Nelle recenti visite dei ministri italiani Centinaio e Salvini in Sardegna, l’uno invitato dalla Legacoop e l’altro dalla Coldiretti, si è registrato un ulteriore abbassamento dello spirito critico del sistema politico e informativo della Sardegna. Il livello più alto di celebrazione acritica è stato il titolo in prima pagina dell’Unione Sarda: “Salvini: difendo i prodotti sardi“. Al di là del discorso ottocentesco di Salvini sull’autarchia alimentare dell’Italia, molto impattante sul piano emotivo, difficilissimo da vedere applicato in pratica se non legandolo a nuove politiche dell’ambiente, della salute e dei prezzi (con il potere d’acquisto degli italiani che diminuisce e il reddito pro capite dei sardi inferiore nei paesi di quasi la metà rispetto a quello delle città che non sembra essere nelle menti e nelle possibilità di questo governo (che ha già aumentato le tasse e dopo le europee sarà costretto a continuare a farlo), Salvini parlava di fronte alla platea militarizzata di Coldiretti, la stessa organizzazione impegnata da tempo a favore del Cacio Romano contro il Pecorino Romano della Sardegna.
La stessa organizzazione che gestisce il marchio IGP Agnello di Sardegna con risultati a dir poco opachi; la stessa organizzazione che si è impossessata della gestione romana degli albi genealogici degli ovini sardi. Date queste contraddizioni, è evidente che in gioco nella megamanifestazione di Cagliari non c’erano i temi agricoli, ma la rappresentanza del mondo agricolo. La Coldiretti ha voluto dire a Salvini che nelle campagne sarde comanda lei, non gli ‘autonomi’ dei movimento che durante la campagna elettorale promossero la discussa e discutibile (e peraltro inefficace sul prezzo del latte) protesta del latte. Alla fiera di Cagliari il Governo italiano è stato chiamato a riconoscerre il suo interlocutore in Sardegna o a scegliere di scontrarvici.
Legacoop, un tempo di sinistra, si è fatta fare una patetica lezioncina di sviluppo dal ministro Centinaio (turismo e agroalimentare), con ricette anni Ottanta, senza battere ciglio, col ginocchio piegato e il volto orante. Anche in questo caso, il ministro avrebbe potuto anche raccontare barzellette, lo scopo vero era da parte della Lega, dimostrare, ai suoi e agli altri, di avere rapporti diretti col governo gialloverde. Il collateralismo dei tempi della Dc impallidisce di fronte a questi funambolismi della subordinazione questuante.
Umberto Saba, mi pare nel 1948, spiegò che l’Italia è specializzata nel fratricidio, non nel parricidio che, diceva lui, determina le vere rivoluzioni. L’Italia vuole sempre essere nelle grazie del padre, al quale però chiede sempre di ammazzare il suo fratello. La Sardegna ha contratto la stessa malattia.