Leggo e cito dal comunicato dei capigruppo di maggioranza diffuso ieri:
“Cagliari, 25 ottobre 2024 – Rendiamo noto agli organi di informazione e a tutte e tutti le Sarde e i Sardi che ieri, nella Conferenza dei presidenti di gruppo del Consiglio Regionale, è stato stabilito che la proposta di legge “Pratobello” non potrà essere discussa direttamente in aula, senza seguire il percorso regolare. Ciò è dovuto alla concomitante calendarizzazione del disegno di legge 45, che tratta la stessa materia ed ha già concluso il proprio iter nelle commissioni”.
Questa scelta non è neutra come la si vuole rappresentare, è anzi una vecchia abitudine dei settari di Destra e di Sinistra di nascondere il proprio autoritarismo dietro ineluttabili procedure burocratiche. Con un’aggravante: la convinzione che si sia tutti astanti decerebrati di queste furbizie.
Sviluppiamo, a favore non dei capigruppo, ma di chi vuole dimostrarsi ancora non lobotomizzato dalla sfacciataggine di questo nuovo potere, tanto spocchioso quanto incapace (trasporti e sanità lo dimostrano), il seguente ragionamento.
Lo Statuto della Sardegna attribuisce l’iniziativa legislativa a ogni consigliere regionale, alla Giunta regionale, ma anche al popolo.
Il caso ha voluto che la Giunta, con mille contraddizioni precedenti e seguenti l’atto poi assunto, abbia prima varato una norma, la cosiddetta moratoria, poi abbia elaborato un disegno di legge (aree idonee) e, mentre questo veniva analizzato in Consiglio, abbia presentato sullo stesso un profluvio di emendamenti (segno di un pensiero in itinere o di una cosa fatta in fretta per bloccarne un’altra?).
Mentre accadeva tutto questo, una parte importante del popolo sardo ha deciso di esercitare la propria iniziativa legislativa nelle forme previste dallo Statuto, redigendo un testo e raccogliendo le firme.
Un Parlamento sardo democraticamente istruito, avrebbe potuto considerare che, essendo in itinere due iniziative di legge, sarebbe stato opportuno attendere la presentazione di entrambe per poi procedere in Commissione all’esame congiunto e giungere a un testo unificato. Un Parlamento sardo responsabile e non provocatorio, avrebbe invitato, come uditori, all’esame congiunto dei due testi, i rappresentanti dei comitati promotori della legge di iniziativa popolare, avrebbe cioè almeno tentato di rendere l’istituzione parlamentare un luogo di partecipazione. Avrebbe promosso una sua seduta aperta ai rappresentanti dei Comitati per discutere, se non dei singoli articoli, almeno dei contenuti.
Invece no.
Il Parlamento sardo ha deciso di concludere l’esame del disegno di legge della Giunta in Commissione, di impedire che la legge di iniziativa popolare entrasse in aula saltando il passaggio in Commissione e di condannarla così ad essere esaminata dopo l’entrata in vigore dell’altra, per essere così giudicata norma superflua perché disciplinante un settore appena disciplinato o, andando bene, per doversi adattare al già deciso.
Non è democrazia, è furbizia.
Però è una furbizia autoritaria che afferma, impunemente, che il potere di iniziativa legislativa del popolo è subordinato a quella del Consiglio. Così non è nello spirito della nostra legge fondamentale. Il potere di varare le leggi è certamente e solo in capo al Consiglio, ma quello di proporle è anche del popolo (nelle forme previste dalla legge) e non lo è in misura inferiore o subordinata rispetto a quello dell’Assemblea regionale. Quello che sta facendo il Consiglio regionale è un atto di subordinazione non tollerabile, che accende micce pericolose, non facilmente astutabili.
Si tratta di autoritarismo. Quando chi governa avverte che la forza della intelligenza e della parodia sta minando la solidità del potere, allora ricorre alla limitazione della libertà o alla condanna di inutilità del suo esercizio. Il fascismo fu quello che fu; ma la sua eredità non è solo il manganello, è anche la paura del valore della libertà altrui e l’uso del potere per comprimerla. Non si può omaggiare, a torto o a ragione, le folle del Medio Oriente e spegnere quelle di casa.
In realtà, ciò che la maggioranza teme è la possibilità che i 200.000 firmatari della Pratobello capiscano il loro valore politico e si contrappongano al governo regionale per la sua insipienza, per il suo diffuso parassitismo, per la sua sfacciata tendenza all’amichettismo, per la sua disinvoltura (non si erano mai visti candidati presidenziali che osassero non nominare il proprio mandatario elettorale a garanzia della trasparenza delle spese elettorali), e ora per il suo ferrigno autoritarismo.
Qui sta il punto: Pratobello è un fuoco di paglia o un incendio morale ben alimentato? Pratobello 2024 si nutre di estremismo o si struttura intorno a un disegno di cambiamento culturale, morale e politico della Sardegna? È un movimento liberale, democratico, di cultura europea o si vuole affidare al terzomondismo insurrezionalista? Deve decidere. Intanto può essere certo dell’avvenuto abuso della sua lealtà istituzionale: la legge è nel cestino del Consiglio regionale.
Questa volta non sono d’accordo con lei Professore. Credo che i principi della democrazia rappresentativa impongano di considerare legittima la scelta di non attribuire una corsia preferenziale ad una legge di iniziativa popolare che contrasta con i provvedimenti espressivi dell’indirizzo politico di chi ha vinto le elezioni. Al di là dell’opinione che si può avere in merito alle due proposte (quella popolare e quella della Giunta), chi governa ha il diritto e il dovere (ossia la responsabilità nei confronti dei propri elettori) di utilizzare tutti gli strumenti democratici per far prevalere la propria idea di governo su quella della minoranza. Vale per una legge di iniziativa popolare così come varrebbe per una proposta formulata da dieci consiglieri. Una proposta sottoscritta da 210.000 sardi è molto autorevole, merita rispetto ed impone al Consiglio un’attenta riflessione (condivido la critica alla mancata instaurazione di un serio confronto tra il Consiglio e gli esponenti dei comitati), ma credo che questa autorevolezza non possa essere tale da prevalere sulle scelte politiche di una Presidente e di un Consiglio eletti per assumersi la responsabilità di governare
Non per provocare, ma per mettere a confronto opinioni qualificate diverse.
https://www.democraziaoggi.it/?p=8822
Questa banda di onorevoli spera che la gente si convinca che stiano governando bene e che i firmatari e sostenitori della “Pratobello” siano tutti di destra.
Ma …
I conti si faranno con l’oste.
Il profeta ha detto, se la sinistra sarda non terra conto della volontà popolare succederà ciò che sta per capitare in Lguria.
Il campo largo si sta caricando di grandi responsabilita’ che non daranno buoni frutti per questa regione negletta. Si continua a non ascoltare la volonta’ popolare ignorandola e aggiungerei disprezzandola.Ma la furbizia non darà buoni raccolti e certo se si va avanti con questa politica” autoritaristica” la regione sarda, così come è successo per il governo nazionale italiano, passerà di mano alle destre. D’altronde ben sappiamo che la Meloni ha vinto per le responsabilita’ delle forze di “sinistra” che anziché seguire le rivendicazioni che partivano dal popolo per una reale politica gratificante verso le categorie di lavoratori più disagiate, ha preferito curare i settori più benestanti della società.
La sinistra ha perso perché non ha saputo ascoltare le voci di disagio e di ingiustizia costringendo i molti che avrebbero potuto fare delle buone scelte a non votare. Il governo Meloni ha vinto per una differenza piccola. Qui. I sardi troppo disillusi potranno fare lo stesso; l
Affiora una sorta di “non detto” nella serie di domande che il Professore Manichedda pone nel suo scritto; penso sia riconducibile a un problema , di particolare inavvertibilita’ collettiva..,
In apparenza teorico, nella sua propria realtà potrei definirlo fondante o scritto in termini stringenti “determinante” in quanto a ciò che a esso consegue:
Il problema della RAPPRESENTANZA e, legato intimamente ad esso, la forza la potenza dell’immaginario Democratico diffuso, autenticamente vissuto e concretamente sperimentato.
Traduco: senza autentica cultura democratica operante negli organismi di movimento e di partito , si è prigionieri di esclusivo Leaderismo , nelle piccole come nelle grandi organizzazioni politiche o nelle dinamiche degli eventi come la PRATOBELLO.
Possiamo pensare a tutte le riforme che siano istituzionali ed elettorali ma se il corpo politico permane concentrato in piccole oligarchie che falsamente confliggono tra esse, NON vi saranno condizioni di possibilità per un destino ALTRO, per un destino di Comunità vera e che sia autenticamente vivo nei suoi elementi singoli.
PRATOBELLO è un risultato, che offre pienezza di condivisione quanto si vuole ma politicamente NON rappresenta neppure un “INIZIO”.
I mascalzoni delle piccole oligarchie di partito questo lo hanno ben chiaro e distinto.
Marius, mi spiace smentirti. La Corona de Logu era l’assemblea dei potenti del tempo, niente a che vedere con la rappresentatività di un Parlamento moderno democraticamente eletto.
I furbetti da strapazzo che costituiscono la maggioranza dell’ assise regionale devono maturare e digerire un concetto: Pratobello 24 è qualcosa di nuovo, che coinvolge un numero ben maggiore dei 211 mila sardi firmatari della proposta, è qualcosa che tocca le radici profonde della sardita’ e dell’essere sardi, è il presente e il futuro dei nostri figli, è l’orgogliosa volontà di non essere, ancora una volta, utilizzati e sfruttati come finora lo siamo stati, ad iniziare dalla deforestazione selvaggia nel XIXsec, delle basi militari nel secolo scorso e della folle invasione dell’eolico (per terra e per mare) e del fotovoltaico che oggi si vorrebbe attuare.
La Pratobello vivrà perché i sardi hanno dimostrato che, nel bene e nel male, vogliono essere artefici del loro destino e vogliono governare il loro domani. E se la maggioranza dei suoi rappresentanti, divenuta tale per una sempre più biasimata interpretazione legislativa della democrazia diretta, pensano che il trascorrere del tempo favorisca soluzioni farraginose e ingannevoli si sbagliano di grosso!! Anzi, il tempo non diluira’ ma incrementera’ la necessità di essere ascoltati,pronti a farsi sentire così come un vulcano, silente per anni, improvvisamente esplode!!
Pratobello ha tutte le caratteristiche per affermarsi come modello ove intorno ad una base iniziale comune sul tema delle rinnovabili si affianchino i grandi problemi: dalla continuità territoriale, riconosciuta dalla Costituzione, ma che non decolla, alla Sanità, alle attività economiche legate allo sviluppo
del turismo in un paesaggio terrestre e marino che richiamerebbe turisti non solo d’elite ma frequentatori di tanti angoli nascosti della nostra isola nella cui salvaguardia sta il lavoro e la crescita dei nostri figli! Come non trovare l’unità dimostrata con la Pratobello sui problemi agro-zootecnici che attanagliano il settore ove tra siccità, alluvioni e malattie infettive (BT, Peste Suina, ecc) si è sempre sull’orlo del collasso economico? Mettiamo insieme tutti i grandi problemi in un unico manifesto culturale, economico e sociale, oltre i soliti schemi dell’attuale mondo politico e, in particolare, di quella parte sorda ai richiami di 211mila persone!!! Facciano attenzione i nostri furbetti al…. vulcano!!!
Non chiamiamo “parlamento sardo” la conventicola di ascari che opera in via Roma. L’ultimo “parlamento sardo” è stata la Corona de Logu del Giudicato di Arborea. Il resto istituzioni coloniali.
Ciao, certamente ha detto bene il professore, è Furbizia… ma sappiamo che non è intelligenza, proprio per questo i Pratobello dovrebbero finalmente definirsi più chiaramente, cosa sono più costruttivamente? cosa vogliono fare per non disperdere il consenso ottenuto, del resto erano consapevoli che la Giunta si sarebbe messa di traverso, spero vivamente che non si arrendano. Coraggio!
L’attuale crisi della democrazia sarda affonda le sue radici in un sistema elettorale progettato per escludere e concentrare il potere. Con uno sbarramento al 10% per le coalizioni e al 5% per i partiti in coalizione, la legge ha di fatto creato un “parlamento blindato”, dove ampie fasce della società rimangono escluse dalla rappresentanza istituzionale. Ne è esempio lampante l’esclusione dal Consiglio Regionale di forze politiche che hanno raccolto fino al 9% dei consensi, come è accaduto a Renato Soru e alla sua coalizione.
Questa distorsione della rappresentanza, unita all’impossibilità di sfiduciare il Presidente eletto senza tornare al voto (il cosiddetto simul stabunt simul cadent), produce un sistema ingessato dove la maggioranza, anche quando palesemente inadeguata o in crisi, può governare senza reali contrappesi democratici.
Il vincolo inscindibile tra Presidente e Consiglio Regionale, pensato per garantire stabilità, ha finito per produrre una paralisi istituzionale: i consiglieri, per non perdere il seggio, evitano di sfiduciare il Presidente anche quando sarebbe necessario; le maggioranze in crisi “tirano a campare” invece di ammettere il fallimento; viene impedita la formazione di maggioranze alternative durante la legislatura; e soprattutto, si consegna al Presidente un potere di ricatto sulla sua maggioranza, potendo minacciare le dimissioni in qualsiasi momento.
Di fronte a questa situazione è necessario alzare il tiro verso un obiettivo più ambizioso: l’energia e la capacità organizzativa dimostrate dal movimento Pratobello 24, che ha raccolto oltre 200.000 firme, potrebbero essere ora indirizzate verso un obiettivo ancora più strategico – promuovere una proposta di legge di iniziativa popolare volta a modificare il sistema elettorale.
Abbiamo bisogno di una nuova legge che abbassi drasticamente gli sbarramenti, restituisca agli elettori un maggiore potere di scelta sulla selezione degli eletti, favorisca una rappresentanza territoriale più diffusa, allenti il vincolo tra Presidente e Consiglio e introduca elementi di proporzionale corretto per garantire ai sardi un parlamento realmente rappresentativo.
Solo aggredendo la radice istituzionale del problema – cioè l’attuale legge elettorale pensata per sterilizzare il dissenso e blindare maggioranze anche minoritarie – si può sperare di ricostruire un rapporto sano tra società sarda e sue istituzioni. La battaglia per la democrazia energetica potrebbe così evolversi in una lotta per la democrazia tout court.
Chi custa siat sa ‘maggioranza’ o su Cossizu de su “Vaffa” de memoria grillotalpa iscutu a cara che bussinada in faci de sa natzione sarda? “Campo largo Comitato d’affari”?
O ant ant cussideradu sas 210.000 frimmas cosa de bagamundus chi no ischint comente pèrdere su tempus pro las classificare inùtiles o perigulosas che istocadas pro nos classificare “violenti”, o de ammammalucados imbrenugados ancora preghendhe sos barones a moderare sa tirannia?
Si sunt macos bi la sigant!
Se paragono l’attuale classe politica regionale agli ultimi politici di questa legislatura
che ronzano al Ministero della Cultura ,questi ultimi a confronto sono dei veri statisti. Annamo bene annamo
La domanda è sempre la stessa :
A chi giova ? Chi ci guadagna ? Quali poteri ,seppur occultamente sono in campo ? Perché la maggioranza ,in totale assenza di seria opposizione , pare obbedire ai diktat governativi del famigerato decreto Draghi in completa e brutale applicazione ? La semplice incompetenza amministrativa e l’eterogeneità di questa maggioranza non giustifica la volontà di occultare e sottacere la volontà popolare espressa con 210000 sottoscrizioni .Non si può essere tanto incapaci da ignorare che quelle firme rappresentano il popolo sardo e sono molto più potenti dei voti ricevuti che hanno decretato la loro elezione !!!
Quelle firme sono la brace che cova sotto la cenere , in attesa che. Il fuoco della ribellione divampi e cerchi di travolgerli .
Quelle firme ,sono tanto potenti che ,visti i temperamenti accesi , potrebbero davvero travolgerli !!!!
Solo interessi estranei alla volontà popolare,inconfessati ed inconfessabili possono giustificarne la completa sottovalutazione dell’,intero consiglio
Sono interessi locali ,interessi nazionali,europei o peggio interessi di fameliche multinazionali che non si vogliono ostacolare ?
Io,prof , non sono in grado di rispondere ,ma l’esperienza e la normale intelligenza non può discostarsi dall’argomentazione odierna .
Autoritarismo, ci troviamo davanti a una classe politica incapace di affrontare ruolo, realtà, temi, una classe politica frutto di una democrazia formale, con un pubblico polarizzato che plaude acriticamente, nei giorni scorsi ho partecipato ad un incontro e ho aperto, penso inutilmente, un ragionamento su pratiche di partecipazione, su fact checking di ciò che ci viene narrato, autoritarismo e narrazione che orienta, un combinato disposto che porta al”il legislatore sono io”
A me pare che la mossa dei capigruppo di maggioranza del Consiglio regionale di contrastare la proposta di legge Pratobello getti nuova benzina sul fuoco della ribellione e pone ancora in evidenza la carenza di rappresentanza popolare dell’attuale composizione dell’assemblea. Penso anche che la legge sulle aree idonee, che certamente verrà incautamente approvata in contrapposizione alla Pratobello, dovrà essere sottoposta a referendum abrogativo per la cui indizione bastano 10 mila firme. L’obiettivo del Movimento Pratobello non può che essere quello di far emergere tutte le crepe e le contraddizioni di un’amministrazione regionale che non rappresenta i Sardi e il cui ruolo principale è quello di far da cinghia di trasmissione di interessi estranei alla Sardegna. Se per ipotesi My Lady fosse costretta alle dimissioni – data la sua sempre più evidente inadeguatezza, dipendenza dall’esterno e altrettanto evidente carenza di rappresentanza di fatto – il Movimento Pratobello riuscirebbe a superare lo sbarramento del 10% e oltre ? Non è fuoco di paglia, siamo all’inizio di qualcosa di diverso e duraturo.
L’errore è nell’ attribuire a questa giunta e alla destra la “furbizia”, la melina ecc. È un cancro connaturato all’italianita’, forse, insediato nelle nostre istituzioni. A volte si vede in altri gruppi e si dimentica quante volte si è fatto uso delle stesse strategie o ci si è prestati a fiancheggiarle. Credo sia per questo che gran parte degli elettori non vota. Non piace vedere questi comportamenti e vedere arroganti farsi beffe degli onesti.
Dice bene Mario Pudhu: allo stato attuale, quello non può definirsi “parlamento”. Come potrebbe esserlo senza avere al suo interno uno straccio di opposizione? Vuoto contenitore, figlio di una legge elettorale antidemocratica, orbaniana, anti-elettorato, misogina. Una struttura terrificante, un pugno in un occhio (ben visibile quando si atterra), con quei suoi vetri oscurati – respingente fin dal primo istante -, soffocante le opere di Antine Nivola – quotidianamente dileggiate, lì, in balia del bivacco di turno. Si son presi il Palazzo, ma la Storia cambierà… È bene che lo ricordino, prima e dopo su 28 de Abrile.
Pocos, locos y mal unidos ……. abbiamo delle regole…rispettiamole o cambiamole ( non solo quando CI conviene) !!! ma il “P0p0l0” urla… “santo subitooooo”
Come ho detto in precedenza sono stati poco furbi. Fossi nella maggioranza avrei approvato la pratobello così come è scritta in giornata.
Egregio, che gli attuali governanti avrebbero dato inizio ad una melina infinita sulla proposta popolare lo avevamo già evidenziato nei commenti a Suoi precedenti post. Ella ha perfettamente descritto quale sia il percorso di gabole che porterà a far sparire la proposta. Circa il tradimento dello spirito statutario non è che l’ennesimo di una lista infinita. I governanti di oggi infatti non sono neanche originali non essendo i primi che, per incapacità, per cialtroneria o per altro, violentano gli strumenti statuari che, evidentemente, non meritiamo. Saluti.
“Custa Populu es s’ora d’estirpare sos abusos, a terra sos malos usos a terra sa prepotensia”
230 anni invano
Buongiorno.
Ultimamente ho la sensazione che sia sempre più diffuso un crescente sentimento di impazienza e insoddisfazione verso i “pacchi” che puntuali arrivano nella nostra isola. Schieramenti di destra e sinistra, uguali sono. I rappresentanti locali, rappresentano …cosa? Non certo l’interesse dei cittadini della Sardegna! La sola novità che ha una idea, una visione, dei progetti, cuore e capacità, a mio parere è rappresentata da Progetto Sardegna e lo schieramento delle ultime elezioni regionali.
I partiti nazionali hanno pensato bene di fare una legge per porre uno sbarramento tale, che prima l’iniziativa di Michela Murgia e il suo schieramento, poi quello di Progetto Sardegna e i gruppi che lo componevano, rappresentanti di quasi il nove per cento dei votanti, non possano disturbare il solito modo di fare politica. C’è ancora un futuro possibile…
Egregio Professore,
come ho già ipotizzato in un altro intervento, penso ancora che scoperchiare i nomi e cognomi di tutte le società (di facciata e dietro le quinte) che stanno facendo affaroni con pale e pannelli darebbe una visione più chiara della posta in gioco, per guardare in faccia chi investe non per amore dell’ambiente ma, semplicemente, per fare più quattrini possibili, pagati magari da pantalone. Non so, purtroppo, se si possa fare, né come. Perdoni la mia ignoranza.
Temo che la Pratobello24 finirà nella voragine della burocrazia, la stessa che i giannizzeri di oggi disprezzavano ieri. E basterà che qualche animo infiammato e insofferente di tanta sfacciataggine dello strapotere commetta qualche fesseria, per essere indirizzata all’oblio.
C’è la burocrazia difensiva che porterà alla morte civile, usata dai burocrati pubblici per nascondere le loro incompetente. Ma oggi scopriamo che c’è anche la democrazia difensiva, usata dagli eletti per fiaccare la partecipazione dei cittadini alla politica. Le due cose insieme avvelenano la società.
FURBOCRATI, indignos de si mutire “Parlamentu”.
Ma no ischint chi la furbizia ha le gambe corte, che is fàulas e is ingannos, ca sa demogratzia issoro est a “me ne frego”, est cudha a VINCERE E VINCEREMO: su chi contat est chi, de is pagos chi votant, is prus dhos votent pro VINCERE, e totu is àteros che non rompano le scatole ca is iscàtulas, buidas, dhis serbint ancora po arregòllere votos.
Su Movimentu Pratobello tocat chi pentzet a èssere su cambiamentu chi serbit a sa Sardigna po che bogare s’àliga de is partidos tricoloristas de sa dipendhéntzia a isperdimentu nostu.
Si coglie un dettaglio che è indicativo della consistenza politica della Todde e del suo partito che è quello di non sapere governare le vertigini provocate dalla propria , impotenza politica; Pratobello al di là del merito insegna loro che cosa sia nella sua sostanza un esperimento concreto e compiuto di “democrazia diretta” di quella portata.
210 Mila firme senza la “grancassa” dei partiti di Potere , in Sardegna, non si possono nascondere come la polvere sotto il tappeto e per giunta accompagnando il tutto con siffatte sprovvedute dichiarazioni.
Dilettanti