di Paolo Maninchedda
Ieri, al culmine di una giornata di cocenti delusioni, tutte ingoiate per la ragion di stato (ma io non ho uno stomaco molto dilatato), ho deciso di andare al cinema a vedere American Sniper, di Clint Eastwood. Me ne aveva parlato un amico e mi aveva incuriosito. Il film è tipicamente epico: caratteri semplificati, ritmo costante, il buono da una parte e il cattivo dall’altra, lo schema delle chanson de geste: i cristiani hanno ragione, i pagani hanno torto. Racconta la storia vera di Chris Kyle, cecchino americano dei Navy Seals, pluridecorato e pluricriticato per aver avuto al suo attivo più di 160 uccisioni in guerra. Ciò che rende diversa la pellicola è la psicologia. Il padre del protagonista è un cacciatore texano duro che a tavola si fa rispondere “sissignore” dai figli bambini. Il protagonista, Chris, è come il padre; il fratello minore no, è diverso, ma è ammaliato dagli altri due. Tutto il film è in una frase iniziale: il fratello di Chris viene picchiato a scuola. Durante il bisticcio interviene Chris e picchia duramente l’aggressore. Rientrati a casa, a tavola, il padre rimprovera il fratello minore e pronuncia la frase che sintetizza il film: «Nella vita ci sono persone deboli che fingono a se stessi che il male non esista, che sono candidati a subire il male se bussa alla sua porta. Nella vita ci sono i lupi che aggrediscono, le pecore che subiscono e i cani che difendono le pecore. In questa casa non possono nascere pecore».
Chris è un cane, difende le pecore. Torna traumatizzato dall’Iraq non per le persone uccise, ma per il rammarico di non aver potuto salvare i compagni morti.
I film sono solo film, niente di più. Sono architetture mentali fatte con immagini e parole, però soddisfano l’esigenza umana di avere modelli, di anticipare la realtà, di prepararsi agli eventi con simulazioni. Più queste sono belle, più vengono bene accolte dallo spirito umano.
Nella realtà, i tipi che sono esclusivamente pecore, cani e lupi sono tipi patologici. Le persone vere, non i personaggi, sono tutte un po’ pecore, un po’ cani e un po’ lupi. La vita è scegliere quale parte far prevalere.
Comments on “Pecore, lupi e cani”
Comments are closed.
Ad rivum eundem Lupus et Agnus venerant siti compulsi: superior stabat Lupus, longeque inferior Agnus: tunc fauce improba latro incitatus jurgii causam intulit. Cur, inquit, turbulentam fecisti mihi istam bibenti? Laniger contra timens, qui possum, quaeso, facere quod quereris, Lupe? A te decurrit ad meos haustus liquor. Repulsus ille veritatis viribus, ante hos sex menses male, ait, dixisti mihi. Respondit Agnus: equidem natus non eram. Pater hercle tuus, inquit, maledixit mihi. Atque ita correptum lacerat injusta nece.
Haec popter illos scripta est homines fabula, qui fictis causis innocentes opprimunt.
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, si ritrovarono a bere nello stesso ruscello. Il lupo era più a monte, mentre l’agnello beveva a una certa distanza, verso valle. La fame però spinse il lupo ad attaccar briga e allora disse: “Perché osi intorbidarmi l’acqua?”
L’agnello tremando rispose: “Come posso fare questo se l’acqua scorre da te a me?”
“E’ vero, ma tu sei mesi fa mi hai insultato con brutte parole”.
“Impossibile, sei mesi fa non ero ancora nato”.
“Allora” riprese il lupo “fu certamente tuo padre a rivolgermi tutte quelle villanie”. Quindi saltò addosso all’agnello e se lo mangiò.
Questo racconto è rivolto a tutti coloro che opprimono i giusti nascondendosi dietro falsi pretesti.
Non ho visto il film. Presumo che sia costruito bene, dal punto di vista scenico, come solo i nordamericani sanno fare. Ciò che non mi convince nelle loro raffigurazioni sono il bene ed il male.
A memoria non ricordo di aver visto un solo film nordamericano che faccia autocritica della loro becera politica interna. Ne, tanto meno, di quella internazionale.
A partire dalla conquista dell’West, la trama è sempre la solita. Si mette in risalto l’indiano cattivo che scotenna i poveri mandriani che cercavano solo un futuro migliore, in terra altrui. Naturalmente.
Che dire, poi, di quelli sul Vietnam, dove il cattivo vietcong si dilettava a “togliere la camicia” al povero soldato del Texas, scuoiandolo appeso a testa in giù. Naturalmente solo un accenno ai B57 che (al momento giusto) sganciavano “Napalm” ed “Agente Arancio”, sui cattivi. Naturalmente!
Per finire, con gli ultimi films specializzati a rappresentare l’export di democrazia, operato dagli Usa, negli ultimi tempi, nei luoghi dei feroci islamisti, dimenticandosi che di queste “grandiose operazioni di libertà” si sono avvantaggiati i lupi wahabiti ed i loro finanziatori (qatarioti e sauditi).
Questi motivi sono sufficienti per farmi credere che non andrò a vedere il film in questione. Tanto, ne conosco a perfezione la trama.
Il Comandante
Trovo finalmente un movimento politico con competenza e sobrietà politica, con prospettiva verso la nostra terra .
Anno 1998, impianti industriali… vita dura e sporca… un vecchio operaio, ormai prossimo alla pensione, dopo un acceso contrasto con un borioso dirigente si avvicina e mi dice: “hai fatto bene; se pecora ti fai, lupo ti si mangia”.