I fatti sarebbero questi.
La Guardia di Finanza avrebbe selezionato una trentina di imprese agricole tra Nuoro e Sassari per procedere (da due anni) a alcune verifiche fiscali.
L’ipotesi di reato è la frode e da quel che dirò si capirà che siamo di fronte a un capolavoro di cultura del sospetto.
Come molti sanno, l’impresa agricola sceglie tra un regime fiscale forfettario e l’esonero. Tutti, ovviamente, scelgono il secondo, ma non si deve pensare che questo sia un imbroglio, posto che tutte le politiche agricole del mondo presuppongono che o si sostiene con contributi pubblici l’impresa agricola o l’impresa agricola chiude.
Non solo: da tempo si segnala in Sardegna ciò che fino a trent’anni fa era impensabile: il fallimento delle imprese agricole e la vendita all’asta dei loro beni da parte delle banche (al Banco di Sardegna dedicheremo il nostro prossimo intervento). Quindi, il regime fiscale agevolato in agricoltura non è un privilegio, è una necessità.
È impossibile identificare il genio della Guardia di Finanza che ha cominciato a formulare il seguente teorema: posto che vi sono delle aziende agricole che realizzano e fatturano ad altre aziende agricole lavori per recinzioni (muretti a secco ecc.), ritenendo che fare muretti a secco non rientri nelle attività di un imprenditore agricolo a titolo principale, il genio ha ipotizzato che la realizzazione e la fatturazione di queste opere violasse il codice Ateco dell’azienda, trasformandola da agricola in commerciale, e, di conseguenza realizzasse una frode fiscale (faccio cose che non posso fare avvantaggiandomi del regime fiscale riservato alle imprese agricole).
Prima di entrare nel merito di come la Regione Sardegna al primo vagito della Guardia di Finanza abbia acquistato un articolato di pannolini per adulti, occorre mettere bene la testa sull’ipotesi di reato.
La frode presuppone il dolo.
Ci si è chiesti che cosa hanno scritto negli anni passati il Ministero delle Politiche Agricole e la Regione Sardegna per l’ammissibilità delle spese nei rendiconti di diverse misure europee? La domanda è imprescindibile, perché se il Mipaf e la Regione rendevano rendicontabili le spese per le recinzioni realizzate da altra impresa agricola, è veramente assurdo presupporre oggi la frode.
Un esempio?
Eccolo qui. Questo è il Manuale dei controlli e delle attività istruttorie delle misure a bando Gal, relativo alle misure connesse agli investimenti. Andate a leggervi la Misura 323 (esclusa l’Azione 1) e così vi impratichite con la misura con la quale sono stati fatti un numero considerevole di muretti a secco in tutta la Sardegna. Non c’è scritto da nessuna parte (nel manuale dei controlli, non su Topolino) che il beneficiario debba realizzare da se stesso (questione di cui riparleremo) le opere e che non possa valersi di un’altra impresa agricola che abbia, e certifichi, tempo e mezzi per realizzare l’opera. E infatti, così hanno fatto tutti.
La cosa più bella, però, è che la Guardia di Finanza, spalleggiata dall’Agenzia delle Entrate (e figurati!) ne hanno pensato una sofisticata e cioè hanno sostenuto che un imprenditore agricolo a titolo principale, ai sensi dell’articolo 2135 del Codice Civile è solo colui che esercita una delle seguenti attività: “coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e attività connesse”. Tra le attività connesse, non ci sono, secondo la GdF e l’Agenzia delle Entrate, la realizzazione di opere, in particolare di recinzioni e impianti di irrigazione.
Data la superba stupidità intrinseca di questa interpretazione, la GdF e l’Agenzia delle Entrate hanno corretto il tiro e hanno scritto che l’imprenditore agricolo può realizzare queste opere da sé nella sua azienda, perché connesse alla sua attività (e vorrei vedere!), ma non può realizzarle in un’altra azienda emettendo fattura. E dunque si arriva al paradosso che se il muro ognuno se lo fa da sé o paga operai per farselo, la spesa è ammissibile e l’attività coerente con il codice Ateco, SE INVECE SI FA IL MURO AL VICINO, SI VUOLE FRODARE IL FISCO.
Peccato che il Mipaf, nelle Linee Guida delle spese ammissibili nelle misure per lo Sviluppo rurale, elenchi (p.55) le seguenti categorie di investimento ammissibili: “interventi di miglioramento fondiario, incluse sistemazioni idraulico-agrarie, impianti irrigui, drenaggi, impianti colture pluriennali, viabilità aziendale, elettrificazione aziendale, recinzioni e opere di canalizzazione dell’acqua, spianamenti, terrazzamenti e simili”. Non solo: oltre a ritenere ammissibili e non stravaganti gli investimenti in recinzioni e impianti, non vieta in alcun modo che a realizzare queste opere possano essere altre imprese agricole le quali, se staccano fattura e rendicontano, autorizzati dal Ministero, è un po’ difficile che vogliano frodare qualcuno. Vi risparmio, per il momento, la dimostrazione di quante di queste spese sono state liquidate, giustamente, dalla Regione Sardegna negli anni passati.
In questa situazione, dunque, nella quale due corpi dello Stato arzigogolano sulle direttive dello Stato stesso e perdono tempo e soldi sui muretti a secco inseguendo il principio, espressamente interdetto in diritto penale, per cui ciò che non è esplicitamente permesso è vietato (roba da pazzi!) la Regione, come si diceva, ha ordinato pannolini e con una nota del responsabile del Servizio competente di Argea ha disposto (con l’ipotesi della frode in epigrafe, nonostante ancora non si sia pronunciato alcun tribunale) di adeguare le procedure in corso alla folle ipotesi di reato formulata. Se si vuole farsi sostituire dalla Guardia di Finanza nell’azione di governo e di amministrazione, questa è la buona strada.
No, in Parlamento si beve con Razzi.
No, tutti zitti, imbrattati di paura.
Chi non sa governare la paura non deve fare politica.
Leggendo queste cose mi viene in mente un ricordo. In uno dei nostri borghi marini, la guardia costiera, puntualmente stangava i poveracci che si facevano due soldi vendendo il poco pesce pescato ai turisti. Dicevano, non sei iscritto. Ecc. I grandi pescherecci li lasciamo stare, se poi portassero pesce o altro a riva… Questo non è dato sapere. Cambia arma il risultato mi sa non cambia.. 60 Mila uomini in Italia e chi vai a pescare? 15/20 allevatori che si sono fatti fare il muretto a secco e l’irrigazione dal vicino. Fatturando regolarmente.. che cazzo di Italia ehh. È un funzionario che scrive per presunta Truffa… Complimenti…
Ma … dove sono questi pastori che fanno muretti al vicino? Io ne conosco che li abbattono per poter rubare meglio il pascolo altrui…
Non so dove sia la frode… Ma la GdF dovrebbe guardare a come i pastori spendono gli aiuti e i finanziamenti, alle finte vendite di terreni, alle minacce ai confinanti… Se si va dai carabinieri cosa si ottiene? Niente di niente… Non è la divisa ma la cattiva coscienza che dovrebbe essere parametro per discriminare.
Egregio Ignazio, e torniamo a bomba! La sua è una lettura tra le tante possibili ed è originata dall’idea che fare recinzioni per terzi non è possibile essendo azienda agricola, e invece seminare un campo sì. Lo deve dire un giudice, non l’Agenzia delel Entrate. E comunque, la frode dov’è?
Perché occuparsi di questioni di lana caprina anziché perseguire i reali autori delle Maxi evasioni come le multinazionali, le banche eccetera? Solo il Vaticano a qualche centinaio di società offshore…
Tutte le imprese, agricole e non, possono realizzare una parte o tutti gli investimenti previsti dal proprio priogramma di spesa in “economia”, potendoli rendicontare seguendo modalità molto precise e dettagliate (registro apposito, ore effettive di lavoro…). Se l’esecuzione di quegli stessi lavori viene affidata ad altre imprese, queste ultime per poter svolgere quei lavori devono essere iscritte alla Camera di Commercio con indicazione.del Codice ATECO corrispondente. Solo questione di opportunità, nel merito mi sembra ci sia poco da discutere