Oggi si apprende dalla stampa, solo dalla Nuova Sardegna, che il Tribunale di Nuoro è entrato nel merito dell’indagine e del giudizio che aveva portato al sequestro del cantiere dell’inceneritore del Consorzio Industriale di Macomer; ciò consente a noi poveri mortali di vedere all’opera un magistrato del Tribunale di Nuoro nella valutazione dell’attività di un altro magistrato della Procura di Oristano e del Gip che aveva disposto il sequestro.
Ovviamente, nel mondo della trasparenza, questa sentenza non è reperibile in rete, per cui siamo condannati a riferirne di ‘seconda mano’, cioè alla luce dell’articolo pubblicato, attenendoci scrupolosamente al virgolettato.
L’ipotesi dell’accusa era che una funzionaria della Asl di Nuoro avesse commesso il reato di falso ideologico nella compilazione di atti risultati decisivi per la concessione di alcune autorizzazioni amministrative.
Il giudice avrebbe definito le accuse «congetture ed illazioni completamente prive di supporto all’esito dell’esame delle risultanze processuali».
Non basta.
Scriverebbe poi il giudice una cosa gravissima: «Non è ipotizzabile che l’autorità giudiziaria, sia pure in modo indiretto, possa invadere la sfera riservata al potere della Pubblica Amministrazione, con valutazioni di merito effettuate, di fatto, sostituendosi a questa».
Sono parole di una gravità rilevantissima, ma che non produrranno alcun effetto. Alla Procura di Oristano va tutto bene e al Consiglio Superiore della Magistratura tutti dormono. Scrivo queste cose in scienza e coscienza, consapevole che l’unica cosa che di me non sanno le Procure sarde è l’ematocrito.