Il documento del Pd del Sulcis Questo è il documento con cui il Pd del Sulcis ha giustificato l’alleanza col Psd’az per le elezioni amministrative di Carbonia. L’accordo è duramente contestato da Articolo 1 e dai Progressisti (insomma, dall’area ex Sel, per chi vuole orientarsi rispetto alla nuova segnaletica politica).
In buona sostanza, la Sinistra contesta al Pd di fare alleanze locali col Psd’az alle elezioni amministrative e lo fa in nome della costruzione seria di un’alternativa politica all’asse Psd’az-Lega alle prossime elezioni politiche (2023, se non prima) e regionali (2024 se non prima). Tuttavia, sarebeb interessante verificare che la stessa intransigenza di Articolo 1 a Carbonia sia vigente anche a San Giovanni Suergiu.
Il Pd-anima-pratica risponde che in sede locale valgono fattori locali, non ultimo lo stare insieme oppure no all’opposizione in un determinato comune, come appunto accade a Carbonia.
Il Pd-anima-candida, invece, cerca motivazioni ideologiche e addirittura storiche e, volendola nascondere, invece rivela la componente occulta di una certa politica: il fattore meretricio. Analizziamo il passaggio saliente del documento sulcitano: “Così come crediamo che sia sbagliato dare una patente di Destra al Psd’az con il quale, al di là delle recenti scelte regionali, su cui abbiamo anche responsabilità, condividiamo anche storia e valori che covano sotto le braci, di territori, dove la storia resta a sinistra e che abbiamo il dovere di alimentare e din non far spegnere. Così come nei territori resta differente il rapporto con l’Udc laddove questo è interpretato da dirigenti che privilegiano la scelta popolare a quella populista”.
Colpa di chi? Primo punto: il Pd del Sulcis, cioè la federazione del segretario regionale attuale, ritiene che il medesimo Pd abbia avuto responsabilità nella virata a destra del Psd’az? Sarebbe interessante conoscere le motivazioni di questa affermazione, perché se ricostruiamo i fatti di allora, l’unica colpa – tutt’altro che banale – del Pd fu corteggiare il Psd’az non con le idee ma con lo spirito pratico e la promessa di compenso. Come si sa, è maggiore la responsabilità dell’amore comprato rispetto a quella dell’amore venduto e non ci si può lamentare se nel mercato politico la Lega poi conquistò il Psd’az battendo il Pd con un’offerta migliore e più credibile. Voglio dire che se ci fu un errore nel passato – l’alleanza in nome di ragioni pratiche, cioè di potere – è lo stesso che si sta ripetendo oggi a Carbonia e a Olbia, ma dal quale non fu esente anche la Sinistra degli ex Sel.
Ripercorriamo quegli anni brevemente. Durante la segreteria Pd di Soru, che odiava noi del Partito dei Sardi e me in particolare, venne messa in campo un’operazione di recupero del Psd’az all’area del Centro sinistra, con l’obiettivo dichiarato di sostituire nella maggioranza del Presidente Pigliaru il Partito dei Sardi con il Psd’az. Agevolavano questa soluzione gli antichi rapporti tra Solinas, un tempo giovane presidente dell’Ersu di Cagliari che aveva chiuso con il costruttore Fanti l’operazione Campus universitario nell’area delle ex semolerie Cellino, e Soru, allora Presidente della Regione che la aveva benedetta. Nel mezzo di questa mirabile corresponsione di amorosi sensi, giunsero le elezioni amministrative di Cagliari, con Massimo Zedda, esponente della Sinistra ex Sel, impegnato nella ricerca del suo secondo mandato come sindaco. Qui bisogna dirsi la verità fino in fondo: sia Soru che Zedda sapevano benissimo che non si sarebbero vinte le elezioni a Cagliari senza spostare verso Zedda consistenti parti dell’elettorato di Destra del capoluogo sardo. Il compito di creare un contenitore di Destra a sostegno di Zedda venne proprio affidato al Psd’az che lo portò a compimento con un 10% tondo che consentì così di vincere le elezioni.
Allo stesso modo mi sento di dire che non si vinceranno le prossime elezioni regionali senza spostare segmenti consistenti di elettorato che hanno votato a Destra alle ultime elezioni. Il problema è come farlo. Come non farlo, lo sappiamo: per esemplificare si potrebbe dire che non si deve farlo come lo fecero Zedda e Soru a Cagliari, perché subito dopo Zedda dovette constatare che avere la Destra più becera in pancia era incompatibile con una certa idea di governo della cosa pubblica e espulse il Psd’az dalla maggioranza. Quando ci si allea sul potere, le alleanze sono fragilissime, quasi di vetro. Questo devono sapere a Carbonia. Perché queste alleanze sono viziate dal fattore meretricio, quel fattore che lega solo sulla base degli interessi e non delle visioni delle strategie, dei percorsi, insomma dell’idea di umanità, società, nazione che si difende.
Di quali valori si parla? Ed è proprio sui ‘valori’ che il Pd del Sulcis fa un’altra operazione di svelamento del fattore meretricio. Il Pd del Sulcis parla di valori condivisi col Psd’az. Il Psd’az si dichiara in Statuto (poi sarà interessante sapere quale è quello vigente, ma sono dettagli) un partito indipendentista. Se c’è un partito che ha attaccato in modo scomposto e vecchio l’indipendentismo democratico sardo questo è stato il Pd delle ultime elezioni regionali sarde, che varò, con l’intento di chiudere ogni possibilità di accordo con il Partito dei Sardi, un documento che nega anche solo la legittimità della cultura e delle posizioni politiche che riconoscono la Nazione Sarda. DI quali valori parla il Pd del Sulcis? Di quei valori allungabili e adattabili alle circostanze? Si chiamano valori scrotali e non sono parenti dei valori veri. Tra i valori, vi è quello dell’inclusione. Il Pci di augusta memoria, prestava i propri voti pur di portare in Parlamento voci culturali o politiche minoritarie (lo fece anche con Mario Melis). Oggi il Pd non ha chiuso una sola alleanza alle ultime elezioni politiche perché ha riservato tutti i seggi, sia quelli sicuri che quelli incerti, a suoi esponenti e così farà anche la prossima volta. Tra i valori non vengono annoverati la pretesa di subordinazione e l’egoismo.
Non scomodate i santi per l’Udc Poi si ha il peana all’Udc che è un capolavoro meretricio, un fulgido esempio di scambio bagassato di amorosi sensi. Se c’è un partito che non è comprensibile se appprocciato su base culturale questo è l’Udc sardo che è, per dirla chiara, un sistema integrato di leader locali con solido radicamento sociale. È assolutamente comprensibile che si voglia avere un determinato bacino elettorale come alleato, ma per dirlo e per farlo non serve scomodare i valori e distinguere addirittura tra popolarismo e populismo. Infatti, solo chi è impegnato in un dialogo meretricio, che sotto pulsione genera oblio, può dimenticare che i facilitatori dell’accordo con la Lega, i primi a dichiararsi a favore dell’alleanza col Carroccio e a Solinas presidente furono proprio l’Udc e l’ala più destrorsa dei Riformatori. A volerla dire tutta, il popolarismo dell’Udc si convertì in populismo aprendo la tracimazione all’imbarco generalizzato sulla corazzata leghista. Altro che popolarismo!
Il futuro Perché fare queste precisazioni? Perché in Sardegna si fa sempre più fatica a ragionare seriamente di politica e ciò intacca negativamente il modo con cui si arriverà alle elezioni politiche e alle elezioni regionali (che per me coincideranno, ma staremo a vedere). Io penso che sia giusto non accontentarsi dei perimetri attuali delle coalizioni e che dunque si debba lavorare a modificarli.
Penso che il tema della Nazione Sarda sia l’unico in grado di aprire una nuova stagione in Sardegna, di costruire nuove alleanze e di unire ampi settori dell’elettorato di Destra e di Sinistra. L’unico veleno per questo percorso è proprio il fattore meretricio, mentre la sua medicina è il sincero confronto culturale.
Penso che nella Destra italiana accadranno cose che occorrerà seguire con grande attenzione, perché la Lega dovrà decidere se essere il Fronte Nazionale della Le Pen o il Cdu della Merkel e ciò non lascerà indifferenti i ceti progressisti moderati della Sardegna e dell’Italia.
Penso che nella Sinistra italiana lo schema col Pd centrale e tutte le altre sensibilità ridotte a entità satellitari volga al termine, perché è chiaro che sta nascendo un’area della sinistra liberal-socialista, distinta dal Pd, la cui consistenza determinerà le prossime elezioni e potrebbe riservare grandi sorprese nella formazione degli schieramenti.
Penso che il Psd’az sia attraversato da una crisi ancora non visibile ma profonda e legata all’egemonia personale e di clan di Solinas e alla crisi di prospettiva ideologica che dura ormai da molto tempo. Col Psd’az occorre molta cautela, perché dialogare col Psd’az di Solinas vuol dire rafforzare Solinas. Il Psd’az è un malato da tenere sotto osservazione, ma sapendo che è largamente colpito dal batterio meretricio, molto contagioso. Bisogna dialogare con gli immuni.
Giustu! A fora su virus o batériu chi si niat!!!