Entro questa settimana, gli amministratori presenti ad Abbasanta costituiranno il comitato dei garanti delle primarie. Chi volesse candidarsi, ovviamente non ne farà parte. Occorre fissare la data della presentazione delle candidature e le regole del voto. Sarebbe bello fare anche le primarie per le candidature a consigliere regionale, ma non so se sia possibile realizzarlo tecnicamente. Una volta lo facemmo a Macomer ed ebbe un grande risultato. Occorre anche dare tempo a chi non capisce che tempo non ce n’è più. Insomma, bisogna mettere in moto quel sentimento nazionale che è spirato a Abbasanta, partire e avere un ritmo tale da consentire partecipazione in itinere.
Ciò che fa discutere di più è proprio il carattere nazionale delle primarie proposte. Da un lato risulta chiaro a molti che i principali interessi della Sardegna (fisco, insularità, trasporti, lavoro, tariffe, sanità, beni culturali) richiedono un altissimo grado di unità per essere difesi. L’unica cornice unitaria possibile è quella dell’identità sociale e culturale, il sentirsi nazione come comunità di valori e di interesssi che vuole poteri per interpretarli e difenderli.
Oggi la divisione dei sardi nel centrosinistra e nel centrodestra italiani è funzionale alle strategie di compressione dei diritti dei sardi stessi e alla loro subordinazione. In sostanza è funzionale al Governo italiano in carica.
Non è un caso che sono le anime popolari e non oligarchiche dei due schieramenti italiani a sentire di più la suggestione e l’emozione di una grande competizione nazionale sarda. L’attenzione alla nostra proposta manifestata da Pietro Pittalis dà voce a quella parte cattolica e popolare di Forza Italia, più vicina al Papa che alla Lega, che non ha mai disdegnato i confronti popolari e ha sempre temuto le scelte verticistiche. Dà voce anche a chi ha più seguito dentro Forza Italia e vuole misurarsi. Se questo mondo stacca la spina dalla disciplinata obbedienza, il reclutamento verticistico finisce elettoralmente ai minimi termini. Vedremo.
A Sinistra c’è un dibattito carsico intensissimo, che bisogna rispettare. Vedremo dove porterà, ma è chiaro che non è banale. Gramsci, Laconi, Cardia, Dessanay, Nonne, Cabras, ma anche Dettori, Delrio, Carrus, Soddu e sorpattutto Lillliu non avrebbero mai dubitato del fatto che la Sardegna fosse e sia una nazione, cioè una comunità di valori e di interessi condivisi. Oggi, forse, c’è qualche difficoltà in più ad affermarlo per l’offuscamento, nella teoria e nella prassi della sinistra italiana, dei temi federalisti, dei temi meridionalisti e dei temi sociali, a favore di una politica di identificazione della sinistra partito con lo stato (questo è stato l’errore più clamoroso, teorico e pratico, della filiera D’Alema, Napolitano, Renzi) praticata negli ultimi decenni. Vedremo.
Dal mondo indipendentista ci siamo presi gli attesi e scontati insulti e rifiuti, ma anche tanti assensi di persone ormai non militanti in alcun partito che si stanno rimettendo in moto e i silenzi e le riflessioni che sono in corso da parte di chi certamente intravede la grandissima possibilità di una grande esperienza di popolo, cioè di pacifica rivoluzione, con un perimetro nazionale mai costruito prima. Anche qui, vedremo.
Telecom Nel frattempo, abbiamo letto una bellissima, quasi da scuola, smentita-conferma della Telecom sulla banda larga in Sardegna. Leggete qui. Il responsabile per la Sardegna di Tim conferma che la società fa solo ciò che le conviene. E buongiorno! E chi aveva mai detto il contrario? Il problema è che può farlo per la posizione dominante che ha conquistato in Sardegna grazie all’essere stata, ed essera ancora sotto mentite spoglie, azienda di Stato. La Regione? Filippo?
Qatar Io non so se si sia capito bene che idee abbia della Regione Sardegna il Ministro Toninelli. Una cosa è certa: al tavolo nel quale si parlava di Sardegna, non l’ha convocata. Reazioni? Imbarazzanti per debolezza e inconsistenza. Dopo questo esordio centralista, ecco che mister Rigotti prende coraggio e fa la predica ai politici sardi, rei di rappresentare i diritti dei sardi e soprattutto colpevoli di parlare agli elettori nell’imminenza delle competizioni elettorali. Reazioni? Solo il sindaco di Olbia. Ma la cosa più bella è l’argomento di Rigotti, un argomento confezionato per gli allocchi: ragioni di mercato. Ma di che cosa sta parlando? Le funzioni svolte dai 51 addetti alle manutenzioni si svolgono da remoto, non sono legate al mercato di Olbia, che non esiste. Sviluppare il mercato dei voli internazionali da Malpensa non comporta minimamente trasferire le manutenzioni a Malpensa e ciò è confermato dal fatto che altri operatori ben più inseriti di Air Italy in quel mercato hanno la loro base di manutenzioni a Malta! Allora, a parte il problema di qualche sardo che è sempre pronto a genuflettersi e, per l’appunto, si è genuflesso, il problema non è Rigotti. Il problema è l’ambasciatore del Qatar.
Signor ambasciatore, il Qatar vuole dare lezioni ai politici sardi di come atteggiarsi in campagna elettorale? Sì? No? Se è no, allora dovete dire qualcosa al vostro impiegato Rigotti che si è contrapposto all’intero sistema politico sardo, cioè alla Sardegna nella quale voi state investendo (o avete promesso di investire). Voi che fate? State con Rigotti o state con le buone maniere? Voi dovete rispondere, Rigotti ormai si è rivelato per ciò che è. Voi dovete dire se anche voi pronunciate la solenne fesseria secondo cui per stare sul mercato dei voli internazionali occorre trasferire le manutenzioni a Malpensa. Noi sardi vogliamo saperlo epr regolarci di conseguenza sulle altre proposte, non tutte credibili e sostenibili che state facendo e per valutare i manager di cui vi servite. Ci faccia sapere, signor ambasciatore.