di Paolo Maninchedda
Piccoli chiarimenti, che penso siano utili.
Noi siamo contro il progetto Eleonora della Saras, lo abbiamo sempre detto e lo ribadiamo.
Il sottosuolo della Sardegna è della Sardegna. Le vocazioni dei territori sono fatti evidenti che devono essere rispettati. Arborea per noi è una perla della ricchezza prodotta in Sardegna con l’agrolimentare. Tra latte, grano, pasta, orticole, nell’Oristanese c’è un pezzo importante del Pil sardo che va difeso e che è coerente con la vocazione del territorio.
Noi siamo per produrre valore senza consumare territorio.
Per lo stesso motivo, siamo più interessati ai volumi di ricchezza prodotti nel golfo di Olbia grazie alle sue condizioni ambientali che non ai 368 milioni di euro di appalti per dragare in profondità la canaletta, sollevare una marea di depositi nei quali abbondano i metalli, trasformare così le cozze in mitili d’acciaio, creare una voragine sottomarina che si inghiotterebbe le spiagge, modificare il rapporto tra il rio Padrongianus e il mare. Non c’è un conflitto vero tra la nautica da diporto, il turismo croceristico e la mitilicoltura. Lo si vuole creare artificialmente per giustificare l’assalto agli appalti. Se si hanno 368 milioni di euro per Olbia li si deve spendere per rispettare tutte le vocazioni produttive, per implementare i redditi, per migliorare i servizi, per aumentare la concorrenza, per sostenere le imprese locali, non per un appalto spot.
Sono assolutamente d’accordo con quanto scritto da Paolo. Lo sviluppo di un territorio può venire solo da attività compatibili con la sua vocazione principale; l’aver a suo tempo programmato anche la sola attività di ricerca di idrocarburi in un territorio eccellenza dell’agroalimentare sardo dimostra la scarsa attitudine alla programmazione della politica sarda. Per questo, in questa tornata elettorale, occorre dare voce a tutti quei candidati che si muovono con le loro idee programmatiche in completa sintonia con il territorio che li esprime.