Libertà Bisognerebbe dire con chiarezza che si ha paura della libertà delle Primarias – Primarie nazionali della Sardegna.
Si ha paura proprio delle regole che le caratterizzano: apertura, universalità, segretezza e non ricostruibilità del voto, modernità.
Vota chiunque e nessuno può buttare schede nelle urne, nessuno è costretto a mettersi in fila nei seggi delle sedi di partito, lo spoglio e i verbali sono automatici. Votano i sardi all’estero iscritti all’Aire.
Votano i sardi in Italia.
Tutto chiaro, libero, indipendente e trasparente.
Per la seconda volta (perché noi lo abbiamo già fatto un’altra volta, in piccolo, a Macomer nel 2013), nessun intruppamento, nessun controllo clientelare, nessuna macchina di presidio del voto che possa entrare in campo.
Libertà e democrazia. Lo dico anche a quei magistrati con la tempistica regolata sulle elezioni, quelli che hanno indagato su di noi per tre anni senza mai farci vedere le carte: guardate come si comporta un partito completamente estraneo alla brutale lottizzazione politica della sanità messa in atto con la Asl unica. Chi scambia molto non mette in campo un voto libero, al contrario, vorrebbe le urne aperte solo per i suoi clientes. Invece noi facciamo elezioni nazionali, noi facciamo elezioni libere.
Noi abbiamo organizzato le prime votazioni aperte, indipendenti e certificate della storia della Sardegna. Il centrodestra sta decidendo il suo leader a tavolino chiedendo il permesso alla Lega; il centrosinistra sembra volerlo scegliere solo tra i suoi aderenti. Tutto legittimo, ma noi stiamo facendo un’altra cosa.
Nazione Noi chiederemo il voto per dire che la Sardegna è una Nazione. Questo è il contenuto politico più importante per noi: affermare l’esistenza politica della Sardegna, dire all’Europa e al mondo che l’Italia dichiara nella sua Costituzione una cosa falsa. Non esiste solo la Nazione italiana, esclusiva, totalizzante, dogmatica e pervasiva.
Esiste la Nazione Sarda.
Niente, se non la magistratura, potrà fermarci dall’affermare questa verità della storia: noi siamo una Nazione. Ci impediscono di dirlo da secoli: oggi le tecnologie e la nostra cultura ci consentono di dirlo da tutte le parti del mondo, da ogni casa, da ogni telefono.
Ci accorgiamo di avere contro tutti: giornali, tg addomesticati, abitudini, poteri locali del basso impero lottizzato, ma ieri, per esempio, una suora missionaria ci ha scritto veramente dalla periferia del mondo e ci ha chiesto se potrà votare per la Nazione. Questa libertà ci anima e ci sostiene. Noi non dobbiamo niente a nessuno e non abbiamo paura. Tutti i candidati delle nostre liste sanno che ad oggi noi andremo alle elezioni da soli. Tutti accettano la sfida di andare avanti a rappresentare una profonda e nuova differenza: esiste la possibilità per la Sardegna di essere una Nazione. Così funziona la nostra proposta: progetto, coraggio e libertà.
Ricchezza A oggi il dominio settentrionale della Lega sul Governo della Repubblica italiana è costato alla Sardegna l’aumento delle tasse indirette, l’aumento del costo dei mutui, il furto reiterato degli accantonamenti, il blocco di quasi tutte le opere pubbliche strategiche, l’aumento delle tariffe, la diminuzione dei rendimenti degli investimenti in titoli di stato.
Non si possono difendere gli interessi nazionali della Sardegna se non si afferma che la Sardegna è una Nazione.
Se si dice che è una società, che è un popolo e basta esattamente come quello siciliano, quello abruzzese, quello campano, come si fa poi a affermare che la Sardegna ha bisogno di un fisco diverso da quello italiano, che ha bisogno di poteri propri per regolare il mercato dei trasporti marittimi e aerei che la riguarda, che ha bisogno di una politica educativa diversa da quella fallimentare italiana, che ha bisogno di una cultura del rapporto tra pubblico e privato diverso da quello italiano perché qui da noi, per come è distribuita la popolazione, o funzione la sussidiarietà o fallisce il pubblico? Come si fa a difendersi dalla costante e pervasiva occupazione di tutte le gare pubbliche da parte di imprese italiane specializzate in contenzioso legale e non in opere? Ci si affida solo allo svantaggio insulare? Cioè si va a dire all’Italia che abbiamo bisogno di più poteri perché siamo un’isola, ossia per un solo e banale fattore geografico? Come ci si difende dalla progressiva trasformazione dei sardi da produttori in consumatori parassitari, avvelenati da una catena alimentare avvelenata dalla compressione del costo? Come ci si difende dagli eredi dei grandi monopòli di stato, dall’Enel, dall’Anas, dalla Telecom, dall’Eni, dalla Rai slurp slurp? O si è una nazione, cioè o si ha una visione politica di sé,o si è banalmente regione e come tali si è più deboli e periferici delle regioni più forti.