Ieri Il Fatto Quotidiano dava la notizia di alcune cause di cui il neo nominato Segretario generale della Regione, già presidente della II sezione del Tar, si è occupato nella sua attività pregressa e recente.
Mentre noi avevamo posto il problema della transizione immediata, senza alcun periodo di raffreddamento, dai ruoli della magistratura (sebbene già Prodi avrebbe voluto abolire i Tribunali amministrativi) a quelli del Governo regionale, con l’imbarazzo derivato dalle cause discusse avendo il Governo stesso come controparte, il giornale di Travaglio metteva in evidenza le sentenze della II sezione del Tar che avevano avuto come vincitori parti o persone dell’attuale maggioranza.
C’è un che di insinuante nella scrittura del Fatto che non ci è mai piaciuta e mai ci piacerà, come pure c’è la tendenza a massacrare le persone in piazza, a farne carne da macello in processi pubblici senza contraddittorio, e anche questo non ci piace per nulla.
Ieri, però, veniva riportata anche un’importante notizia: l’ultima causa discussa dalla sezione presieduta dal presidente neo nominato segretario generale della Regione Sardegna, è stata definita nello stesso giorno nel quale la Giunta perfezionava la nomina, e riguardava l’annosa vicenda della villa del sindaco di Olbia Settimo Nizzi.
A me poco importa, anzi, non me ne importa proprio nulla, se Nizzi poteva o non poteva farsi lo scantinato, ma è indubitabile che il fatto raccontato sia una notizia e anche significativa.
Questo è l’articolo che La Nuova Sardegna ha fatto sul pronunciamento del Tar su Villa Nizzi. Come potete vedere il nome del presidente del collegio del Tar non c’è, né si fa cenno al fatto che egli sia stato nominato Segretario generale della Regione Sardegna, né si accenna alla circostanza che la sentenza Nizzi sia stato l’ultimo suo atto prima della nomina, avvenuta ‘in pari data’ come scrivono i Carabinieri, a segretario generale della Regione.
Questo della Nuova non è giornalismo, è altro.
Ed è ancor più evidente perché La Nuova negli ultimi anni non ha mancato di seguire Travaglio nei processi di piazza, nell’esposizione al pubblico ludibrio di persone per bene, nelle semplificazioni giustizialiste e nelle assoluzioni politiche opportunistiche, nelle campagne di informazione di fiancheggiamento (quella per il tubo del gas o le interviste lenzuolate a Solinas sono un capolavoro di letteratura comica) e in quelle di sistematica emarginazione degli scomodi.
Ieri si è dunque avuto un esempio da non seguire della forza del potere, che ottiene – da chi ha vocazione fiancheggiante – anche senza chiedere, solo con lo sguardo. Ma non è giornalismo, è un altro genere di attività.
Sardigna «disgraziata terra»…
Disgraziati, dirgrassiados, innangarados, atzegus e macos semus nois, comintzendhe de cantos políticos de donzi misura e colore, e de candho!, sunt nàschidos (pagu male, antzis bonu) ma créschidos maleitos pro “scelta” (e nois ifatu issoro si no pro séberu pro carchi piaghere) prus afariados a fatos, torracontos e fatuzos (bruscerias) personales o de butega, deputados e senadores in pectore de su Parlamentu italianu e serbidoredhos de un’istadu istranzu a tot’àteru pessendhe, fuindhe dae sa responsabbilidade de guvernare sa Sardigna, dèndhennos a imparu sa disistima si no própriu s’ódiu pro nois etotu e pro sa terra chi nos sustenet, a nos imparare su menefreghismu e s’irresponsabbilididade, ispetendhe sos miràculos de importatzione, àbbiles a nos pònnere su fogu in domo e in pes nostros etotu chentza ischire mancu ite semus faghindhe, chentza ischire inue zughimus sos pes e prus pagu sa conca, chentza mai bídere chi su fogu noll’ant tzacadu in conca e in sa cusséntzia, prenas una e àtera de ignoràntzia e de presuntziones ‘civiles’, diplomados e laureados a ignorantes e isperditzieris, gai políticos e gai ‘educatori’ de donzi zenia e mescamente de un’iscola infame fata che in logu e zente de vattelapesca, fata prus che àteru, si no solu, a nos ammanitzare sa vallízia e tucare a chircare ‘fortuna’ peri su mundhu.
Candho est chi in Sardigna amus a tènnere políticos dignos de sa definitzione de Paolo VI, dignos de guvernare unu pópulu istrassiadu che crabas mérias chentza pastore, e una classe docente de donzi órdine e gradu chi nos imparet a nos stimare, connòschere, rispetare e guvernare, prus pagu preocupada de sos orizontes invalsi o àteros chi nos bombardant e menzus preocupada de nos fàghere ischire chie e inue semus, ite tenimus de bonu e de malu e ite sunt sos cumportamentos e fàgheres de libbertade e responsabbilidade de zente tzivile?
Credo che sia il due pesi e due misure ad offendere. Non dobbiamo dimenticare che i giornali da sempre creano o distruggono il consenso. Dovrebbero controllare il potere, quando se ne abusa, ma spesso dal potere sono controllati. Le ambiguità nei nostri tempi sono macroscopiche, ma preferiamo non vederle.
Poi sugli incendi. La vicinanza di Solinas, ma a cosa serve?
Appiccare fuoco per creare allarme, per vendetta, per costringere i proprietari a vendere, questo è il vero problema.
Anche in questo caso una cultura subdola, senza nome, come si pretende, perché chi mal fa, in genere, nasconde la mano…
“C’è un che di insinuante” nel pretendere che la Nuova Sardegna (giornale che non ho mai letto in vita mia) ed altri organi di stampa debbano per forza evidenziare nome, cognome, ruolo precedente e nuovo ruolo di segretario del presidente TAR della sentenza di Nizzi.
Insomma, se il TAR ha dato ragione a Nizzi non bisogna pensare che sia (solo) perché (forse) la normativa edilizia è quella, ma unire i puntini, mettere (necessariamente) in relazione le cose e preparare il solito, insinuante, processo di piazza. Ecco il buon giornalismo.
Pienamente d’accordo.
Ma l’orrore è il non vedo non sento e non parlo di chi dovrebbe perseguire comportamenti del genere.
Caro Professore, una premessa. La Sardegna brucia, e il terrore delle fiamme devasta la nostra disgraziata terra. Nessuno ha fatto notare che il Corpo forestale è stato decapitato per meschina vendetta del suo Comandante in piena campagna antincendi. Nella giornata di ieri neppure una parola di vicinanza di Solinas alle popolazioni colpite da questa sciagura, agli uomini e donne impegnati a combattere il fuoco. Certo nessuno si immagina che quello si scapicolli (con quella stazza) in giro per le campagne, ma un po’ di decenza. Almeno una finta.
Per il resto, vale bene la sua analisi, che non ha bisogno di commenti ulteriori. Ma a noi osservatori, sebbene un po’ distratti, è evidente che la gustosa vendetta, in questo teatrino della convenienza e articolesse per un unico lettore, rimane il reciproco disprezzo sia di chi scrive, che di chi legge.