Posto che non sono stato certo io a volere un processo in piazza, cosa che mi fa profondamente schifo (mentre le indagini – lunghissime – sono in corso) attraverso una clamorosa Conferenza stampa, e posto che mi stavo serenamente avviando a un ritiro totale dalla vita politica quando sono stato investito da una campagna di stampa che avrebbe ammazzato moralmente chiunque, seppure condotta con la foglia di fico “Maninchedda non è indagato” (sarà davvero così? Chissà? Forse sì, ma una cosa è certa: Maninchedda è stato a lungo spiato) sono costretto dalle circostanze a stare in piazza, cioè nel luogo che amo di meno.
Finalmente ho potuto leggere l’ordinanza di custodia cautelare della Procura di Oristano.
Tra le tante cose che vi si possono leggere (alcune delle quali così chiaramente infondate che qualunque giornalista in buona fede le avrebbe potute contestare già durante la conferenza stampa, ma di questo si parlerà in altra sede), ve n’è una che mi ha ricordato la vicenda dei fondi ai Gruppi del Consiglio regionale.
Ad un certo punto la Procura contesta, fino ad indagarlo, l’ex capogruppo in Consiglio regionale del Partito dei Sardi, perché sospettato di aver contrastato, secondo la Procura, l’accesso agli atti di un altro consigliere regionale sugli interinali assunti dalla Asl di Oristano.
Leggo e rileggo pensando di trovare almeno un cenno ad una vicenda che ebbe largo eco nella stampa del 2016 (guardate l’anno, guardatelo bene per capire quanto le leggi in Italia siano carta straccia) e non trovo nulla.
Leggo poi che anche il Direttore generale del tempo è indagato per la presunta ritardata consegna degli atti, secondo la Procura.
Leggo e rileggo, incredulo, e non trovo nulla.
Allora scrivo.
Si deve sapere che Augusto Cherchi, consigliere regionale del Partito dei Sardi, aveva fatto, pressoché contestualmente (o subito dopo) alla prima richiesta del consigliere regionale che aveva fatto l’accesso agli atti solo per Oristano, un accesso agli atti in tutte le Asl della Sardegna per avere i dati sugli interinali in tutte le Asl, confrontare le procedure di reclutamento, la pertinenza dell’utilizzo del personale ecc. ecc.
Dopo quell’accesso agli atti, il Partito dei Sardi fece una conferenza stampa, della quale vi è ancora traccia in rete nel sito dell’ANSA (l’Ansa dico, non questo blog, fatto all’alba ogni giorno, ma l’Ansa, l’agenzia di stampa nazionale), con la quale annunciò che solo 5 ASL su 11 avevano risposto, e per lo più in modo interlocutorio e non esaustivo, alla richiesta dell’on. Cherchi, 6 avevano taciuto del tutto. Ecco qui il link.
E dunque il gruppo del Partito dei Sardi non è stato neanche lontanamente il gruppo dell’omertà, semmai è stato il Gruppo che voleva un’indagine regionale sugli interinali.
Ma lasciamo da parte gli aspetti politici, che dire del fatto che la Procura di Oristano che indaga l’ex DG della Asl e l’ex Capogruppo del Pds per la presunta ritardata consegna degli atti richiesti su Oristano, non proceda penalmente contro i DG che non risposero all’accesso agli atti dell’on. Cherchi, non proceda contro i vertici dell’amministrazione del Consiglio regionale che non fecero valere i diritti di Cherchi almeno tanto quanto si adoperarono per far valere quelli del consigliere regionale che fece l’accesso agli atti per Oristano? Perché non si è adoperata per agire contro i vertici dell’Assessorato che non risulta abbia svolto alcuna moral suasion sugli altri DG della Sardegna rispetto alle richieste dell’on. Cherchi? Evidentemente l’oblligo dell’azione penale è avvertita come urgente solo per il Partito dei Sardi.
Ecco, qui mi sovviene (direbbe Leopardi) l’indagine dei fondi male utilizzati dai Gruppi consiliari del Consiglio regionale della Sardegna. Quella indagine nacque come un’incisione chirurgica che puntava a colpire solo il Gruppo misto. Solo tardivamente e perché costretta dalle circostanze dilagò fino a coinvolgere i partitoni italiani e a svelare un mondo che inizialmente era rimasto assolutamente coperto.
Qualcuno dirà: fai valere queste riflessioni in giudizio. Ma io non posso ancora farlo, devo aspettare (3 anni, dura da tre anni ad oggi questa storia, perché la conferenza stampa del Pds è datata 2 dicembre 2016!) che tutto si conlcuda. Questa è la giustizia in Italia. Prima si deve subire, dopo, se si è rimasti vivi, ci si può difendere.
E no, Rizzuti, non stanno così le cose. Un’ordinanza di custodia cautelare è un atto grave e può essere commentato. E se si indaga un cittadino per aver commesso un reato, non si può non indagare il vicino di casa che ha commesso lo stesso reato. Non si tratta di complotti, ma di pregiudizi espliciti. Lei vuole aspettare la fine delle indagini? Certamente, ma qui è in discussione il principio. Quanto al continuo abuso dei nostri politici, Lei svela un chiaro pregiudizio: ha di fronte un politico che non ha mai abusato di nulla. Le è chiaro? E come me, tanti. Ha bisogno della sua piccola forca quotidiana? Per favore, vada altrove.
Egregio Professore,
senza voler scivolare nell’ovvietà più irritante ma l’art. 112 della Costituzione sancisce i principi dell’obbligatorietà dell’azione penale da parte del pubblico ministero quando si ravvisa un’ipotesi di reato.
Ipotesi che deve trovare elementi di certezza della colpa attraverso le indagini e un confronto tra le parti nell’aula di un Tribunale.
Personalmente indirizzerei la mia attenzione sul continuo abuso del ruolo dei nostri politici anziché rincorrere il fantasma di un grande vecchio che trama contro alcuni per salvarne altri.
Aspettiamo la conclusione delle indagini e poi ognuno esprimerà la propria solidarietà agli innocenti o il più profondo sdegno ai colpevoli.
Ai posteri…………..
È una vicenda che per ora non può che essere considerata con un termine generico “strana” così come le vicende di Bainzu Piliu ed i quadri acquistati dal gruppo Psd’az e lasciati appesi in consiglio regionale e cercati da altre parti. Strani avvenimenti che lasciano perplessi. Il Vangelo dice : beati coloro che hanno fame di giustizia …
Forte e convinta solidarietà a Paolo Maninchedda