Leggo come espiazione i verbali d’udienza del processo in corso a Oristano sulla indagine chiamata Ippocrate.
Mi faccio male e mi deprimo ogni volta; mi riprometto di non leggere più niente, poi non riesco a non farlo e ci ricasco, ricasco in un dolore abissale perché sto di fronte a un potere d’accusa senza limiti e a difese per lo più ridicole, a parte rarissime eccezioni. In larga misura, in Sardegna, finire nelle mani della Giustizia significa per l’80% cavarsela da soli e per il 20% trovarsi un avvocato combattivo e libero, specie rarissima e in via di estinzione. I più tra i legali hanno paura di fare domande ai testimoni perché ne temono le risposte, cioè perché non conoscono la materia, ma si preparano solo per l’udienza, per cui temono di trovarsi di fronte all’ignoto che invece governerebbero se avessero a mente tutti gli atti. Ma io non faccio testo, sto invecchiando, vengo da una vecchissima scuola che riteneva la ragione il principio organizzatore della conoscenza e la fatica dell’intelligenza delle cose la base etica dell’esistenza.
Fatto è che l’ultimo verbale che ho potuto leggere è quello di una vecchia udienza (quelle recenti non me le danno, per preservare, dicono, l’andamento del processo) nella quale ha deposto l’ispettore del lavoro che ha avuto un ruolo, come ufficiale di Polizia Giudiziaria, tutt’altro che marginale nell’indagine contro i dirigenti della Asl di Oristano e i miei ex compagni di partito oggi sul banco degli imputati. Chiameremo l’ispettore Caronte. Caronte è ovviamente testimone dell’accusa.
Il Pm chiede a CARONTE di far riferimento esatto alla norma che ha ritenuto violata dagli imputati:
P.M. – Qual è l’aspetto quindi che non sarebbe in regola con la normativa?
CARONTE – Allora, l’Articolo 36 del Decreto Legislativo del 30 marzo 2001 numero 165, che prevede, non so… Insomma è facilmente leggibile, insomma prevede a mio avviso che venga… Che la somministrazione avvenga per… Lo leggo, leggo la norma, posso leggere la norma?
AVV. RAVENNA – Lo sappiamo bene anche noi.
CARONTE – Sì, non lo metto in dubbio, ma se il Giudice ritiene che si possa… “le amministrazioni pubbliche possono stipulare contratti di lavoro subordinato a tempo determinato, contratti di formazione, lavoro e contratti di somministrazione di lavoro a tempo determinato…”, i contratti di somministrazione sono quelli di cui stiamo parlando, “nonché avvalersi delle forme contrattuali flessibili, previste dal Codice Civile e dalle altre leggi sui rapporti di lavoro, nell’impresa, esclusivamente nei limiti e con le modalità in cui se ne preveda l’applicazione nelle amministrazioni pubbliche. Le amministrazioni pubbliche possono stipulare i contratti di cui al primo periodo del presente comma, soltanto per comprovate esigenze di carattere esclusivamente temporaneo o eccezionale”.
P.M. – Quindi è questo l’aspetto che ci interessa, benissimo. Ascolti…
AVV. … – Scusi un attimo, ma questo come… (Fuori microfono).
PRESIDENTE – Avvocato microfono però, perché se no non rimane.
AVV. … – Io non l’ho trovato perché…
PRESIDENTE – Vede che è utile leggerla, così poi può fare…
P.M. – Ascolti, come è arrivata la A.S.L. a stipulare questi contratti?
TESTE MATTU – La A.S.L. è arrivata a stipulare questi contratti mediante un contratto di appalto, dagli atti che io ho esaminato, i contratti, non ho rilevato nessuna anomalia relativa agli appalti.
PRESIDENTE – Scusi Pubblico Ministero, ma questa norma che lei ha letto ci può dire da quando è che… Cioè siamo sicuri che fosse vigente al momento dei fatti?
CARONTE – Sì, mi risultava vigente, poi non so, una verifica…
AVV. RAVENNA – E invece no, la sfortuna…
PRESIDENTE – Se le leggiamo vorremo almeno leggere quelle giuste, se no poi noi…
AVV. RAVENNA – E lo so, purtroppo cambiano le norme, guardi la sfortuna…
CARONTE – Si, continuamente se per questo.
PRESIDENTE – Però insomma…
Ho fatto una ricerca nei siti dove si trovano le norme e le successive integrazioni e modifiche. Le parole esatte citate da CARONTE si trovano nelle modifiche dell’art.36 del Decreto legislativo 165/2001 (quello citato da Caronte) introdotte il 25 maggio 2017 dal Decreto Legislativo 75 e vigenti dal 22 giugno 2017. Gli appalti di cui CARONTE si è occupato sono, per sua stessa dichiarazione, del 2013 e del 2016 e hanno avuto una durata triennale. Quindi un ufficiale di, PG che ha indagato su appalti aggiudicati del quadriennio 2013-2016 ha applicato ai fatti di quel tempo le norme del 2017 (l’appalto del 2016 si è concluso nel 2019, ma alle regole delle norme vigenti al momento della stipula del contratto, ovviamente).
Per acclarare una enormità di questa natura si è dovuto aspettare un processo, intervenuto dopo arresti e interdizioni varie, un avvocato che ha cominciato a fare le domande giuste e, soprattutto, un presidente di tribunale che ha posto la domanda che tutti si sarebbero dovuti porre: quale era la legge vigente all’epoca dei fatti? Non si pose questa domanda la Procura, che andò spedita come un treno applicando retroattivamente la norma, non se la pose il Gip che decise gli arresti, non se la pose il tribunale di sorveglianza che li confermò. Viviamo in un sistema terribile dove è possibile che un errore di cultura, di diritto e di logica, attraversi impunito un’intera filiera di funzioni. I latini dicevano che il potere superiore a ogni altro consiste nel saper governare se stessi, specie se si amministra il potere di togliere la libertà agli altri.
Non c’è salvezza.
Incidentalmente, il verbale di udienza registra anche forme di esibizione di forza di fronte alla quale sono letteralmente rimasto basito. Il PM mette a suo agio CARONTE e dice:
P.M. – Quindi lei si è occupata di questa indagine della Procura di Oristano che riguardava la A.S.L. di Oristano, può dire in quale veste se ne è occupata? Lei all’epoca dove era?
CARONTE – Come ispettore del lavoro, io ero in un primo momento distaccata proprio qui presso la Procura, poi invece sono stata richiamata e quindi ero in distacco a Nuoro e sono stata comunque delegata perché insomma ho continuato le indagini che avevo iniziato quando ero in distacco presso la Procura, come ufficiale di PG naturalmente.
P.M. – Perfetto, quindi diciamo che la domanda era superflua, perché la conoscono anche i Giudici, lei un ispettore del lavoro?
Faccio solo notare che se io fossi stato lì, mi sarei alzato e me ne sarei andato, perché avrei capito di essere un intruso tra amici, tra conoscenti. Se io fossi stato lì, io che non frequento un magistrato o un poliziotto da sempre, mi sarei chiesto perché il PM ha avvertito la necessità di dire che il suo testimone era conosciuto dai giudici. Chi è imputato, di fronte a queste esibite relazioni non può che sentirsi smarrito, indifeso, messo in un angolo. Tutti si conoscono e tutti non conoscono l’imputato che non conosce nessuno. Proprio un contesto paritetico per accertare la verità! Me ne sarei andato per dimostrare che esibire forza, relazioni, comunità di ambiente, piuttosto che fiaccare gli animi, alimenta l’antagonismo istituzionale. Se le istituzioni si appiattiscono sulle antropologie tribali, ai civili, a chi crede nella sovranità della legge, resta solo la strada dell’opposizione, del negare all’istituzione la sua collocazione super partes. Ma io sto invecchiando, da libero, però.
“Quindi un ufficiale di, PG che ha indagato su appalti aggiudicati del quadriennio 2013-2016 ha applicato ai fatti di quel tempo le norme del 2017. […] Per acclarare una enormità di questa natura si è dovuto aspettare un processo, intervenuto dopo arresti e interdizioni varie, un avvocato che ha cominciato a fare le domande giuste e, soprattutto, un presidente di tribunale che ha posto la domanda che tutti si sarebbero dovuti porre: quale era la legge vigente all’epoca dei fatti?”
1) MISERU CHIE RUGHET IN BRAZZOS DE ZUSTISSIA
2) CHIE PACAT PRO TOTTU CUSTU IMBORODDU?
guarda ginick, l’atteggiamento del sedersi sulla riva del fiume, etc etc. non sempre porta a vedere un finale di giustizia vera
non può essere come per Zuncheddu, che passa una vita in galera da innocente
o come la vicenda del processo per la strage di Erba, dove un impianto accusatorio praticamente inesistente e smontato pezzo per pezzo da un’inchiesta televisiva continua invece a tenere in galera da anni due poveri soggetti psichicamente labili, senza una prova, senza un movente, sulla base di indagini palesemente irrorate di dilettantismo, reticenze, sfondoni, tanto evidenti quanto colpevoli
ai giudici forse interessa più la verità processuale che la verità degli eventi
e chi non ha soldi per pagare bravi avvocati se la prende in saccoccia
Un impianto accusatorio che in questo caso pare basarsi interamente sull’ignoranza (nel senso di mancata conoscenza) della legge applicabile al caso concreto da parte degli inquirenti. Si deve aver fiducia nella magistratura giudicante, ma certo che per chi vive l’ingiustizia sulla propria pelle non deve essere facile. Esprimo tutta la mia solidarietà.
Prof grazie e ancora grazie! Perché ogni volta che leggo un suo articolo…si apre un mondo…che mi sorprende ma mi aiuta tanto a capire!
Mi da un fastidio incredibile sentire e avere conferma che siamo circondati da incompetenza…perdindirindina! Non voglio dire parolacce. Le auguro dal profondo del
cuore di rimanere sempre così, per me
rappresenta una grande speranza! Ora però
anche buonanotte! Ci sentiamo al prossimo articolo.
Eh, sas porcherias (solu pro istare a su netu o brutu) no sunt solu cosas de porcos.
Però, pro comente faedhant, no si podet chistionare de porcarias… O fossis eja!
Il suo contagioso malumore a seguire certi illuminati processi della moderna Inquisizione italica non mi impedisce di far notare il madornale errore di titolazione verificatosi forse a causa di un distratto cancelliere il quale, trattandosi di problematiche inerenti la Sanità Pubblica, pensò di chiamarlo Ippocrate e che non fosse corretto parlare di processo Ipocrita come voleva titolarlo qualcuno.. Io dalla riva del fiume non mi muovo e aspetto, non cadaveri, ma che gli eventi si svolgano senza bisogno di forzature esterne certo che alla fine il nemico affronterà le conseguenze delle proprie azioni. Anche se, lo confesso, la imminente riforma della giustizia potrebbe essermi d’aiuto!
Guai ai vinti !!!!!! Gridava Brenno vittorioso sui romani !!!! Parafrasando oserri dire guai a chi per torto o ragione incappa nelle maglie della nostra magistratura !!!!! Se poi il malcapitato risultasse anche politicamente ” avverso ” Dio lo salvi !!!! non gli sarà facile trovare ( giustizia ? ) scampo !!!! .Purtroppo così è .
Egregio, quello da Lei esposto è uno spaccato di ciò che quotidianamente accade nelle aule giudiziarie di questo sciagurato Paese.
Se riuscisse ad acquisire i verbali delle udienze della Corte di Assise di Cagliari che condanno’ Zuncheddu all’ergastolo ne rimarrebbe talmente sconcertato da sentire l’impulso di dimettersi da essere umano.
Saluti.
Dai condomini a una riunione di lavoro: si ha sempre l’idea che tutto sia stato deciso prima.
E quella frase che qui si intende sottintesa quante volte l’abbiamo sentita ‘un nostro amico’..
Il cancro non è solo nei tribunali e non lo dico per sminuire la portata di ciò che dice, anzi.
Mi sembra di capire che ad ogni udienza si indeboliscono sempre più le fondamenta di un impianto accusatorio basato sul nulla.
Sempre ASSOLUTAMENTE convinto dell’onestà degli imputati.