Con 29 voti contrari, 21 favorevoli e un’astensione il Consiglio regionale ha respinto la mozione dell’opposizione con la quale il centrodestra voleva spingere la Regione a opporsi davanti alla Corte Costituzionale contro la bocciatura governativa della norma dell’ultima Finanziaria regionale, quella che faceva ricomprendere nelle entrate della Sardegna anche le imposte di fabbricazione generate nell’isola e riscosse nel resto d’Italia.
L’assessore della Programmazione Raffaele Paci ha spiegato che la norma in questione, approvata nella scorsa legislatura, è palesemente illegittima e che, quindi, opporsi in giudizio, porterebbe ad un sicuro insuccesso.
I consiglieri del Partito dei Sardi Augusto Cherchi e Piermario Manca hanno evidenziato la necessità di contrastare la slealtà dello Stato italiano con azioni che siano realmente efficaci per la difesa dei diritti del popolo sardo.
A seguire, in ordine cronologico, il testo degli interventi di Cherchi, Paci e Manca.
Augusto Cherchi: Sono d’accordo che la Regione Sardegna debba verificare la possibilità di un’azione nei confronti dello Stato, azione che dovrà essere valutata da personale tecnico. Tutto questo discorso è comunque vanificato o comunque reso come puro atto dialettico dalla incapacità che la Regione Sardegna sino ad oggi ha manifestato nel difendere i nostri interessi.
Avrebbe un senso discutere e battere i pugni sul tavolo se la nostra capacità di autogoverno permettesse la possibilità di disciplinare in materie fondamentali per il popolo sardo e non il subire imposizioni sleali in modo unilaterale.
Abbiamo avuto forse la possibilità di difenderci dall’abuso dei poligoni militari? Da un fisco ingiusto che tratta con lo stesso peso il pastore sardo e l’industriale milanese? Dal furto delle compartecipazioni erariali nonostante due sentenze della Corte Costituzionale? Dall’iniquità della Tesoreria unica dello Stato o dagli oligopoli di Enel e Terna sulla nostra energia? Abbiamo avuto la possibilità di difenderci dal dominio di Anas, ad esempio, sull’ingiustizia a spese del contribuente sardo o dal monopolio perpetrato dalla Tirrenia ai danni del turismo in Sardegna? Oppure, ancora, dal diniego della possibilità di eleggere direttamente i nostri rappresentanti in Europa?
No, non abbiamo avuto sino ad oggi la possibilità di difenderci.
Allora dobbiamo iniziare a ragionare da subito partendo da questa considerazione di slealtà e di creare subito gli strumenti per chiedere a gran voce e incidere con competenza di mezzi sulla nostra fiscalità, sul welfare, sul mercato del lavoro, sui trasporti, sulla viabilità, sull’Agenzia sarda delle entrate.
La rottura delle consuetudini politiche-istituzionali va realizzata immediatamente con la Costituente e non solo perché lo diciamo in quest’Aula ma perché lo ha chiesto il popolo sardo esprimendosi a favore con un referendum che autorizza la Costituente a discutere di sovranità con lo Stato italiano, che ponga i presupposti per un rapporto competitivo con lo Stato italiano e che permetta alla Sardegna di essere rispettata, garantita sulle richieste legittime.
La Costituente è l’unica arma dissuasiva di slealtà di Stato, e lei, Presidente, dovrebbe andare a Roma a condurre le trattative per i nostri soldi e i nostri diritti a Costituente convocata. Non si può più attendere, la gente ha fame ed è senza lavoro, noi abbiamo il dovere di cambiare lo stato delle cose in senso equo e giusto. Il dovere di pensare allo stato sardo e alla tutela del suo popolo.
Raffaele Paci: Signor Presidente, signore e signori consiglieri. Stiamo appunto dando il nostro parere su una mozione specifica che riguarda le accise e l’impugnativa da parte dello Stato. Quindi, il mio intervento verterà innanzitutto su questioni di legittimità della forma legislativa, dopodiché farò alcune considerazioni sul merito e, infine, una valutazione più politica in riferimento anche all’attuale situazione.
Sulla legittimità della forma legislativa, l’articolo 1 comma 1 della legge regionale del 21 gennaio 2014, numero 7, che è quella appunto impugnata dal Governo, potrebbe essere inteso come norma interpretativa, modificativa o attuativa dell’articolo 8 dello Statuto. In tutti e tre i casi lo strumento normativo utilizzato, ossia una legge regionale, non è idoneo a raggiungere l’obiettivo in quanto chiaramente viziato da illegittimità. Pertanto, riteniamo che non abbia alcuna possibilità di avere successo in un eventuale vaglio della Consulta. Già altri consiglieri prima hanno argomentato e ci vuole piena consapevolezza di questo punto.
Una norma interpretativa di una legge approvata dal Parlamento non può che essere adottata dallo stesso organo. Una norma modificativa dell’articolo 8 dello Statuto si pone in conflitto con l’articolo 54 dello Statuto che stabilisce che le modifiche al Titolo III possano essere effettuate solo con legge ordinaria, su proposta del Governo della Regione, in ogni caso sentita la Regione, e le norme di attuazione dello Statuto possono essere approvate solo con decreto legislativo e solo con una specifica procedura prevista dall’articolo 56 dello Statuto. Questa è la posizione sulla legittimità, posizione, è bene ricordarlo, che si basa su motivato parere dei dirigenti e dell’ufficio legale della Regione, le stesse persone, che non abbiamo messo noi, che sono lì che fanno il loro dovere di funzionari pubblici come lo facevano alcuni mesi fa. Si basa anche sul parere di esperti giuristi, esperti costituzionalisti, che abbiamo il piacere di avere all’interno della compagine di Giunta. Qui potrei finire il mio intervento, ma facciamo anche qualche altra considerazione, qualche considerazione sul merito.
L’argomento è complesso, l’abbiamo sentito, si tratta quasi di giocare sulle parole se il tributo è dove è percetto, dove è generato, dove è maturato, nel caso delle accise se ci si ferma al momento generativo o si va anche ad analizzare il perfezionamento attuativo.
Ebbene, lo dico con chiarezza, se ci saranno nel futuro elementi di discussione, di confronto con lo Stato, li faremo. Non c’è una opposizione a prescindere su qualunque argomento che possa portare giovamento al caso della Sardegna. È stato detto più volte, le cose si fanno seriamente.
Non si apre un conflitto giusto per aprire il conflitto, le cose si fanno seriamente. E noi abbiamo intenzione di farle in questo modo. Ricordiamo che le accise non sono una tassa di scopo, non servono per abbattere l’inquinamento. Battiamoci per avere una specifica tassa di scopo sulle industrie chimiche inquinanti e tutti sappiamo che a quel punto la tassa di scopo viene utilizzata, dalle comunità locali, esattamente per abbattere quell’inquinamento. Le accise non sono una tassa di scopo. Sono tutt’altro e quindi mischiare le due cose veramente non ci porta a nulla. Possiamo stare qui a discutere, ma veramente non è una cosa che ci porta lontano.
Aggiungo anche che lo stesso articolo 8, nell’assegnare alla Regione le nuove risorse, prevede che la Sardegna non possa compartecipare alle entrate già riconosciute ad altri enti. A questo proposito è bene ricordare che lo Stato ha da tempo riconosciuto la compartecipazione a questo tributo alle Regioni ordinarie per il sostenimento della spesa sanitaria e inoltre la norma che è stata impugnata confligge con i regimi finanziari delle altre Regioni e Province autonome a Statuto speciale, che hanno rango costituzionale, che prevedono la compartecipazione al gettito riscosso nei loro territori.
Pertanto se le benzine della SARAS sono consumate ad esempio in Trentino la compartecipazione alle accise dovrebbe spettare alla Sardegna anziché a Trento e a Bolzano? È chiaro che si entra in un chiaro conflitto. Noi non possiamo avere le accise sulla produzione e le accise sul consumo. Ovviamente le possiamo chiedere, le possiamo chiedere attraverso le norme corrette, ma allo stesso tempo è altrettanto evidente che andremo a confliggere immediatamente con tutte le altre Regioni a Statuto speciale e le province e anche con le Regioni a Statuto ordinario. Niente ci vieta di farlo: sia chiaro che, però, lo dobbiamo fare attraverso la norma e il metodo legislativo corretto.
Tutte queste questioni erano abbastanza chiare anche al momento della predisposizione del Bilancio. Non c’è alcuna entrata prevista nel Bilancio per quanto riguarda le accise. Da questo punto di vista quindi l’impugnazione da parte del Governo non crea alcun problema al nostro Bilancio che devo dire fortunatamente, lo dico come attuale Assessore pro tempore al Bilancio, non deve subire una riduzione drastica di 1 miliardo per il semplice motivo che non è stata inserita in previsione alcuna entrata aggiuntiva proprio perché probabilmente si riteneva veramente debole questa idea di poter avere le accise.
Infine qualche valutazione sulla attuale situazione. Innanzitutto ribadiamo il nostro obiettivo primario di dare concreta attuazione al nuovo ordinamento finanziario regionale così come revisionato dall’articolo 1 comma 834 della legge numero 296 del 2006 è questo il nostro obiettivo primario e legheremo a questo, come il Presidente ha ricordato anche nelle dichiarazioni programmatiche, all’istituzione dell’agenzia regionale delle entrate.
Però vorrei richiamare l’attenzione di tutto il Consiglio sul fatto che il problema prioritario che oggi deve affrontare la Sardegna nei suoi rapporti con lo Stato è l’adeguamento del patto di stabilità. Non è un problema delle entrate. Credetemi, signori consiglieri, questo è il punto centrale dell’azione che ci deve vedere tutti quanti uniti. Anch’io penso che la campagna elettorale sia finita e che dobbiamo cercare di lavorare seriamente insieme per affrontare il problema.
Il problema principale oggi è il patto di stabilità. Abbiamo attivato tutti i rapporti istituzionali come il Presidente ha ricordato. Domani ci sarà un ulteriore incontro. Noi abbiamo chiesto con forza che domani la Ragioneria dello Stato faccia la sua proposta. Questo è il punto. Ad oggi la Sardegna non ha mai ricevuto dalla Ragioneria generale dello Stato la quantificazione della anomalia che viene riconosciuta dalla sentenza della Corte e dalla stessa legge nazionale. Non siamo mai riusciti a dire: bene, cara Sardegna, per raggiungere e tornare al livello delle altre Regioni dobbiamo riconoscere tot. Domani, in sede di tavolo tecnico, andremo a chiedere esattamente questa cifra. Andremo a capire in che periodo questa cifra può essere riconosciuta di aumento del patto di stabilità, può essere riconosciuta alla Sardegna e in che modo possiamo ottenere gli allentamenti del patto al quale avevamo diritto negli anni precedenti.
Come sapete, ad oggi il limite del patto ammonta a 2,4 miliardi. Possiamo spendere 2,4 miliardi di euro a fronte di stanziamenti disponibili, per questa tipologia, di 4 miliardi. Quindi i problemi oggi non sono le entrate, non è avere un momento delle entrate, ma darci la possibilità di spendere i soldi nostri e da questo punto di vista state certi che il Presidente e tutta la Giunta terranno la schiena ben dritta. Nessuno ha intenzione di piegarla, è stato detto con chiarezza nelle dichiarazioni programmatiche.
Non esistono governi amici o nemici. Esistono i diritti della Sardegna e siamo tutti pronti a difendere sino all’ultimo i diritti della Sardegna. Ci sono stati dei segnali positivi e crediamo di riuscire ad andare avanti con una trattativa con lo Stato, ma per fare la trattativa bisogna essere seri, bisogna essere credibili. La credibilità delle istituzioni è un bene fondamentale e anche di questo dovremmo essere tutti partecipi perché la credibilità di questa istituzione non è la credibilità di alcune persone che oggi rappresentano la Giunta ma è la credibilità della nostra Istituzione.
Allora, per rendere credibile un’istituzione, non è conveniente, non è opportuno, non ci fa comodo andare avanti in rivendicazioni che non hanno fondamento giuridico. Riteniamo che essere credibili significhi andare nei modi dovuti attraverso le forme procedurali corrette a chiedere ciò che alla Sardegna spetta.
Quindi questa è la nostra posizione. Come ripeto, è una posizione che si basa innanzitutto su considerazioni di legittimità della forma legislativa che è stata utilizzata, ma ritengo che sia importante anche che ci sia una convinzione comune da parte di tutto il Consiglio che la battaglia sul patto di stabilità sia la cosa principale per la quale tutti quanti insieme dovremo confrontarci con lo Stato.
Piermario Manca: Quel che è emerso da questo dibattito più che altro tende a sottolineare un’impostazione diversa tra quella che è la maggioranza e quella che è la minoranza. Io sono stato obiettore di coscienza e utilizzerò qualche termine anche di guerra.
Emerge chiaramente da parte di questa maggioranza che non siamo disposti a fare delle battaglie per il gusto di farle. Emerge chiaramente da tutti i nostri interventi, improntati invece su un ragionamento organico, la volontà di andare in modo organico a confrontarci con lo Stato.
Quello che interessa a noi, lo dico proprio come sovranista (di cui mi vanto di far parte del Gruppo Soberania e Indipendentzia) non è vincere una battaglia o apparire in una battaglia, una battaglia oltremodo persa in partenza, ma vincere la guerra. È stato chiaro nel suo programma il nostro presidente Pigliaru, è stato chiaro oggi l’Assessore.
Qua non si tratta solamente di fare delle rivendicazioni, delle battaglie, si tratta di vincere la guerra. La guerra va impostata in modo organico. Si dovrebbe leggere un po’ di Gramsci per capire che non si può andare in base a un’idea che ci balza in testa. Bisogna lavorare invece seriamente, riproporre quelli che sono i temi fondamentali e contrapporci allo Stato italiano. Quindi, avere il nostro ufficio delle entrate, non più dipendere dallo Stato italiano, riniziare tutta una serie di battaglie che ci vedono protagonisti.
Quindi, quello che emerge, consiglieri, che cos’è? È un modo diverso per la prima volta di interpretare la politica grazie forse a tutti questi giovani che ci sono, non più andare solamente a rimarcare a parole quelle che sono delle battaglie forse a volte futili che ci fanno perdere del tempo, ma iniziare invece una battaglia vera nei confronti dello Stato italiano.
Di sana e robusta costituzione dovremmo nascere di sana e robusta costituzione…
Anzitutto darsi da fare per spendere le somme residue 2007-2014 entro il 31.12.2015, altrimenti sembra di essere su scherzi a parte, visto che stiamo chiedendo l’adeguamento sul patto di stabilità. E vorremo sensibilizzare l’attenzione della ragioneria. Abbiamo tutto il tempo per preparare i nuovi bandi per la programmazione 2014-2020, viene da dire: vietato rallentare… tanto c’è tempo… abbiamo circa 2 anni… invece no la parola d’ordine deve essere applicazione, pronti e preparati al via, in una parola, lavorare da subito.
Urge accelerare c’è bisogno di riformare, per riscrivere lo statuto… quindi pianificare il confronto con le forze politiche, sociali e istituzionali è diventata materia imprescindibile, in modo da rilanciare il confronto Stato Regione. Per quanto riguarda la voce accise, materia complessa, purtroppo data in pasto alle genti in termini poco costruttivi, senza spiegare che andrebbe intrapreso un metodo corretto, applicabile alla legislazione vigente, evitando figuracce, ed evitando gli ostracismi per gli opposti interessi con le altre Regioni. Cosa diversa riguarda l’inquinamento, dove è legittimo esigere l’Obolo, d’altronde è sancito a chiare lettere nei regolamenti dell’Europa senza appello: chi inquina paga.
Riassumendo “Mai Più” assumere l’incompetenza e il disordine, invece organicità e consapevolezza quando si va a dibattere con lo Stato.
Acquacoltura e demanio marittimo, eolico off-shore e acque territoriali; ed altro ancora…
Possiamo difenderci solo se mettiamo il culo sulla sedia e ci presentiamo ai tavoli istituzionali contrattuali con dati e argomentazioni valide e inoppugnabili.