Mi sa proprio che è iniziata la campagna elettorale, con tutto il suo corredo di mistificazioni non smascherate dai giornali per convenienza, per pigrizia, per assuefazione.
Il primo segnale è l’annunciata impugnazione della finanziaria nazionale in nome dell’insularità e/o della continuità territoriale. Si impugna un comma della finanziaria, inserito in legge grazie a un emendamento sul quale Giunta, maggioranza e parte dell’opposizione avevano all’unisono intonato un peana a se stessi: si tratta dei famosi 20 milioni in tre anni per la continuità aerea della Sicilia e della Sardegna. Si tratta di un ricorso talmente campato per aria che la Sicilia si è già dissociata.
Il secondo segnale è l’avvio di consultazioni popolari sul piano energetico regionale, a dieci mesi dalla fine della legislatura e dopo avere, nell’ordine, fatto pasticci inauditi sul tubone del gas, aver subito il Tyrrenian link come soldatini ammaestrati e aver pasticciato sui depositi costieri.
Il terzo segnale è l’avvio dei riti di purificazione prima dello scannamento: ieri il centrodestra si è riunito nel palazzo del Comune di Cagliari in via Roma (e i luoghi sono anche simboli, cioè si sono riuniti nella casa dell’uomo forte del partito più forte, che non è quello del presidente Solinas) per dire a tutti che si amano, ma che stanno studiando come avviare i duelli a eliminazione diretta e definitiva per decidere chi sarà il prossimo candidato alla presidenza.
L’opposizione tace. Perché? Perché è alle prese con un’evidenza non di poco conto: il congresso del Pd ha anche già venduto la presidenza della Regione, a insaputa degli alleati del Pd fuorché uno, anzi una parte di uno. Gli sforzi per costruire una visione, un programma e una squadra? Aria fritta, si è andati subito al sodo: io do a te via libera per questo e tu dai a me via libera per quello. Brutale e semplificato? Sì, esattamente, e adesso questa inutile esibizione di forza sta costipando il percorso verso le regionali, col Pd che ancora una volta, e per l’ennesima, scommette sul fatto che non ci siano uomini liberi che pur di non piegare il ginocchio a accordi indigeribili (perché non aggreganti) siano anche capaci di candidarsi fuori dal coro a fare i terzi incomodi. E invece temo che proprio i terzi incomodi ci saranno, non perché ce ne sia bisogno (anzi!), ma per dignità, per ribellione a chi semplifica la realtà per renderla aggredibile dalla poco intelligente e smisurata considerazione di sé.
Mentre questa ampia cerimonia di distrazione di massa è in corso, prosegue il suo corso il fiume carsico delle inchieste giornalistiche e giudiziarie che stanno cercando di tenere il punto sulla verità di questi anni, che riguarda un intreccio di favori e soldi che così sfacciatamente e trasversalmente non era mai stato registrato.
Oggi è la volta della seconda puntata dell’inchiesta di Indip sul Cipnes, il Consorzio industriale della Gallura, che dovrebbe occuparsi di rifiuti e servizi alle imprese e invece fa tutto e il contrario di tutto, e che viene individuato dall’Assessore al Turismo (avete capito bene, dall’assessore al Turismo) come soggetto attuatore di politiche di promozione e attrazione. Cosa ha fatto Indip? Ha scartabellato nel sito di Amministrazione trasparente e ha scoperto che un ristorante di Capoterra ha caratteristiche migliori degli altri per vedersi affidati, con affidamento diretto, decine di migliaia di euro. Il problema è che l’affidamento non è unico e che la rotazione è andata a farsi benedire. Questa storia di usare l’affidamento diretto a valle dello stanziamento regionale a favore di enti pubblici è una foglia di fico che rischia di tramutarsi in un filo interdentale per chi ha pensato di usarlo per nascondere le proprie predilezioni nella selva dei fornitori, amici e amichetti.
L’articolo 1 della legge 120/2020, comma 2 lettera A, che consente l’affidamento diretto senza la consultazione di più soggetti, prevede che esso avvenga prima di tutto verso soggetti in possesso di pregressa e documentata esperienza in attività analoghe a quelle affidate e che comunque si applichi il principio della rotazione. Dare due volte la fornitura alla stessa impresa rischia di essere molto rischioso e, a quel che si sa, sono almeno due le procure ad avere il naso nella selva dei sotto soglia (c’è un editore specialista di sotto soglia che si è messo un pannolone per la paura). E quando le procure mandano gli omini in divisa a far domande, gli amministratori che hanno indicato le imprese ai rup tremano, perché sanno che è vero che i rup comunque si assumono delle responsabilità nel dire che la tale impresa è stata loro segnalata dall’organo politico, ma è anche vero che dicendolo riducono la loro responsabilità per averla privilegiata.
Insomma, mentre in superficie si celebrano feste, nel sottosuolo l’inferno prepara alloggi.
Buondì professore.
Purtroppo non ho le capacità del mago Felice nella predizione del futuro ma, in compenso, sono piuttosto stronzo.
Da suddetto le chiedo di essere più chiaro in merito alla seguente frase:
“[…]Pd ha anche già venduto la presidenza della Regione, a insaputa degli alleati del Pd fuorché uno, anzi una parte di uno […].
In altre parole chi ha venduto a chi altro?
Il primo chi è facile da intuire, OMISSIS, ma chi è l’altro?
La vicepresidente?
Professore, i suoi dettagli incuriosiscono sempre. Per caso l’editore col pannolone è lo stesso che il 22 febbraio era a tovagliato al ristorante in compagnia di cariche istituzionali? Chiedo per un amico.