È morto Marco Diana, il maresciallo dell’esercito ammalato di tumore, contratto per esposizione all’uranio impoverito nelle missioni nei Balcani.
La notizia, per i giornali sardi, è di rango provinciale.
Poiché Diana era di Villamassargia, l’Unione la richiama con un riquadro in prima; la Nuova la manda nelle pagine interne, perché oggi la Nuova è nella versione filogovernativa.
Dopo i risultati della Commissione d’inchiesta presieduta da Gian Piero Scanu non possono esserci più dubbi sull’origine e la responsabilità di queste morti.
Invece, il signor Diana non è un omicidio di Stato, è un morto di tumore.
Non è vero. Diana è vittima di un omicidio di Stato.
Lo Stato non tollera di essere giudicato.
Faccio degli esempi.
Dove sono le carte della cassaforte del generale Dalla Chiesa?
Dove sono gli originali delle carte vergate in prigionia da Aldo Moro?
Come mai non si è mai indagato fino in fondo sugli omicidi realizzati dagli estremisti di Destra come killer della mafia?
Tutto tace.
Chi ha pagato per aver mandato Marco Diana nelle zone contaminate senza protezioni?
Chi erano i ministri della Difesa, i capi di Stato Maggiore, i comandanti sul campo che fecero le scelte, che selezionarono la carne e azionarono il tritacarne? Conosciamo tutti i nomi. Conosciamo le politiche. Vediamo i loro epigoni comportarsi quasi come loro (a parte i comandanti in campo, che cominciano a ribellarsi), ma non vediamo mai un’azione giudiziaria che faccia giustizia. Anzi, vediamo anche i ministri della Difesa della sinistra, che appena assumono il ruolo, divengono, come quello attuale, comicamente marziali, tirano su la schiena e mandano il pettuccio in fuori, assumono la mandibola militare, una pena di assenza di cultura, di coscienza di sé e dell’altro, di maturità istituzionale (d’altra parte, io ebbi la sventura di confrontarmi con una ministressa che volteggiava in elicottero sulla Sadegna per cogliere dall’alto il quadro delle operazioni. Purtroppo restai da solo – come sempre – a censurare questi ministri vacanzieri (un altro, questa volta all’Ambiente, faceva barbecue estivi e qualche comunicato, una maschera che sarebbe piaciuta a Zalone). Questa Italia di macchiette manda i ragazzi allo sbaraglio, perché non ha coscienza della drammaticità della vita.
Questa e altre domande (mi sto trattenendo dal fare domande sulla e alla magistratura per vedere come va a finire, per vedere dove si vuole arrivare, per descrivere alla fine l’assenza di pudore, il doppiopesisimo, la censura) oggi avrebbero dovuto onorare la tragedia della morte di quest’uomo.
Invece no: si piange l’uomo, si evoca parzialmente la causa della morte, si tace totalmente sui carnefici. La Sardegna che continua a fornire carne da cannone non mette mai in discussione i padroni dei cannoni.
Noi sì; noi, per quel che vale, li disprezziamo, li combattiamo e li combatteremo sempre.
Certo c’è, e c’è sempre stata, una violenza di Stato. E’ insopportabile che si taccia sui morti-militari, al servizio dello Stato. Concordo pienamente. Ho parenti che sono morti per le stesse cause per cui è morto Diana. Avrebbero dovuto esser protetti o, perlomeno, informati dei pericoli cui andavano incontro.
Vorrei aggiungere due cose: GdF, Carabinieri, Polizia, hanno svolto e svolgono per anni un servizio altissimo, esposti a pericoli che si assumevano in prima persona, senza nessun encomio, con paghe assai basse. La corruzione dilagante anche fra di loro oggi, il malcostume e la maleducazione che non poteva non intaccarli, essendo pane della vita, non ci possono far dimenticare il loro ruolo nell’assicurare il rispetto della legge, colpiti dal sarcasmo di chi dovevano censurare. Non dimentichiamoci che sono loro a fare indagini e ad arrestare i colleghi che sbagliano. La loro vita è stata di incompresi: dalla popolazione e dallo Stato, in nome del quale agivano e agiscono.
Allo stesso modo non penserò male di tutti i preti, monaci, vescovi, cardinali, per quanto di sozzo si sta scoperchiando in Italia e nel mondo.
Distinguere darà più forza alla nostra azione. Calibrare la violenza di Stato (vi è sempre, in qualche misura: privare della libertà un criminale, anche questa è azione violenta) e usarla quando necessaria al benessere pubblico, questo è il punto.
Zughent sa cusséntzia de unu machinàriu computerizadu. Epuru fintzas custu dipendhet de carchi cusséntzia gàrriga de libbertade e responsabbilidade, ca no s’est fatu a solu!
Ma cal’est custa ‘cusséntzia’, cussa de su dimóniu Moloc?
L’ allora ministro della difesa …mi sembra che abbia fatto carriera.
Tutte le volte che gli hanno chiesto qualcosa -riguardo all’ uranio impoverito- non ha mai aperto la bocca, sempre provida invece a rilasciare dichiarazioni sull’universo mondo.
Io quando lo vedo o lo sento per radio cambio canale,
…non ho voglia di ascoltare banalità e inutile retorica patriota.
Lui è tutti quei ministruccoli incravattati che giocano a fare i soldatini con il fondoschiena altrui mi fanno venire il voltastomaco, …mi ricordano quel famoso generale di “Un anno sull’ altipiano.”.
Le mie condoglianze alla famiglia di Marco Diana.