Non intendo commentare la contestazione della ministra Roccella, non foss’altro perché ne sono pieni i giornali e i siti di informazione.
Invece, a me che ho conosciuto da ragazzo il terrorismo, preme dire che quel clima sta tornando, a Destra e a Sinistra.
Si nota come la politica ridotta a persuasione e manipolazione delle masse, la politica epidittica che confonde le tecniche di vendita con i contenuti della politica, sia tragicamente incompatibile con la dialettica. Nessun venditore, infatti, presuppone una forza di dissenso nell’acquirente: il cliente è per definizione cera molle che deve essere plasmata, se reagisce è colpevole.
Ho visto con i miei occhi la parabola di chi è passato da una forte convinzione all’intolleranza e all’odio. L’ho visto nel grande scenario della storia e nel piccolo palcoscenico locale. L’odio penetra nelle ossa delle persone, come il sonno, ed è difficile da estirpare.
Tempo fa bussarono a casa mia gli esponenti di una minoranza religiosa che mi chiesero se avessi piacere di parlare con loro della Bibbia; risposi che l’avrei fatto volentieri se loro avessero risposto a una mia domanda. Accettarono. Chiesi: “Ogni parola della Bibbia è parola di Dio così come Dio l’ha pronunciata?” Risposero: “Sì”. Io dissi: “Io credo di no. Volete entrare?”. Declinarono l’invito.
Il tema è lo stesso in politica e in letteratura.
Non è un caso che si registrino ormai quasi più scrittori che lettori.
Tutti affermano, nessuno ascolta; tutti scrivono, nessuno legge.
Le storiche vittime dei pregiudizi razziali e di genere, cioè coloro che dovrebbero essere educati alla dialettica, al pluralismo e alla tolleranza, sono più dogmatici e intolleranti nelle loro posizioni del peggiore degli inquisitori.
Un ministro della Repubblica, un ministro dico, dice con non curanza che bisogna tutelare la società dalla sostituzione etnica, nuova versione della solita ideologia razziale della Destra italiana. Che dialogo è possibile tra due affermazioni che non accettano mai alcuna replica?
C’è un nesso poco praticato in letteratura tra estremismo e narcisismo.
Alla fine, però, non vi è stato rivoluzionario che abbia avuto il tempo di riflettere su se stesso, che non abbia ammesso il forte legame tra l’intransigenza delle proprie posizioni e l’alta considerazione di sé, fino ad impugnare un’arma per eliminare l’avversario.
C’è ancora troppa gente che cerca nel successo sociale e/o di gruppo la conferma della sua esistenza in vita, come c’è sempre un po’ di eroismo in tutte le sette.
Tutti hanno i loro martiri. Ma il guaio è che meno sono le capacità di governo, più ci sono candidati al sacrificio estremo. Dovremmo augurarci più persone adatte a fare i primi ministri che vocazioni eroiche.
E il sangue scorre, alimentato dalle esperienze dell’odio.
Buongiorno Professore. Mi hanno suggerito qualche mese fa questo sito e da allora lo visito spesso. Vorrei solo farLe sapere che lo apprezzo moltissimo; mi sembra un’oasi dove informazione, approfondimento, spirito critico, dialogo, trovano ancora spazio. La saluto cordialmente.
Dissenso sì, no all’intimidazione. Levarsi e bloccare chi parla è una forma di intimidazione.
Medardo, attenzione agli aspetti istituzionali, ai quali io sono affezionato come post-azionista. I governi hanno il dovere di dialogare e hanno un luogo del dibattito: il Parlamento. Hanno anche il dovere di adempiere al programma presentato agli elettori e dunque di far valere la loro maggioranza pur in presenza di legittimo dissenso. Non sono per niente d’accordo con forme di dissenso che zittiscano l’interlocutore. Se un governo mi ignora, ho sempre la mia libertà di parola e di organizzazione a garantirmi spazi di persuasione della pubblica opinione per cambiare le leggi. Io la vedo così. Bisogna ricordarsi come finì in tragedia l’11 marzo del 1977, un giorno iniziato con l’assemblea di CL, poi circondata dagli estremisti di Sinistra e poi conclusasi con l’omicidio del povero Lorusso, ventiseienne, da parte delle forze dell’ordine. Tutto inizia sempre con qualcuno che ritiene di aver ragione a zittire un altro.
Il governo Meloni e la sua maggioranza si lamenta per il trattamento riservato a Torino ad una sua esponente di primo piano come la ministra (il ministro, la ministro … come si dice? non vorrei offendere nessuno) come Eugenia Roccella. I contestatori sono stati accusati di essere anti democratici perchè le hanno impedito di presentare il suo libro e di aver rifiutato il confronto dialettico con la Roccella stessa.
La ministra Roccella acconsentiva a discutere del tema “famiglia” in occasione della presentazione del suo libro al salone del libro di Torino. Non lo ha fatto prima, quando i provvedimenti di legge erano in formazione, quando cioè il confronto poteva servire per ragionare sui diversi punti di vista presenti nella società e per cercare di farne sintesi, come la buona politica dovrebbe. Il peccato è fatto di “parole, opere e omissioni”.
Ha preferito tirare dritta (lei, il suo governo e la sua maggioranza) e allora a chi non è d’accordo, a chi la pensa diversamente, a chi ha altre ragioni, le proprie, non resta che dissentire e protestare. In democrazia è legittimo dissentire e protestare, non lasciarsi ridurre a Golem attivabile dalla voce del padrone.
Molto più complicato. Sono d’accordo sulle tattiche da imbonitore di molti politici: hanno persino convinto i poveri sfruttati che è necessario privilegiare le classi sfruttatrici!
Non sono d’accordo sulla previsione di un odio che genererà una stagione tipo quella degli anni di piombo. Quelle generazioni avevano una formazione alta, anche una percezione distorta, e vedevano possibile la contrapposizione solo con le armi. Oggi il cinismo prevale. Mi pare che l’accomodamento, come dice Bersani, prevalga. Si sale sul carro del vincitore. Ciò avviene anche perché non si ha formazione seria, una visione della complessità delle cose. Poca fiducia nella esistenza in vita della democrazia.
In questo momento è vincitore l’estremismo di destra. Tutti a legittimarlo.