Oggi L’Unione Sarda riporta un’intelligentissima intervista al segretario del Pd Emanuele Cani sulle elezioni a Quartu.
Il ragionamento svolto è così complesso che vien difficile davvero intenderne la profondità, sembra di poter trasumanare perdendosi in cotanto senno. Dice il Pd: «Il sindaco lo decidiamo noi e deve essere del Pd; Graziano Milia è bravo ma ha un difetto alla parte toracico-lombare della struttura scheletrica che gli impedisce di inchinarsi e per questo non piace ai nostri iscritti».
Il Pd, non da oggi, ha una certa vocazione sodomitica con gli alleati e una certa tendenza all’omicidio (morale) con gli uomini verticali.
Non è che il Pd sia uno sperimentatore sessuale, è che non ce la fa a non provare lo schema altero-tergale con gli uomini liberi, è più forte di lui.
Il Pd è gruppettaro, correntizio, stalinisteggiante in forme moderne, snobistico e vuoto come è normale che accada per un brand. Brand, non brandy, un marchio di successo, accattivante, vuoto e violento come è normale che sia se si vuole trascorrere la vita a conquistare consumatori e mercati. Il Pd globalizzato ha l’orticaria quando sente parlare di Nazione Sarda. La sua ostilità è nel verbale della storia. È il Pd che parlava con Palamara, il Pd protetto in modo ignobile da alcune correnti della magistratura che, per dare comunque un senso al loro esistere, hanno perseguitato gli oppositori di ducetti e signorotti locali in salsa rosa.
Questo Pd ha circa il 25% dei consensi in Sardegna. Mica poco, però non abbastanza. Tuttavia è più che sufficiente per dire: «O con me o da soli». Si tratta di una nuova forma del celebre dittico minestra/finestra, con una differenza: si registra un certo aumento del numero di quelli che stanno scegliendo la finestra e, miracolosamente, rimangono vivi.
La fortuna del Pd è che tutto il mondo diverso da lui non si unisce. Vuoi perché la sinistra movimentista ha sempre lo sguardo volto a qualche leader italiano che promette la felicità a tutti, vuoi perché noi indipendentisti democratici e europeisti ci siamo specializzati in odio reciproco, vuoi perché i sardisti sono stati colonizzati da una grave malattia parassitaria, vuoi perché i socialisti non stanno con Martelli e, immemori della loro antica autonomia, hanno scelto di stare sotto ex finti pretini Dc e sotto imbolsiti sottufficiali ex comunisti che attendono lo scoccare dell’ora della rendita politico-finanziaria anche per loro, vuoi per tutti questi motivi e altri ancora, la dispersione dei diversi e antagonisti del Pd, alimenta questa ossessione sodomitica che sta assumendo forme di outing imbarazzante, come nel caso di Quartu. Se questo mondo si unisse, anche solo sotto la bandiera di essere diversi dal Pd, il Pd morirebbe nel suo stesso brodo e forse nascerebbe una sinistra pluralista, federalista, libertaria di cui si sente un gran bisogno. Ma torniamo al caso Quartu.
Il caso Quartu è un caso di amnesia acuta del Pd. O meglio: è il caso di una rimozione indecente. Ma vogliamo ricordare chi ha inventato Delunas?
Lo ricordiamo: il PD.
Lo stesso PD, che ha regalato a Quartu Delunas, lo ha perso per esercizio esplicito della prepotenza, perché Delunas ha fatto una sola cosa buona: ha rifiutato di essere il servo sciocco del Pd.
Adesso, il Pd altero-tergale vuole far dimenticare tutto e anziché fare un passo indietro per scontare la concezione dell’alleanza Delunas (venduta nel 2015 come purista, al punto che non vi potevano partecipare esponenti che avessero governato con le giunte precedenti) e la ribellione di Delunas (dovuta al collocamento sul dorso di una sella a cinghia stretta e in bocca di una mordacchia a chiodi appuntiti), ne vuole fare uno in avanti con lo stesso quadro di governo che ha determinato la ribellione Delunas.
Aria, ci vuole aria. Libertà, coraggio, fine delle carrierucce costruite nel servizio baronale, servono esperienze di libertà, per le quali è già importante opporsi, non omologarsi, contrastare il disegno, annichilire il traferimento incongruo della sperimentazione sessuale in ambito politico.
Meglio stare con Graziano. C’è più dignità
Caro Mondino, scusami, non ti capisco.
Pensi davvero, Paolo, che Milia sia ciò che tu vorresti che fosse? Pensi davvero che Quartu possa meritare il meglio con Milia? Pensi davvero che dopo che di imbandisce la tavola e si fanmo le parti, qualcuno possa venir fuori a dire: non Milia, non Piludu ma un altro? Questo doveva farsi prima, ma reclamarlo e proclamarlo ora sa davvero di sodomia.
Egregio Utzeri, “voi” chi? Io, io parlo in prima persona, non mi intruppo. Il Pd chiuse? E perché chiuse? Lo spieghi in contraddittorio pubblico con Delunas. Dopo di che, è vero che il PD ha il suo candidato: se lo tenga stretto. Io voto Graziano.
E questa sarebbe la soluzione per Quartu? Ma non credevo foste tanto poco intelligenti di intelletto . Il PD con Delunas chiuse per sempre e non per mordacchie e selle chiodate. Il PD ha un suo candidato come è giusto che sia vi piaccia o no. Avanzate anche voi proposte e candidature alternative ……..seriamente però
Il Pd attuale tiene un problema serio: il segretario. con l’intervista di oggi credo abbia chiarito quale è la sua visione politica. Confusa, supponente e con delle velature autoritarie. Condivido appieno l’analisi di Maninchedda. Non accettano il confronto con le persone politiche che STANNO DRITTI, con gli uomini che hanno elaborazione di programmi e pensieri diversi dai loro. Io sono affianco a Milia alle prossime elezioni amministrative.Con convinzione. Avremmo nostri candidati in appoggio alla sua candidatura. Con Milia vorremo lavorare per un sardismo nuovo, perchè siamo convinti che senza sardismo non si vince e non risolveremo nessun problema della Sardegna. Il prof. Lilliu diceva che il sardismo è nato sei secoli prima di Cristo. Bene. Prendiamo atto che il sardismo non è nel PSD’AZ. Il candidato Milia è sicuramente un nazionalitario. La Nazione Sarda sarà il campo di battaglia di Milia e di tutti quelli che vorranno confrontarsi per un nuovo sardismo.
Vero. Non piace chi pensa con la propria testa. Chi non esegue ordini, ma ragiona, chiede spiegazioni.
Mi è sembrato di leggere un’analisi del potere senza alcuna grazia che è proprio dei nostri tempi, non solo in Sardegna, non solo negli ambienti politici.
C’è speranza? Non so, continuare a seminare e ricordarsi la parabola del buon seminatore…
Come sempre condivido i tuoi pensieri sopratutto sulla politica sardista .anch’io sono per milia
Bravissimo