Mettiamo in ordine i fatti ora che la nebbia delle polemiche si è diradata.
Il decreto legge 109/2018 del governo Conte ha previsto un vero e proprio condono edilizio di abitazioni abusive, costruite in area di dissesto idrogeologico. Il termine condono era nel titolo dell’articolo il testo aveva un contenuto gravissimo, perché prevedeva che la sanatoria fosse attuata ai sensi della legge 47/1985, cioè una norma precedente il varo del contrasto del rischio idrogeologico da parte del Parlamento della Repubblica italiana con la legge 183 del 1989 (varata dopo una sequenza impressionante di disastri ben ricostruiti in questo sito dei Carabinieri, la cui lettura suggerisco a chi si occupa di questi temi).
Ora si pone un problema serio.
Un Governo che propone, approva e fa approvare una norma così gravemente pericolosa, è penalmente perseguibile?
Il tema è interessante perché le più grandi malefatte in Italia sono sempre state di Stato e hanno consolidato un metodo che è opportuno descrivere per l’ennesima volta. Ciò che se realizzato da un singolo sarebbe reato, secondo il metodo ‘lavatrice di Stato’ può divenire non perseguibile se lo stesso contenuto è affidato a un’assemblea legislativa. È il metodo usato da alcuni presidenti di Regione per far ‘coprire’ le proprie malefatte da leggi regionali, rendendo così le delibere di Giunta attuative di norme puzzolenti, ma approvate da una assemblea legislativa. Immaginate che è esistito un presidente della Regione che pretendeva di iscriversi nell’anno in corso le entrate degli anni futuri, una cosa che se solo lo facesse un sindaco finirebbe in galera dritto dritto.
Ora i giustizialisti alla Bonafede hanno un problema, almeno morale se la coscienza è ancora vitale. Loro che in nome della giustizia hanno invocato sempre e solo manette e galera, poteri ai pm e gogna per gli indagati, oggi che cosa hanno da dire quando le peggiori istanze del popolo (perché il popolo non chiede sempre il bene, chiede più spesso il proprio vantaggio, fregandosene altamente della giustizia e del bene) trovano una così alta interpretazione istituzionale? Chi è sospettabile di delinquere di più, un sindaco che si ipotizza faccia traffico di influenze o il Presidente del Consiglio dei Ministri che salta a pie’ pari un’intera legislazione di protezione civile e ambientale e ne scarica la responsabilità al Parlamento in nome del vincolo di maggioranza? In questo mondo che parla di tutto fuorché dell’essenziale, quando si tornerà a parlare dei limiti del potere, cioè quando si ricomincerà a discutere sui temi che hanno fatto nascere il liberalismo e la democrazia rappresentativa? Che cosa dovrebbe fare un procuratore della Repubblica che voglia mettere ordine nelle responsabilità del degrado ambientale e si imbattesse in una legislazione di sanatoria sbagliata nei presupposti e negli effetti e in contraddizione con tutto ciò che di buono lo Stato aveva fatto in precedenza? Chi ha il potere di chiedere a Conte in base a quali studi, valutazioni tecniche e quant’altro varò la norma? Nessuno. Ma questa non è forse la peggiore delle impunità di casta? Nelle università bisognerebbe studiare come inserire in Costituzione delle procedure che rendano valutabili questi casi non dopo che le leggi sbagliate sono approvate, ma prima, per esempio ampliando i poteri di verifica della Presidenza della Repubblica o assegnandone di nuovi alla Corte costituzionale.
Comunque resta un fatto per me insuperabile: Conte è più moralmente e politicamente colpevole di quanto non lo siano i tanti amministratori locali perseguitati dal giustizialismo di Bonafede per reati minori per i quali il carcere non serve a nulla. Qui, colui che non è senza peccato, cammina sopra una responsabilità che non potrà scrollarsi di dosso con troppa leggerezza e con lui i sodali che per quattro voti hanno concepito una politica così imponentemente grave.
io conosco una persona che si chiama Gigante ma non è più alto di me. Come questo decreto: porta la parola condono nel titolo ma mi sembra che sia più un sollecito ai comuni a portare a termine le pratiche di condono. in senso positivo o negativo. La colpa è di chi ha lasciato costruire per decenni case abusive per le quali da decenni è stata chiesta la sanatoria che qualcuno decenni fa ha permesso
Diritto di replica
Egregio Paolo Maninchedda
Vorrei chiedere al sig. Per pochi eletti se può spiegare il meccanismo in base al quale l’articolo 25 citato consente ai soli abusi di Ischia la sanatoria.
Ho letto per l’ennesima volta il testo e riesco solo a mettere in evidenza:
– I comuni … Definiscono le istanze di condono … (vuol dire che chiudono i procedimenti, non significa che approvano le istanze);
– previo parere degli uffici preposti …
In sostanza stiamo parlando di una norma che impone un termine per la chiusura di un triste capitolo.
Se non riesco a leggere altro, mi spiace per me.
Il senso della norma è questo:
Nelle aree vincolate dal punto di vista paesaggistico (articoli 136, 142 e 143 del D.Lgs.n°42/2004), come l’intero comune di Ischia, il condono 326 non sarebbe ammissibile, come non è ammissibile a Carloforte o a Villasimius!!!! Con Il decreto legge 109/2018 del governo Conte si rendono approvabili le istanze di condono 326 sulle aree vincolate della sola Ischia!!!!! Lo definirei un condono per pochi eletti!!!!
La cosa spaventosa è che ci sono centinaia di ordinanze di demolizione passate in giudicato e mai eseguite. Chissà quanti morti in quelle abitazioni….
PERCHÉ ODIAMO I POVERI
L’ultimo numero del mensile de Il Fatto Quotidiano, con lo stesso titolo ha cercato di fornire un quadro delle opinioni di ogni classe sociale convergenti comunque tutte sullo stesso punto: un sottile velo di diffidenza e distacco dalle condizioni di un’ampia parte della società, i distanti e gli esclusi. Come conseguenza, la nascita di un movimento che cerca di dare voce a quella parte di società che voce non ha ha determinato che questo movimento – il M5S per intenderci – divenisse il catalizzatore di ogni forma di disprezzo. Disprezzo e ostilità intese in tutte le loro infinite forme e varianti: dalla più velata antipatia all’odio più manifesto.
Paolo Maninchedda, che stimo, con l’intervento odierno colloca i suoi giudizi verso il presidente Conte tra i giudizi che appunto possono essere compresi tra le forme infinite citate.
Giustamente mi potrà essere contestato il fatto che il giudizio non è verso quel Movimento ma è solo un esempio per introdurre un ragionamento più ampio. Può darsi, ma l’affermazione con la quale si apre l’articolo è abbastanza precisa nell’indicare come quel decreto legge abbia previsto un vero e proprio condono.
Nel leggere l’articolo 25, quello strumentalizzato in termini bipartisan per attaccare il presidente Conte, una parola mi convince che il senso della norma non è quello di condonare. La frase “i Comuni definiscono […]” la leggo nel senso di un obbligo per gli Enti Locali a voler definire (con esito positivo o negativo) i procedimenti di cui alle leggi inerenti i condoni edilizi.
Dov’è la sanatoria?
Non pare che il testo dica di riaprire procedimenti conclusi con diniego. Sempre che diniego fosse stato espresso.
Conte, e quindi la forza politica che rappresenta, dovrebbero quindi pagare – moralmente o anche legalmente – per la mala gestione della cosa pubblica imperante in Italia da sempre?
Non sono un iscritto o militante del M5S ma negli anni ho potuto osservare da parte di tanti quell’ostilità citata. Ostilità che si riflette poi verso provvedimenti rivoluzionari per una società povera e vecchia come quella italiana. Società di cattolici che odiano il prossimo, che osteggia il riconoscimento dei diritti civili e soprattutto debole perché priva della parte che dovrebbe costituirne la struttura portante: i giovani. Una società che gradualmente ha smesso di concepire figli, è invecchiata e con la presbiopia ha necessità di farsi leggere i testi normativi da Crosetto.
No. Quell’articolo di legge non è un condono.
Ignazio Cabua
C’ è sempre una legge o un codicillo a salvare… Chi fa le leggi? Se la legge è ingiusta la si deve seguire? E il seguirla non comporta nessuna responsabilità?
Civiltà, democrazia… e unu muntoni de –ismi. Is nòminis funt bellus, ma seus ancora e sempri de prus allupendi, bocendi e isperdendi e fendi su mundu a muntronaxu no isceti de velenus sighendi sa gherra de sa giungla tra leonis e leonis, isciacallus e isciacallus, lupus e lupus, marxanis e marxanis e fintzas tra leonis e leonedhus, isciacallus, lupus e margianis e angionedhus cun tanti de “infanticidio” a VINCERE e VINCEREMO, a corpitedhus de bombas de dónnia genia e mannària gioghendi a chini podit VINCERE e dominai de prus.
Demogratzia a istrumpas, càrriga càrriga, naraus acarraxada, de “On.” e de Sen.” per partito preso, chi arrexonant per partito o soldo preso, o a prendere. E si a delinquere est legali e per partito preso, assinuncas a ita serbit a VINCERE?!…, dónnia delincuéntzia e cretinada assurda est ammítia, preventivada e pratigada in sa guerra a barbarismu imperante criminale.
Epuru dhui at isperàntzia de cambiare prus de una cosa in mellus, si no pigaus cussu “partidu” de sa autodistrutzione, a bocidura.
Mancu mali ca sa parti prus manna de sa genti de s’Umanidadi no est ocupada a fai custu giogu criminali e bolit ca serbit àtera cosa, no guerra! E tocat a s’iscabbúlliri de custu ‘giogu’ macu.
Bravissimo, chissà se lo leggerà Travaglio il super difensore d’ufficio di Giuseppi. Perché non prova a mandarglielo?