna e a Roma, la Regione. I sindaci in prima fila sapevano di dover protestare soprattutto contro l’inadempienza e la costante slealtà di Stato dell’Italia verso la Regione?
No.
In questi giorni tramite questo sito stiamo apprendendo la sistematica disinformazione su quanto di buono produce la politica sarda ed in primis l’assessore ai lavori pubblici cioè l’attività di Paolo e del nostro gruppo consiliare. Non è ammissibile che Sindaci ed altri amministratori pubblici siano così disinformati.