Ieri in Consiglio regionale un autorevole rappresentante della maggioranza (non scriviamo il nome perché non è una questione personale, è una questione di funzioni e di consapevolezza dei ruoli istituzionali) si è svegliato e ha posto un problema serio, molto serio per gli allevatori sardi.
Ha parlato di Refresh… Ebbene sì, ha scoperto che chi lo ha votato – i pastori – ha un problema serio, e dunque da rappresentante del Popolo Sardo vorrebbe metterci la faccia, vorrebbe risolvere un problema.
Peccato che questo signore si sia dimenticato il passato, esponga un tema che conosce in modo troppo sommario, saltando di pari passo alcuni anni di istruttorie e norme, insomma presenti in tavola un minestrone, anche con ingredienti inesistenti come le competenze di tavoli che non esistono (vedasi tavolo Regione Ministero Bruxelles). Ci sarebbe da sorridere se non ci fosse da piangere per la proposta avanzata.
Un consigliere regionale dovrebbe innanzi tutto spiegare dove e come certe decisioni vengono assunte. Questo è il dovere di chi fa politica: non eludere mai la domanda sui poteri. Chi fa che cosa e perché?
Il consigliere in questione, privo di una visione politica di riferimento, cioè di una visione dello Stato, dei suoi poteri, giusti e ingiusti, e vittima del solito schema che è la fortuna di tanti consiglieri regionali, cioè rivendicare e mai fare, chiedere e mai governare, dimentica che la Regione Sardegna dal 16 ottobre 2020 è Organismo Pagatore Regionale.
Ciò che un consigliere regionale sardo dovrebbe dire è: “Egregio Presidente del Consiglio della Repubblica italiana, da domani il Refresh lo facciamo noi sardi non Agea”. Semplice, chiaro, motivato e risolutivo.
Noi abbiamo parlato di questo tema già dal 2014 e non abbiamo mai mollato l’osso, abbiamo pure indicato soluzioni e proposte. Ma non siamo stati capiti dai nostri alleati di allora e siamo stati osteggiati dagli alleati di oggi dell’onorevole in questione, in particolare dalla Lega. Solo per un breve riepilogo: 25 Maggio 2014, 8 Giugno 2015, 2 Febbraio 2018, 13 Febbraio 2018, 28 Febbraio 2018, 2 Marzo 2018,
A fronte di questo sapere disponibile (ignorato da chi vive tutto nel presente, senza memoria e senza speranza), si devono inevitabilmente leggere, per l’ennesima volta, ottime analisi quale quella della Mozione dell’onorevole in questione che si concludono col solito appello al Presidente della Regione perché faccia qualcosa.
Ma ancora non si è capito che la logica di Solinas è la stessa del suo maestro: per durare bisogna non far niente? Possibile che non si sappiano usare i poteri di cui si dispone?
Sì, è possibile quando si fa politica con gli schemi del dopoguerra ben interpretati da Solinas: lamentarsi, chiedere, chiedere con insistenza, richiedere, stracciarsi le vesti chiedendo, additare al popolo lo Stato ingrato ma mai fino al punto da organizzare la protesta civile del popolo, e poi ricominciare a chiedere, a chiedere, a chiedere…..
La soluzione dell’onorevole svegliato è: chiedere.
I consiglieri regionali possono essere perdonati su tutto ma non sulla coscienza del potere: fare politica e non sapere che si può fare ciò che si chiede agli altri è una comoda incoscienza imperdonabile. Di fatto ci si esibisce con i pastori per dire “Io l’ho fatto” ma in realtà non si è fatto nulla pur potendo fare molto.
… sa autonomia de sos pedidores, pedulianos, pedhitzones, prànghere e pedire, e fàghere ‘carriera’…, ca fintzas sos pedulianos podent fàghere carriera, de pedulianos!
No chi no siat istória cussa de sos pedulianos puru, cudhos pedhitzones (mischinos issos, si nessi aimus cumpresu proite!) chi si setzint inue bi colat zente e bogant sa manu pro sa limúsina.
Ma s’istória de sa Sardigna e de sos Sardos est un’istória de una natzione dominada e isfrutada, de séculos in manos anzenas e a l’interpretare no bi cheret pedulianos chi ant imparadu de sos pedulianos pedhitzones e a trivas cun custos, azummai concorrenti!