Mi chiedo, in questi giorni, quali siano le letture quotidiane del Procuratore generale della Sardegna Patronaggio, il magistrato che più di altri si è impegnato e esposto per le politiche di tutela dal rischio idrogeologico.
Oggi abbiamo due esempi che ci portano a pensare che legga Topolino piuttosto che gli atti e le dichiarazioni delle classi dirigenti sarde.
L’Assessore regionale ai Lavori Pubblici Antonio Piu (sulla cui memoria istituzionale tornerò nei prossimi giorni, non foss’altro per ripristinare un po’ di verità su alcuni cantieri che si stanno aprendo oggi, ma che sono stati programmati e istruiti anni fa in un rapporto dialettico e non subordinato – come invece è quello odierno – con l’Anas), ha bocciato la proposta di Ambrogio Guiso, presidente del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, di costruzione di una nuova diga a monte di quella di Maccheronis. Piu, con la nonchalance che lo contraddistingue, ha dichiarato che avendo lui (mi vien quasi da ridere!) deciso e realizzato il sovralzo della diga di Maccheronis, questa potrà contenere più acqua e che dunque non c’è bisogno di una nuova diga.
Suggerisco all’assessore Piu di leggere con molta cura ciò che giace archiviato nel suo assessorato, non certo per merito suo. Troverà che alcuni assessori che lo hanno preceduto hanno disposto una perizia sulla Diga di Maccheronis, chiedendo se e fino a quando avrebbe retto dinanzi alla pressione di un bacino di raccolta troppo ampio. La risposta, data e firmata da un accademico romano tra i più esperti del settore, fu che la diga regge rispetto a tutto ciò che abbiamo conosciuto, ma che comunque è troppo piccola per l’invaso e che dinanzi a eventi straordinari non è possibile valutare che tipo di reazione potrebbe avere, con buona pace di ciò che potrebbe accadere a Torpé (che, per essere espliciti, potrebbe essere spazzata via).
Un nuovo invaso a monte di Maccheronis è cosa buona e giusta e se tra le popolazioni comincia a farsi strada un po’ di consenso su questa proposta, bisogna coglierlo al volo (la resistenza dei sindaci era un tempo legata al fatto che lo sbarramento sarebbe stato realizzato inevitabilmente in territori interessati oggi dal parco di Tepilora). Insomma, serve intelligenza, non snobismo liquidatorio (taccio sull’evocazione assessoriale della diga di Cumbidanovu di Orgosolo, perché richiamarla a questo proposito significa non capire nulla del sistema idrografico sardo).
Ma c’è di più, dottor Patronaggio.
Suvvia, mi dia udienza, io non frequento gli incipriati salottini cagliaritani che ieri si sono reciprocamente scambiati il certificato di esistenza in vita alla mostra in onore di Berlinguer (che non frequentava certo quegli ambienti e sui quali ha anche scritto parole non tenerissime), quei salotti che la nouvelle vague del Palazzo di Giustizia di Cagliari (poche indagini, molti convegni, secondo il costume della Procura di Tempio, molte inaugurazioni, tante chiacchiere e poche rotture di scatole) sembra apprezzare.
Io non frequento quegli ambienti, non nascondo ciò che penso, né le mie rughe e neanche l’odore della mia pelle.
Mi lavo, non copro.
Sono piu naïve, giusto due gocce di dopobarba.
Ciò nonostante, mi consideri solo per un attimo, il tempo per sopportarci e capirci.
Per seguirmi, Lei deve aver presente ciò che sta succedendo a Bosa, il comune della Sardegna più coinvolto nella strategia dei finanziamenti ad personam messa in atto dagli ultimi due sciagurati Consigli Regionali.
A Bosa accade che mentre in precedenza si aveva ben chiaro che occorreva agire da un lato sul fiume Temo e dall’altro sui torrenti che si formano sui colli vulcanici che incombono a nord-ovest di Bosa, e dunque si erano stanziati circa 20 milioni di euro per il Temo e il suo dragaggio e circa 10 per i torrenti, adesso il gioco è radicalmente cambiato. Si vogliono investire qualcosa come 130 milioni di euro sul Temo e spiccioli sui torrenti.
Quale delle due minacce è la più incombente?
Quella dei torrenti.
Quale è quella su cui si investe di più?
Quella del Temo.
Perché? Perché sistemare i torrenti dei colli comporta fare canali che andrebbero a portar via qualche metro quadro di terreni di proprietà di notabili bosani. La cosa è talmente nota che in passato il Consiglio Comunale non riuscì a deliberare sulla materia perché pressoché tutti i consiglieri, eccetto il sindaco di allora, avevano interessi confliggenti. Alcuni consiglieri di allora sono apicali sociali di oggi.
Fatto è che Bosa ha mandato all’Autorità di Bacino della Sardegna la propria proposta di modifica del Piano di Assetto Idrogeologico e l’Ufficio del Distretto Idrografico ha puntualmente risposto (Direzione generale del Distretto Idrografico, Prot. in uscita 1742 del 19.02.2025), questa volta, a ceffoni.
Cominciamo con l’alfabeto.
Quando si presenta una variante al Pai, si deve fare riferimento al reticolo idrografico individuato con atti ufficiali e ufficialmente pubblicati dalal Regione.
A Bosa no.
La Regione ha identificato degli assi fluviali?
E chi se ne fotte, a Bosa se ne prescinde.
Scrive il Distretto: “Tra gli elaborati shape non è disponibile il tracciato delle aste analizzate idraulicamente quindi non è possibile verificare se esso coincide o meno con il reticolo idrografico di riferimento ai fini PAI. Dall’esame degli elaborati trasmessi emerge che alcuni tratti del reticolo idrografico ufficiale, presenti nella IGM25K-VS, non sono stati oggetto di analisi idraulica, né sono stati perimetrati con le relative fasce di salvaguardia definite ai sensi dell’art. 30ter delle N.A. del PAI”.
Viva Giolzi! Viva la birretta! I fiumi non si studiano, si inventano e si fanno sparire, così, oplà!
Ma non è finita.
Il Distretto Idrografico scrive: “Da un’analisi svolta a campione, infatti, risultano aree edificate sui quali gravano degli elementi idrici appartenenti al reticolo di riferimento ai quali, qualora significativi, si applicano le disposizioni del sopra richiamato art. 30 ter c. 5 e su di essi è richiesta l’analisi idrologica e idraulica volta all’individuazione delle effettive pericolosità idrauliche per i 4 tempi di ritorno del PAI”.
Ucci, ucci, si parla di case, insistenti su aree sensibili, le stesse aree non indagate perché ci si è scordati dei fiumi o delle fasce o di entrambi e, tu guarda, dove sono queste aree?
Ma ovviamente intorno al Temo, l’asse fluviale d’oro dove si vogliono investire un centinaio di milioni di euro: ” A titolo esemplificativo e non esaustivo, di seguito, si indicano alcune località con elementi a rischio interessate da elementi idrici, presenti nell’IGM ’58-’65, che sono risultati esclusi dallo studio, sui quali è necessario riferire in merito: • Zona a destra del fiume Temo: prolungamento dell’elemento idrico Sa Cabula (zona Ristorante Hotel ‘I Giardini Malaspina’ – chiesa S. Giusta rovine); • Zona a sinistra del fiume Temo: via S. Pietro tra la Chiesa di S. Antonio e la chiesa di S. Giorgio rovine; • Area presso Chiesa S. Pietro; • Vari lungo il versante ovest di Monte Furru prospicienti via S’Istagnone a Bosa Marina; Versante destro del fiume Temo, in Loc. chiesa S. Olma e chiesa S. Martino e versante Monte Cronta; • Prolungamento in loc. Terridi dell’elemento idrico Fiume_ 338543 affluente del Rio Piras; • Affluente in destra del Riu Abba Mala di ordine 2 Horton-Strahler con interferenza della linea ferroviaria e presenza di edificato sparso”.
Adesso, onestamente, lei, Procuratore, non arrossirebbe di vergogna al posto del Comune per questi rileievi? Ebbene, si prepari a divenire rosso di rabbia per ciò che segue.
Lei sa perfettamente come le opere incongrue, cioè quelle opere che ostacolano il deflusso delle acque, siano state spesso all’origine di immani tragedie (si pensi, per esempio, quanto alla Sardegna, a che cosa fece a Villagrande l’ostruzione prodotta da un masso che poi determinò l’onda che travolse una signora e una bambina). Ebbene, nello studio prodotto dal Comune di Bosa non si è riusciti a censire tutte le opere incongrue, manco gli attraversamenti stradali: ” La planimetria riportata nell’elaborato 4.0 non comprende tutti i manufatti individuabili nelle cartografie e nelle ortofoto disponibili, quali ad esempio l’attraversamento lungo la SP19 all’intersezione con il Fiume_338509 e quello lungo la strada che conduce al depuratore comunale in corrispondenza del Rio Piras; tali opere d’arte non sono presenti nella modellazione idraulica“.
E arriviamo alla madre di tutti i pasticci bosani e cioè al terribile rio S’Aladerru, quello di cui non ci si vuole occupare per le ragioni già dette, e cioè perché incanalarne le acque toccherebbe il sederino della mamma (cioè i terreni) di alcuni notabili bosani.
Le acque di questo torrente scaricano nel canale tombato che passa sotto la storica e bellissima via Lamarmora (Bosa è un gioiello di clima, di arte e di natura, ma non tutti dimostrano di saperlo).
I canali tombati sono minacce autentiche alla sicurezza e alla vita delle popolazioni sarde. Il primo loro censimento e i primi stanziamenti per aprirli o deviarli dal perimetro urbano li varai io da assessore regionale, per questo sono sensibile all’argomento.
Ebbene, che cosa scrive il Distretto sulle intenzioni del Comune rispetto al ria S’Aladerru e al canale tombato di via Lamarmora?
Leggiamo: “L’elaborato presentato, che integra i canali tombati già inclusi nel repertorio regionale, con ulteriori quattro tratti, risulta incompleto di dati necessari a caratterizzare l’opera idraulica, quali a titolo di esempio: superficie del bacino, l’asta di riferimento. Non sono inoltre forniti alcuni dati di interesse quali ad esempio l’indicazione della superficie della sezione di imbocco e sbocco, il materiale costituente la canalizzazione, ecc”.
Cioè, si parla di canali tombati ma si evita di indicare la sezione di ingresso e di uscita, cioè quanto sono alti e larghi e dunque quanto materiale e acqua possono concorrere a far defluire.
Ma non basta: “Si chiede, a tal, proposito di riferire sulle modalità di modellazione idraulica ai fini delle perimetrazioni delle pericolosità in base alle condizioni di ispezionabilità dei canali, in adempimento a quanto prescritto al punto 6.2 della “Direttiva per lo svolgimento delle verifiche di sicurezza dei canali tombati esistenti” (approvata con Deliberazione del C.I. n. 2 del 17.10.2017). In merito a questo aspetto si chiede in particolare di giustificare la scelta della modellazione effettuata sul canale tombato del Fiume_338521, che è stato considerato totalmente contribuente al deflusso e che dalle sezioni trasversali di Hec-Ras, si desume una riduzione dell’altezza netta man mano che si procede verso valle nella immissione nel Riu Aladerru, con altezza prossime al metro“.
C’è altro da dire?
C’è altro da dire quando il Distretto idrografico ricorda al Comune ciò che il Comune sa perfettamente, e cioè che il canale è a imbuto, cioè che si restringe verso l’uscita fino a una sezione inferiore al metro?
Cosa altro si vuol dire?
Nulla. Viva Giolzi!
Occorrerebbe precisare che le pratiche vengono istruite dai funzionari, in questo caso comunali, che sono responsabili dei relativi servizi, pur con condizionamenti e indirizzi forniti dagli amministratori politici, Ora, a meno che il funzionario addetto non sia afflitto da inettitudine, certo non auspicabile, occorrerebbe capire il motivo per il quale vengono inoltrate progetti e pratiche incomplete e inesatte, che consentono poi agli uffici regionali di rango superiore di ‘prendere a ceffoni’ il Comune con i suoi amministratori e funzionari. Inettitudine? Incompetenza? Omissione? Oppure abdicazione e OMISSIS, finendo a condividere le volontà del politico di turno, che magari è proprio quello che ha assunto il funzionario con contratto legato al mandato e al rispetto delle proprie volontà.
Oggi per un funzionario è difficile mantenere la schiena diritta, specialmente dopo l’abrogazione dell’abuso d’ufficio…c’è però comunque chi può permettersi di dire di no a richieste politiche sconvenienti, e in questo caso il funzionario diventa scomodo, obiettivo da isolare e abbattere.
Perciò è importante e auspicabile un efficace verifica e controllo da parte dell’autorità giudiziaria mirata ad accertare la correttezza e la regolarità delle procedure e, qualora sussistenti, le responsabilità a carico degli effettivi responsabili… questo senza dover attendere avvenimenti nefasti conseguenti a calamità naturali
DI FRONTE A QUESTE NOTIZIE MI VIENE SEMPRE DA RIPENSARE AD OLBIA, SOPRATTUTTO OGGI CHE, POVERETTA, VIENE SPACCIATA COME CITTA’ CURATA E RIABILITATA A NUOVA VITA DAL SUO MEDICO ALLA SICUREZZA IDRAULICA, SENZA CHE TUTTAVIA UNA SOLA OPERA REALMENTE SIGNIFICATIVA PER LA SUA SALVAGUARDIA SIA STATA REALMENTE ULTIMATA IN QUESTI 11 ANNI E MEZZO.
QUANDO DAL 2002 FINO AL 2013, IN OLBIA A DRENARE FINANZE SU RELATIVI PROGETTI CHE IL SIDEREO ED INOSSIDABILE RUP CONDIVIDEVA SEMPRE COL SOLITO INFATICABILE PROGETTISTA, ERANO SOLO 2 DEI 3 PROCELLOSI CANALI ARTIFICIALI URBANI (UNO DEI QUALI DA TOMBARSI PER FARE SPAZIO A NUOVA OPERA VIARIA E TOMBATO COL CONSENSO DI TUTTI NEL 2004), LA PAROLA P.A.I. NEGLI UFFICI DI QUELLA COMUNITA’ EVOCAVA, PIU’ O MENO COLPEVOLMENTE, SOLTANTO UN NOTO BRAND DI PATATINE FRITTE. NON PUO’ QUINDI MERAVIGLIARE CHE IN UN’AREA A PERICOLOSITA’ IDRAULICA MOLTO ELEVATA ACCANTO AD UNO DI QUESTI DUE PERFIDI CANALI ARTIFICIALI DI BONIFICA IGIENICO SANITARIA DI OLBIA, FOSSE SORTO (MI PARE FOSSE IL 2006-2007) PERSINO UN NOTO E FANTASMAGORICO ALBERGO ULTRAFANTASTELLATO. NEGLI ANNI SUCCESSIVI SI CONTINUO’ CON QUESTO GRADEVOLE ANDAZZO AL VERMENTINO (DEL RESTO COSI’ IN LINEA CON UNA COMUNITA’ FONDATA ED ABITUATA AI PIANI DI RISANAMENTO URBANO). NEL 2013 ACCADDE INVECE CHE “IMPROVVISAMENTE” A NOVEMBRE SI SCOPRI’ CHE I CANALI ARTIFICIALI VERI E REALMENTE PERICOLOSI FOSSERO BEN 5 (IN TUTTO IL CENTRO ABITATO) E CHE QUELLO PIU’ MINACCIOSO DI TUTTI, DALLA CUI ESONDAZIONE SI INNESCARONO ALLAGAMENTI MORTALI (NON DOVREMMO MAI DIMENTICARCI DELLE VITTIME!), “CURIOSAMENTE”, IL COMUNE NON LO AVESSE NEPPURE UFFICIALMENTE SEGNALATO ALLA RAS COME TORRENTE IDRAULICAMENTE ATTIVO O QUIESCENTE, IN OGNI CASO MOLTO PERICOLOSO, CIO’ NON ERA ACCADUTO NEPPURE QUANDO L’AUTORITA’ DI BACINO (ADB), NEL 2012 SE BEN RICORDO, PRESENTAVA IL SUO PIANO STRALCIO DELLE FASCE FLUVIALI (TANTO VITUPERATO, SBEFFEGGIATO, OLTRAGGIATO A TERRALBA, BOSA, SOLARUSSA E NEI COMUNI DELLA BASSA VALLE DEL FLUMINI MANNU CON LA COMPLICITA’ PERSINO DI UNA RISIBILE MINORANZA DEL MONDO ACCADEMICO!!). NON SOLO: SI SCOPRI’ CHE LA VARIANTE COMUNALE AL PIANO DI ASSETTO IDROGEOLOICO REGIONALE, ANZICHE’ ESSERE SOSPINTA CON LA MASSIMA URGENZA E PRIORITA’ A CAGLIARI, GIACEVA ANCORA NEI CASSETTI DEL COMPIACENTE PROGETTISTA , IN SEGUITO, DOPO IL 2013, NON SO QUANTI CONVEGNI, CONVEGNINI, CONVEGNUCOLI, DIBATTITI, INCONTRI, CONSIGLI COMUNALI APERTI, TAVOLE E FAVOLE ROTONDE, PRESENTAZIONI UFFICIALI, UFFICIOSE, SOTTUFFICIALI, ORA DI QUESTO E ORA DI QUELL’ALTRO PROGETTO SIANO STATI FATTI A OLBIA, OGGI A OLBIA, IN FORZA DELLA LA SUA BELLA VARIANTE CON TANTO DI NUOVE PERICOLOSITA’ IDRAULICHE NEL CENTRO ABITATO. UN PO’ DI QUESTA PERICOLOSITA’ IDRAULICA E’ STATA RIGENERATA IN Hi* OSSIA UNA FATTISPECIE CHE SOSTANZIALMENTE DELEGA TUTTE PERMANENTI INCERTEZZE IN QUESTE “NUOVE” AREE (CHE RIMANGONO PERICOLOSE, SI BADI) AL SOLO “OBBLIGO DI PROCEDERE ALLA DISMISSIONE IRREVERSIBILE DEI LOCALI INTERRATI E SEMINTERRATI ESISTENTI” E A L’INTRODUZIONE DI “NORME RELATIVE AL DIVIETO DI REALIZZAZIONE DI NUOVI VOLUMI INERRATI E SEMINTERRATI, ALLA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI DI ADEGUAMENTO E DI MISURE DI PROTEZIONE LOCALE ED INDIVIDUALE (ART. 8 NUOVO COMMA 5 QUINQUIES DELLE NDA DEL PAI).
RAGIONE PER CUI PENSO CHE A CAUSA DI QUESTA INFAUSTISSIMA DEVOLUTION VOLUTA DALL’ADB IN UNA MATERIA CHE A CIO’ NON SI DOVREBBE MAI PRESTARE, IN FUTURO SE NE VEDRANNO ANCORA DELLE BELLE!).
INSOMMA, TUTTO QUESTO PER AFFERMARE CHE PIANO PIANO STANNO CRESCENDO ED EMERGONO IN TUTTE LE LORO CONTRADDIZIONI LE GIA’ NOTEVOLI ANALOGIE FRA IL TRAGICO CASO DI OLBIA E QUELLO NON TRAGICO MA SEVERAMENTE CRITICO DI BOSA. LA DIFFERENZA SOSTANZIALE PER ORA LA FA IL SOLO TEMO CHE E’ UN FIUME SULLA CUI DIVERSITA’ IDROLOGICA, IDRAULICA E GEOLOGICA, DUNQUE PAESISTICA, ANCORA NON SI E’ DISCUSSO AFFATTO (E A PROPOSITO DI DIBATTITI E CONVEGNI, SE SI PENSA CHE SIANO UTILI, IO CREDO CHE FORSE E’ BENE FARLI PRIMA, CHE A BABBU MORTU) PERCHE’ SE SI FOSSE DISCUSSO PER BENINO CIOE’, A VISO A PERTO, SENZA TROPPE STRETTOIE APOLOGETICHE E TENENDO CONTO DI TUTTTO, COMPRESI LE NUOVE LINEE SEGNALATRICI DI PIOVOSITA’ PLUVIOMETRICA, GLI ELEMENTI MORFOLOGICI DEL TERRITORIO, LE OPPORTUNITA’ DERIVANTI DALLA PRESENZA DI DUE DIGHE COLLAUDATE E FUNZIONALI (NON UNA SOLA, DI FATTO, COME OGGI) E DA UNA VERA MANUTENZIONE ORDINARIA (CIOE’ PERIODICA, OSSIA COSTANTE ) DEL SUO ALVEO, OGGI NON SAREMMO QUI AD OCCUPARCI DI UNA PERICOLOSITA’ IDRAULICA MOLTO ELEVATA DEL TEMO E DELLE OPERE FINALIZZAE ALLA DIFESA IDRAULICA DAL TEMO (CHE COME TUTTI SANNO, “ATTACCA” POCO O NULLA RISPETTO AI TORRENTI SARDI SOPRATTUTTO IN FORZA DELLE SUE DIGHE E DEL SUO ESSERE FIUME PLASMATO DALL’UOMO NEI SECOLI) MA DELLA PERICOLOSITA’ IDRAULICA ELEVATISSIMA DERIVANTE DAI TRE TORRENTI MONTANI MALISSIMAMENTE TOMBATI CHE ATTRAVERSANO IL CENTRO ABITATO VECCHIO E NUOVO E CHE DUNQUE LO RENDONO RISCHIOSISSIMO.
SE POTESSI QUINDI CHIEDEREI A TUTTI I SOGGETTI CITATI O EVOCATI NELL’ARTICOLO A FIRMA DI PAOLO MANINCHEDDA, DI RIFLETTERE SUL FATTO CHE ALMENO STAVOLTA, E QUINDI DA ADESSO, A BOSA (E NON SOLO LI’, SIA CHIARO!) SIA BENE EVITARE DI “SCHERZARE” EX ANTE CON LE CARTE DELLE PERICOLOSITA’ IDROEOLOGICHE PER POI CERCARE DI DIVENTARE FRENETICAMENTE FIN TROPPO SAGGI PALADINI DELLA SICUREZZA IDRAULICA E APOLOGETI INTERVENTISTI EX POST (CHE SAREBBE A DIRE, CIOE,’ SOLO DOPO CHE CI SCAPPA IL MORTO) PER SEPPELLIRE LI SCHELETRI DELL’ARMADIO. E’ UN METODO VECCHIO E FALLIMENTARE, VISTO E RIVISTO PER ANNI: TROPPO FACILE, TROPPO COSTOSO, TROPPO COMODO, TROPPO IPOCRITA, PER NIENTE DEMOCRATICO, SEMMAI DEL TUTTO OLIGARCHICO.
Signor Mariano lo sa che molte indagini sono partite da articoli di giornale non c’è bisogno di recarsi in procura o caserma, se il procuratore legge può aprire un indagine
Egregio Mariano, no, non è un articolo di denuncia del comportamento di taluni. È un articolo di denuncia morale di come va il mondo. Il mio interlocutore fittizio è il Procuratore generale, data la lettera circolare ai sindaci della Sardegna con cui esordì nella sua funzione; i miei interlocutori reali sono i Sardi che tollerano e premiano questi andazzi. Spero le risulti tutto chiaro. Quanto a ciò che dovrebbe fare la Procura, se realmente intende occuparsi di rischio idrogeologico, è studiare prima gli atti di pianificazione della Regione Sardegna, poi gli atti di programmazione e, a valle di questi, monitorare le scelte dei singoli Comuni quando esse vengono segnalate o dalle forze dell’ordine o dai cittadini. Secondo lei lo fa?
Prof. per Bosa la colpa è dei Bosani che sanno queste cose ma continuano a votare le stesse persone, poi L’assessore PIU è Mandrake quando parla è stato sempre lui e la Presidente a fare i progetti tutto in meno di un anno
… ma sempre in carrasegare sunt in Bosa cudhos ‘amministradores” o “chi per essi”?
Ite totu depent segare?! Sunt de sa zenia “Fato masellu!”?
Considero questo articolo un esempio di giornalismo di approfondimento che spiega in modo molto chiaro ciò che probabilmente sarebbe rimasto nascosto dai tecnicismi. E’ ovviamente un articolo di “denuncia”, ma a mio avviso nel modo sbagliato, cioè in pieno stile Travaglio & Fatto Quotidiano, recandosi, in modo letterale, nella stazione dei Carabinieri e compilando l’apposito modulo affinché tutto vada direttamente alla procura della repubblica. E che dovrebbe fare il Procuratore? dimostrare che i tecnici di Bosa hanno omesso informazioni per non toccare i terreni dei Consiglieri Comunali? Indagare a strascico su un teorema finche non si trovano le prove?
Come ama citare il grande statista Bosano Martin Luther Arras “I have a beer” ovvero “ho una birra”, quindi chi se ne frega, se piove, OMISSIS se ti si allaga casa o attività, la birra fa girare l’economia non acqua. D’altronde l’ ha detto anche Lollobrigida “l’ abuso di acqua può portare alla morte…. Quello di BIRRA NO!
Per quanto riguarda ciò che ha scritto ‘A’, non vorrei sbagliare, se così fosse mi scuso in anticipo , ma non c’è alcun bisogno di ulteriori visure catastali per scoprire che oggi chi sta prendendo le decisioni nella stanza dei bottoni OMISSIS risulta destinatario di provvedimenti giudiziari su atti inerenti l’ argomento dell’ articolo e precedenti. Se ci mettiamo a scrivere un libro, altro che “Mafia capitale” ne uscirebbe un best seller da oscar
No A., i consiglieri comunali non hanno votato mai, proprio perché in conflitto di interessi.
Bisognerebbe fare una visura catastale sulla proprietà di tutti i terreni interessati e vedere quali e quanti consiglieri comunali, NESSUNO ESCLUSO, hanno votato in pieno conflitto di interesse, ho paura che ne vedremo delle belle….