Mai vista tanta paura di dire che la Sardegna è una Nazione. Perché si ha paura? Ma voi riuscite a immaginare che cosa significherebbe nelle cancellerie europee sapere che l’isola delle pietre si è svegliata e ha detto: D’ora in poi, i Sardi parlano e decidono sulla Sardegna, non altri”.
Mai vista tanta paura di fare il primo referendum che smentisce la Costituzione italiana e lo fa legalmente e pacificamente: non esiste solo la Nazione italiana, esiste anche la Nazione Sarda.
Mai vista tanta paura di un voto libero, segreto e universale, che consenta a tutti di dire: «Sì, siamo una Nazione, adesso discutiamo del nostro futuro».
Mai visti tanti pretesti per nascondere la paura del confronto e, se mi è permesso, l’assenza di un progetto.
La Sinistra sarda di apparato vuole proporsi agli elettori con gli stessi contenuti con cui si è proposto Renzi? Lo faccia, chi glielo può impedire. Forse è proprio arrivato il momento in cui risulti chiaro, se lo è, che la sinistra di apparato sarda vuole contarsi da sola, vuole andare a difendere le sue scelte in sanità, fisco, scuola, vuole andare a ribadire che la Sardegna non è una Nazione. Lo faccia, o meglio, sta facendo di tutto perché questo accada ed è giusto dunque che vada a contare la misura esclusiva del suo consenso.
Ma non si dica in alcun modo che il problema sono le regole delle nostre Primarias, che sono semplici: universalità, segretezza e libertà del voto, esito degli scrutini immediato, terzietà dello scrutinio, esattamente come avviene nelle democrazie avanzate. Non si dica che non si apprezza il voto on line, perché ogni cittadino usa la propria tessera sanitaria ogni giorno e mette on line la sua vita eppure non ne viene minimamente né diminuito né ferito.
I problemi dei dolori della sinistra di apparato sarda sono due: la Nazione sarda e il sottoscritto. Il primo è ineliminabile, sul secondo si può lavorare per eliminarlo, la storia è piena di padri sacrificati per i figli.
Forse ricordo male, ma mi pare che a settembre di quest’anno il Pd abbia approvato un documento nel quale si diceva che avrebbe organizzato primarie di coalizione.
Poi non lo ha fatto.
I partiti derivati dallo scioglimento della ex Sel non hanno mai parlato di primarie e tanto meno ne hanno organizzato qualcuna.
Noi abbiamo organizzato le Primarias e le abbiamo aperte a tutti.
Abbiamo esposto a dibattito pubblico le regole.
Abbiamo selezionato una piattaforma che è la stessa utilizzata da molte università, dall’Ordine dei Giornalisti, dalla Rai, dalla Assomed, dal Comune di Milano, dall’Enpab.
Dunque non abbiamo creato ad hoc una piattaforma che gestiamo noi, ma abbiamo pagato per usare una piattaforma di cui il garante per la Privacy nel 2011 ha garantito la capacità di tutelare la segretezza e la non ricostruibilità del voto; di cui il tribunale di Roma nel 2014 ha certificato la capacità di garantire la libertà del voto; che nel 2015 ha ottenuto dal CIRSFID dell’Università di Bologna la certificazione sul valore legale del voto.
Si può dire tutto e il contrario di tutto, ma parlare con noi che abbiamo fatto questo percorso di legalità e trasparenza di “condivisione delle regole” a 60 giorni dalla presentazione delle liste è pretestuoso. Le nostre regole, lo ripeto, sono semplici: universalità, segretezza e libertà del voto, esito degli scrutini immediato, terzietà dello scrutinio, esattamente come avviene nelle democrazie avanzate.