Oggi è domenica e ci dedichiamo all’anima.
Ieri il mio ex presidente della Regione Francesco Pigliaru ha dedicato il seguente post al papa: “Poi, un giorno, di papa Francesco bisognerà parlare. Con calma, serenamente.
Oggi, certo, papa Wojtila, che pure errori ne ha fatti tanti, mi sembra un gigante (pensando al suo forte sostegno ai movimenti polacchi che lottavano contro l’URSS, non limitanodsi a facili prediche)”.
Io voglio bene a Pigliaru senza motivo.
Forse perché, in fondo, gli vedo un animo innocente, pulito.
Forse perché siamo stati vittime entrambi delle follie politiche e pratiche di Soru.
Forse perché, ed è la ragione principale, lo reputo incapace ontologicamente di far del male a qualcuno. Sono, d’altro canto, irrimediabilmente adirato con lui per la pavidità con cui non mi ha difeso quando centrosinistra e centrodestra, uniti, hanno armato la magistratura meno dotata di cultura e di intelligenza per colpirmi. Mi sono girato a cercarlo e non c’era. Lo racconto per onestà, perché magari questi sentimenti mi fanno velo nel giudicare la vicenda presente.
Ho sempre saputo e capito che Pigliaru non capisce i cristiani, né in profondità né in superficie.
Vorrei iniziare con una banalità verissima: il papa è un credente.
Forse Pigliaru, che da grande è diventato anglofilo di lingua e di spirito, pensa invece che il papa sia solo un capo politico.
Non è così.
Forse ciò è stato vero per più di un pontefice in passato, ma gli ultimi papi, da Giovanni XXIII in poi, sono stati veri credenti. Questo significa che credevano nell’incarnazione di Dio; credevano nella sua resurrezione; credevano nella sua parola; credevano che nell’amore verso gli altri si possa combattere il male proprio e del mondo; credevano che questo mondo, così insensato nella precarietà della vita, nell’incidenza del dolore e della malattia, nella fragilità di qualsiasi felicità, sia solo un momento, una fase di passaggio verso un mondo diverso, più libero, più compiuto, meno drammatico, anzi, in nulla drammatico.
Oggi, dopo secoli di studi, si può anche ammettere che ciò che per secoli l’uomo ha chiamato “Dio”, possa essere chiamato diversamente, facendo venire meno quegli attributi insopportabili di regalità, di arbitrio, di onnipotenza illogica, che nel corso dei secoli sono stati attribuiti a Dio per crearlo, come dicevano gli atei militanti, simile all’uomo più potente.
E quindi, si può comprendere che uno come Pigliaru, che di libri ne ha letto tanti, guardi al fenomeno religioso come a una realtà sociale e non trascendente.
Ci sta, lo si può capire.
Ma per un cristiano non è così.
Al centro della vita di un cristiano c’è Gesù Cristo, piaccia o non piaccia. C’è la curiosità per Lui, c’è l’indagine sulle sue parole per distinguerle da quelle di altri; c’è la verifica della sua esistenza; c’è lo studio sulla sua memoria, per arrivare a trovarselo interiormente di fronte ogni istante della vita a esigere una risposta alle sue domande e alle sue offerte.
Gesù Cristo risulta aver salvato la pelle a qualcuno (l’adultera), risulta aver guarito qualcuno (il cieco nato), risulta aver resuscitato qualcuno (Lazzaro e la figlia del centurione, chi non vuole crederci mi scriva e magari ne parliamo, adesso sarebbe lungo discuterne), risulta aver impedito che sul suo arresto scoppiassero tumulti. Non risulta che abbia mai fatto del male ad alcuno. Risulta aver perdonato tutti.
È questo il punto.
Chi è cristiano, profondamente cristiano, prima di fare del male, si fa del male.
Papa Wojtila era un mistico, chi lo ha conosciuto da vicino non lo nasconde. Proprio per questo su tante questioni pratiche è stato gabbato da cardinali e vescovi lazzaroni. Ma era la certezza della sua fede che lo portava a poter incontrare Pinochet senza imbarazzi, come incontrava un semplice, ma incallito, peccatore. Era la sua spiritualità a portarlo a non capire monsignor Romero e a fraintenderlo, per poi pentirsene tutta la vita. Tuttavia, vi è un punto di contatto fortissimo tra i due papi: entrambi hanno difeso sempre la libertà, a tutte le latitudini. Entrambi si sono sempre schierati contro la guerra ( o si sono dimenticate le prese di posizione di Wojtila sulla guerra in Iraq, definita dal papa ormai anziano e malato “un’avventura senza ritorno?”).
I cristiani sono contro la guerra, alcuni combattono solo se aggrediti (sto leggendo in questi giorni il romanzo di don Luisito Bianchi, Messa dell’uomo disarmato, il romanzo cristiano sulla Resistenza italiana).
È un questione legata al fondatore non ai papi.
Ecco, io penso che Francesco Pigliaru abbia un problema col fondatore, come ce l’hanno gli inglesi dai tempi di Enrico II Plantageneto. Loro non capiscono la pretesa trascendente del fondatore, non capiscono la frase “Il mio regno non è di questo mondo”, non capiscono chi vive la storia sapendo che è sbagliata e che la si può riscattare solo con un percorso di sequela, di educazione e di dono. Capiscono la libertà (propria, in primo luogo, ma non solo. Nessuno di noi può dimenticare la battaglia di Inghilterra e Dunkirk) ma non capiscono la trascendenza, la sprititualità, l’Altro da sé.
Papa Francesco ha condannato l’invasione dell’Ucraina, ma lo ha fatto come lo sanno fare i cristiani, andando all’ambasciata russa e invitando Putin a fermarsi. È uno dei pochi che ha mantenuto un filo di contatto con i Russi per poter sempre rendere possibile la pace. Ciò che la Chiesa sta facendo per gli Ucraini è sotto gli occhi di tutti. Molti dimenticano però che lo ha fatto anche per i profughi siriani, i profughi di serie “Z” per l’Europa.
Ciò che forse ha irritato è la presa di posizione del papa sul riarmo europeo e italiano, ma che cosa si vorrebbe che dicesse un uomo che viene dalla periferia del mondo e ha visto e vede tutti i giorni le sacche di miseria di cui i ricchi del mondo non si curano, che sta osservando il pianeta ammalarsi per la cupidigia insensata dei potenti, se non dire “Investite più denaro nella vita che nella morte”? Si vorrebbe pretendere che un uomo siffatto trovi più pertinente acquistare un F35 che difendere la foresta amazzonica?
Poi ci sta pure che gli Stati rispondano che la difesa è un dovere istituzionale; a ciascuno il suo. Ma non si deve dimenticare che la Chiesa perde, perché uccisi, migliaia di fedeli all’anno perché impegnati a soccorrere affamati e perseguitati in giro per il mondo e che, puntualmente, li trova affamati tanto quanto armati di armi prodotte nei paesi benestanti. Se si leggesse di più Avvenire e di meno il Sole 24ore si potrebbe scoprire una politica estera raccontata diversamente, si potrebbe capire perché tutti i missionari italiani, tutti, nessuno escluso, hanno posizioni severe sulle politiche estere europee, sulle dittature di destra e di sinistra presenti sulla terra, sui ricchi del mondo e le hanno non per fedeltà al papa, ma per fedeltà al fondatore.
Sono certo che se Pigliaru guardasse a papa Francesco non da Dunkirk ma da una favela, lo capirebbe.
L’editore è Sironi. Io l’ho comprato in rete, usato.
io vorrei sapere l’editore del libro che sta leggendo perchè mi interesserebbe leggerlo
ringrazio anticipatamente
marco pisu
… E no, Medardo de Terraba, No est aberus chi mancu Gesugristu po sa bussinada chi dhi at donau cudhu sordau no dhi at aporriu s’àtera trempa! Gesugristu e giai de innantis po su chi boliat fai at aporriu totu sa persona sua! E intanti su regnu suu no fut, comenti no est, de custu mundhu. Ma sa dotrina est sa sola chi fait sa paxi, ca chentza paxi no dhui at umanidadi.
Ita càmbiat intzandus?
a) Càmbiat chi is regnus de custu mundu (si no totus, própriu pagu dhui ammancat) funt nàscius e créscius e mortus puru a fortza de guerras, bocidroxus e isperdimentu de gente, de bènis e de logus e furas in s’idea de dominai is àterus, de si fai meris no isceti de su chi podit èssi considerau de is àterus ma fintzes de is àterus in cantu personas! De su tempus de Cainu (vita mea mors sua) pagu at cambiau (cun totu is cambiamentus mannus chi connosceus!) si no in su cretinismu satànicu, diabbólicu, criminali de is armamentus a dispositzioni (cun s’infinidadi de risorsas de dónnia genia chi si papant e distrugint, umanas, intelletualis e materialis a costu de dhas fai benni mancu a su bisóngiu prus elementari e universali de semplicementi bivi) e chentza mancu acabbai una guerra totus si funt armaus a ammachiadura de macus e a bocidura po si preparai a un’àtera guerra, a trivas de pari a chini ndi podit imbentai de prus e meda prus distrutivas, ca est custa sa ‘lógica’ de sa guerra, po binci su ‘oscar’ o sa ‘medàglia’ de òru in sa ‘gara’ pentzendi a fai un’atacu a iscopu de dominai o timendi chi ndi dhi fatzant e bèngiant dominaus. Ancora ordinàriu cumportamentu / programma a dannu de totu s’umanidadi, comenti mai est istétiu in su passau. Bellu progressu!…
b) Ma is regnus (chi giai mai, oi, funt monarchias assolutas, e mancari funt però ditaturas, o isceti “democraturas’) e naraus prus in generali is istadus, e po su chi serbit pigaus cussus democràticus (ma giai totus de una ‘democratzia’ aundi su ‘gortedhu’ mannu a sa parti de sa mainga dhu portant sempri cudhus meris de su poderi ‘económicu’ e arrichesa, chi puru est sempri sociali, fata no isceti cun su trabballu ma fintzas cun su sànguini chi mancat a sa genti prus impoberia e mancai morendi de fàmini e de bisóngiu) funt in gradu de ricatai e ricatant fintzas is guvernus votaus prus democraticamenti.
Custus guvernus ita iant a depi fai oi po su chi parit interessit de prus s’Europa? Lassai presentai s’àtera trempa a un’atacu? Intanti in custa civiltadi chi funzionat a ‘lógica’ de guerra, fintzas in d-una realtadi de interdipendéntzia generali e cun istitutzionis universalis e costitutzionis democràticas e Dichiaratzionis universalis, totus si càrrigant de armamentus, assumancus timendi mancai chentza tenni peruna idea de atacai guerra.
Un’istadu cantu giustu, poneus immaculau, ita iat a depi fai si un’àteru dh’atacat? No podit fai su contu de una síngula cusciéntzia disposta fintzas a perdonai a costu de pigai sa bussinada a s’àtera trempa puru ca, e si no si dh’at donada unu macu de acapiai, est una persona e no un’istadu e si podit fintzas firmai de iscudi e no sighiri ca assinuncas, arrexoni o no arrexoni, unu corpu ndi provocat ordinariamenti un’àteru e mancai prus forti puru ca sa ‘misura’ in sa guerra no est mai cussa giusta, est cussa a chini podit fai prus mali.
Unu guvernu iat a depi fai puru contus prus rapresentativus de sa popolatzioni chi guvernat (e mancai e fintzas meda de is afaristas chi no mancant che is untruxus si dhui at ispéigus morendi).
Peus si sa ‘bussinada’ si dh’at donada apostadamente un’àteru istadu chi donat ‘bussinadas’ a corpus de míssilis e cannonis e ndi tenit fintzas atómicas ca faint prus efetu po… binci.
Is àterus istadus, chi assolutamenti no cundividint e antzis cundennant cust’atacu e ndi tenint dannus issus puru ita iant a depi fai? Abarrai castiendi abetendi a biri chini bincit o, chentza nitrai min guerra issus, donai totu s’agiudu possíbbili po fai firmai sa guerra po solidariedadi e fintzas timendi issu puru su machiori de chini bollit fit prus manna de dominai? E si su prepotenti chi at atacau no ndi bolit intendi fintzas chi no arrennescit a ‘binci’ su chi bolit no est necessàriu agiudai a unu po si difendi? In teatru de guerra est sa guerra, e sa guerra est a chini podit bociri e distrugi de prus s’àteru po binci o fintzas po s’iscabbulli. No est custas sa situatzioni de presentai s’àtera ‘trempa’ a chini at donau sa ‘bussinada’.
Giustu s’agiudu e giusta sa solidariedadi a s’Ucraina, puru cunsiderendi chi faint una cosa contradditória, no isceti ca ant béndiu armamentus a sa Rússia ma fintzas ca comporendi su gas de sa Rússia a sa Rússia sighint a donai fortza e timint su ricatu e is ammeletzus de sa Rússia.
In d-una realtadi sempri de prus interdipendenti de assolutamenti totu is istadus, in d-unu mundu diventau una bidha e cun su perígulu de una guerra generalizzada chi innantis de bociri e distrugi est un’isperdimentu criminali e macu de bènis umanus, materialis e ambientali, est necessàriu e possíbbili a cambiai sa ‘lógica’ de sa guerra e de is guerra. In custu momentu fendi dónnia isfortzu possíbbili po fai firmai sa guerra cun sa diplomatzia prus disinteressada.
Ma poita a fai programmas po fai àterus armamentus e ancora prus “efficaci”, scilicet distrutivus de umanidadi, bènis materialis e ambientalis?
E pruscatotu est in tempus de ‘paxi’ chi tocat a preparai sa paxi, no a fabbricai sempri àterus armamentus preparendusí a un’àtera guerra cun s’arrexoni mai cunfessada de ammuntonai dinai o istúpida e assurda de donai ‘occupazione’ fendi trabballai sa genti. A parti chi cosas assolutamenti necessàrias po sa vida dhui nd’at una infinidadi po ocupai sa genti in dónnia furrungoni de su mundu, ma no iat a èssi mellus a pagai sa genti po s’iscrafi chentza fai nudha e no po fai armamentus e bombas po si godangiai ‘onestamenti’ su pani produendi sa morti po is àterus?
Est ora chi s’ONU tèngiat un’àteru ruolu, funtzioni e poderi, e no cussu de ‘notàriu’ o ‘cronista’ in manu de cuatru leonis sempri in punna de si segai sa fita prus manna de su mundhu a iscopu de domíniu e sempri a fortza de guerras.
Credo che l’unica via indicata dal Papa sia anche politica. C’ è sempre un altro modo per risolvere le controversie. Pazzia armarsi, perché non ci servono. Pazzia mandare i giovani a morire se si vuol costruire.
Le sue parole, professore, sono nobili.
Giovanni 18,19-23
19 Allora il sommo sacerdote interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. 20 Gesù gli rispose: «Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. 21 Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto». 22 Aveva appena detto questo, che una delle guardie presenti diede uno schiaffo a Gesù, dicendo: «Così rispondi al sommo sacerdote?». 23 Gli rispose Gesù: «Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?».
Persino Lui, colpito, non porse l’altra guancia nè rispose con un altro schiaffo
da cristiano non posso che prendere atto dei dubbi e delle incertezze che in questo dibattito e in questi giorni arrovellano l’animo: devo soccorrere chi viene aggredito? se assisto ad un tentativo di stupro per strada devo cercare di intervenire a difesa dell’aggredita anche a costo di rompere le costole all’aggressore? ma allo stesso tempo posso pensare che tutte le donne circolino armate per evitare violenze, e con che risultati?
è giusto che muoiano i militari di leva russi incolpevolmente al fronte perchè stanno da parte dell’aggressore? i morti ucraini ci sconvolgono; e quelli russi? il teatro distrutto ci sconvolge ma il tank che esplode ci fa esultare?
ma soprattutto, riprendendo un lacerante interrogativo posto dal Santo Padre nell’intervista da Fazio, il vero “scandalo”: perchè debbono soffrire e morire i bambini, quale logica c’è nel dolore degli innocenti?
Sono sovente in disaccordo con le cose che scrive e anche il “suo” cristianesimo – che oscilla tra Comunità di Sant’Egidio e Don Giussani – non è aderente al “mio” ma, con San Paolo, mi è ben chiara, nella differenza, la necessità per i Cristiani di essere tutti di Cristo (“ciascuno di voi dice: «Io sono di Paolo», «Io invece sono di Apollo», «E io di Cefa», «E io di Cristo!». Cristo è stato forse diviso? Forse Paolo è stato crocifisso per voi, o è nel nome di Paolo che siete stati battezzati?”).
Detto questo, quanto lei qui rappresenta è profondamente vero, e sentito.
Sono cose che se non vengono dal cuore non si possono né pensare o tantomeno scriverle.
Descrive, poi, così bene i laicisti (diversi dai laici) e le loro tristi contraddizioni meglio di molti teologi.
Bella lezione
Deu ti du paghidi
Papa Wojtyla non si è mai affacciato dal palazzo di uno statista comunista come fatto con Pinochet, di fatto, leggittimandolo. Per quanto riguarda il suo pensiero su Romero è stato inqualificabile e nulla ha che fare con la spiritualità. Per quanto riguarda papa Francesco, lui sì lo considero un vero mistico.
Sono molto d’accordo con questa esposizione.
Io credo che tutto il pontificato di Papa Francesco parta dalle Favelas e in generale dal popolo argentino. Basta leggere la storia di quel Paese per intravedere il suo progetto.
L’Argentina subito dopo il secondo conflitto apri le sue porte nella speranza di migliorare la sua Situazione economica. Al contrario arrivarono genti dai paesi più poveri colpiti dalla fame e da Cuba arrivarono persone di infima categoria. Comunque tutti questi disgraziati compresi i nostri migranti ( chi di noi Sardi non ha parenti in Argentina ?) diedero vita nel porto ad una mescolanza di tante Etnie, il grande popolo Porteno. L’Europa e i migranti la grande sperimentazione.
Concordo in pieno ogni singolo passaggio. Talmente sono d’accordo con te che ho rilanciato sulla mia pagina facebook il tuo articolo. Non solo stimo e apprezzo Papa Bergoglio per la grande rivoluzione che sta attuando nella Chiesa ma considero anche innocente il Cardinale Becciu e vittima del più infamante metodo Boffo.
Tu sei troppo buono. Ma stiamo parlando dello stesso Pigliaru che ha governato la regione? Lassa perdere….
Dall’accostamento …… uno dei due ci guadagna troppo.
Complimenti
Il Papa fa il Papa e un laico ragiona da laico. Ma quando il Papa parla di Pil non sta più parlando solo di Dio e di favelas. E questo, caro Antonio Costeri, vale a Dunkirk, a Londra, a Orune e a Gavoi. Quanti ospedali costa un F35? E quanti ospedali salva un F35? Se su Srebrenica avessimo parlato di meno, compreso la Chiesa, e corso di più a mandare soldati anziché caschi blu ignavi, non avremmo sulla coscienza genocidio e pulizia etnica. Pigliaru non è obbligato a capire il Dio mio e di Bergoglio per capire cosa significa resistere, aiutare la resistenza e avere un arsenale adeguato a difendersi dai criminali. Il problema della spesa militare che cresce a Occidente è causato dalle armi in mano ai pazzi. E il deterrente non possono essere solo le prediche. C’è il momento di occuparsi delle favelas e il momento di occuparsi di non crearne altre per colpa di pazzi criminali.
Buona domenica Paolo, non solo Pigliaru …. se anche tutti noi guardassimo dentro di noi e guardassimo con meno ipocrisia, da una favela, cosa sta succedendo nelle tante guerre nel mondo, pur essendo la difesa un dovere istituzionale di chi ha responsabilitá politiche, capiremmo e condivideremmo ogni parola del Santo Padre
Basta lo guardasse da orune… Troppo buono. Buona domenica.