Oggi leggo di una nuova pensata del presidente della Regione: una società sarda per l’energia a intero capitale pubblico.
Certe proposte dovrebbero essere interdette a chi ne ha fatte e realizzate di simili e fallimentari. E il buon Christian ha in curriculum il fallimento della Saremar con la flotta sarda. I fallimenti e le amministrazioni giudiziarie, poi, sono il paese dei balocchi dei commercialisti di fiducia del tribunale, perché i fallimenti non finiscono mai e le amministrazioni giudiziarie fanno ricchi i nominati e povere le società. Insomma, uno schifo da rete di relazioni cagliaritane che spesso abbiamo voluto descrivere.
Ma non solo.
Christian ha in curriculum anche il mantenimento della quota di maggioranza di Abbanoa, che invece per legge, la Regione avrebbe dovuto cedere ai comuni. Grazie a questa permanenza egemone della Regione, il controllo politico della società, con una seria crisi delle procedure di controllo, dal collegio sindacale al controllo analogo, con una fitta, quanto imbarazzante, corrispondenza tra Egas e la società sull’argomento, ha assunto forme barocche plastiche, con le conseguenza che sono sotto gli occhi di tutti.
Infine, come non ricordare i trecentomila euro, se non ricordo male, ma oggi sono impreciso perché non avrei voluto scrivere e invece non riesco a non farlo, destinati a una consulenza sul tema della costituzione di una compagnia aerea sarda per vincere la battaglia sulla continuità territoriale aerea? L’esito di quei soldi, non so se spesi o se solo programmati per nutrire le aspettative dei gonzi, è sconosciuto, in perfetto stile annunciativo e prodigo (sulle spalle degli altri) che ha sempre caratterizzato l’agire del Nostro.
Dato questo curriculum, Christian dovrebbe stare lontano da qualsiasi idea di società a capitale pubblico. Ma dovrebbe star lontano anche da qualsiasi iniziativa sull’energia. Nei primi mesi del suo mandato ha venduto all’orbigna l’imminenza della realizzazione del tubone del gas.
Poi ha elogiato quella solenne fregatura che è per la Sardegna il Tyrrenian link voluto, fermamente voluto, dal governo Conte, con Enel e Terna sedute a tavola a banchettare.
Adesso Christian si sveglia e vuole fare una società elettrica.
La verità è che in Regione non c’è nessuno che capisca una cipolla di energia, che possa sedersi e stare al livello dei dirigenti Enel e Terna, che abbia una visione strategica della produzione di energia. Senza questi presupposti culturali, non si possono fare società pubbliche.
Che idea ha la Regione sul solare? Io, da parte mia e per quel nulla che conto, ho ripetuto da anni che la Regione dovrebbe regalare o giù di lì i pannelli a tutte le abitazioni civili sarde. Che idea ha la Regione delle isole energetiche?
Che idea ha dell’eolico?
Che idea ha del geotermico?
E infine: che idea ha dell’idroelettrico? Io, la mia, l’ho messa in campo duramente e ho portato a casa due dighe, ma la battaglia con l’Enel andava continuata, alimentata, nutrita, e invece nessuno parla più della diga sul Taloro, vera gallina dalle uova d’oro che è nostra, ma che per il decreto Bersani almeno fino al 2029 resterà dell’Enel.
Ecco, Christian il leggiadro (politicamente) di tutto questo non sa nulla o , se lo sa, non fa nulla, però lancia la compagnia elettrica sarda e ci sono pure i fessi che gli mettono il megafono sotto.
Che dire? Forse hanno ragione quelli che non hanno speranza sulla Sardegna perché sanno che i Sardi subiscono tutto.
Premesso che condivido in toto il contenuto di questo post, l’idea (balzana) di costituire una società a capitale pubblico per gestire la “materia” energetica in Sardegna non è nuova. Ricordo che, nella passata legislatura, ci fu una proposta di legge, la n.180 http://www3.consregsardegna.it/XVLegislatura/Disegni%20e%20proposte%20di%20legge/PL180.asp, primo firmatario l’on.le Moriconi, che andava in questa direzione. Perchè considero “balzana” questa idea? La considero tale non tanto per motivi “tecnici”, in Italia ci sono esempi di successo di società pubbliche a cui la Regione ha affidato la gestione e sviluppo energetico, per esempio la CVAenergie https://www.cvaenergie.it, quanto perchè questa idea presuppone alcune cose che nel post sono indicate chiaramente: qualcuno che in Regione capisca di energia e che (soprattutto) sia terzo rispetto ai principali player nazionali e guardi prioritariamente all’interesse della propria regione; avere una visione strategica della produzione di energia e, aggiungo, dell’evoluzione degli scenari in atto, per comprendere quale possa essere il ruolo che la Sardegna e quindi questa fantomatica società potrebbero svolgere. Nessuno di questi presupposti è presente come precondizione alla “idea” lanciata quest’oggi, come dimostrato ampiamente dall’evoluzione della “strategia” regionale in questo ultimo quadriennio (la metto tra virgolette perchè in realtà non trovo una parola adatta per descriverla, anche perchè siamo ancora in attesa che venga adeguato il PEARS, nonostante ci sia una delibera regionale, la 59/89 del 27/11/2020 che dettava le linee di indirizzo per il suo aggiornamento). Avere una chiara ed esplicita strategia, coerente anche con il quadro normativo e pianificatorio europeo e nazionale, è un presupposto indispensabile per poi definire come realizzare quella strategia anche attraverso l’eventuale costituzione di una società a capitale pubblico, come ben dimostra per esempio l’evoluzione stessa della CVA Spa https://www.cvaspa.it/la-nostra-storia, una delle società della CVAenergie attraverso cui “la Valle d’Aosta diventa la prima regione italiana ad assicurarsi una gestione delle acque e una produzione idroelettrica interamente locali” (questo anche per riallacciarmi a quanto scritto nel post). Senza questi presupposti l’idea della società di gestione dell’energia sarda è solo un’idea, anzi è peggio: è un accrocchio dannoso come lo era la su richiamata Saremar con la flotta sarda. È il tentativo di mettere “il carro davanti ai buoi”, il che non è mai una buona idea.
Soe pessande ki Solinas siat semper impostau a legher su ki iscries tue, e a pustis faket su cuntrariu. Pesso ki tue custu l’iskis e li Nas su ki keres ki fatat issu, a s’imbresse.
Bonos printzipios e menzus fines. A medas annos