Primo: vivere come chi ha una buona coscienza.
Secondo: abbandonare i timori, le perplessità, i dubbi inoculati dai concorrenti e dagli invidiosi. Sereni.
Terzo: sorridere agli avversari. È evidente che chi governa molecolarmente la sanità, la pubblica amministrazione, i centri dei servizi per le imprese, le burocrazie comunali e regionali, chi pretende anche di governare i cimiteri, chi vorrebbe controllare ed esentare dalle bollette dell’acqua gli amici e farle pagare solo agli avversari, chi ha bisogno della politica per vivere perché diversamente non saprebbe che fare, tutti questi ci sono contro. Noi dobbiamo sorridere, guardare con compassione la loro paura del futuro e contrastare con determinazione la loro prepotenza inutile e dannosa.
Quarto: dobbiamo essere capillari. Si deve votare dalla Nuova Zelanda a Esterzili, da Tula a Sarroch, da Maddalena a Sant’Antioco. Dobbiamo far cantare la polifonica della libertà della Sardegna.
Quinto: serve una connessione, un cellulare e il codice fiscale, nient’altro.
Sesto: dobbiamo essere consapevoli di essere osservati da un mondo più ampio di quello sardo. Se funzioneranno le nostre Primarias, la Repubblica italiana si troverà di fronte al bivio se e quando far votare on line gli italiani. Noi stiamo aprendo lo spazio del futuro. Dobbiamo essere bravi, sorridenti e efficienti.
Settimo: fregatevene delle dicerie del Pd. Non ascoltateli. Ignorateli. Hanno paura del nostro successo e tentano di rompere il nostro entusiasmo. Sono impopolari e fanno mazza brutta. Loro cugurrano, voi sorridete.