È un dovere civico leggere il libro-intervista di Palamara (Alessandro Sallusti intervista Luca Palamara, Il Sistema, Potere, politica, affari:
storia segreta della magistratura italiana, Milano, Mondadori, 2021, euro 19 ben spesi, pp. 288). Non perché si debba prendere tutto per oro colato, ma perché la lettura è estremamente utile per capire la crisi sistemica dell’Italia, il potere reale rispetto a quello formale, la crisi di governo in corso. Per il momento, per invogliare all’acquisto, riporto prima il sommario (che è già eloquente) e poi lo stralcio che consente di capire il titolo.
Antefatto. Hotel Champagne
Il tradimento. Un abbraccio e uno sguardo
Il ricatto. La cena segreta e la telefonata pizzino
Il vivaio. Come educare i magistrati da piccoli
L’imprevisto. Chi tocca la sinistra è fuori
L’incontro. Berlusconi e le veline killer
La regola del tre. Da Ruby a Fini: ecco chi comanda
Il potere è controllo. Il Quirinale e la gabbia alla Severino
Cane non morde cane. La marcia su Roma di Pignatone
Il mercato. Per Palermo si tratta (e si cena) sulla trattativa
La Repubblica del Sud. La piazza di Ingroia, il rebus Di Matteo
Il «Rottamato». Da Riina al «questa è una bomba» su Renzi
La condanna. Ciò che «noi umani» immaginavamo su Berlusconi
La ferocia e l’inganno. Come tenere insieme due magistrature
Il Miracolo a Milano. Lo scontro tra Bruti Liberati e Robledo
Così fan tutti. Anche Davigo nel mare periglioso delle correnti
La mattanza. Primo, ripulire la scena del delitto
La spada e la benda. Fine dei giochi
Epilogo. Anm e Csm
Appendice
Estratto
D. A rigor di logica, è naturale pensare che la notte dell’Hotel
Champagne non poteva essere un incidente di percorso, un
unicum nella storia delle grandi nomine.
R. È innegabile che a partire da Violante, e, come vedremo,
anche prima di lui, vi sia stata una cinghia di trasmissione
tra politica e magistratura. La presenza con me
di due politici, Lotti e Ferri, a una trattativa sulle nomine
di magistrati potrebbe sembrare sconveniente. La
verità è che dietro ogni nomina c’è un patteggiamento
che coinvolge le correnti della magistratura, i membri
laici del Csm e, direttamente o indirettamente, i loro
referenti politici, e ciò è ampiamente documentabile.
Vuole sapere qual era stata, prima dell’Hotel Champagne,
l’ultima cena privata cui Lotti aveva partecipato per una
nomina eccellente?
Certo, interessante.
Quella per eleggere l’attuale vicepresidente del Csm,
David Ermini, colui che, per intenderci, ha sovrinteso
alla mia radiazione.
D. So che quello delle nomine sarà uno dei temi portanti della
nostra conversazione. Ma prima di affrontare con ordine la
sua vita e le sue imprese, restiamo su Lotti e, di necessità, su
Renzi. Ho il sospetto che all’origine di quella che potremmo
chiamare la sua disgrazia ci sia il suo rapporto con loro. Come
nasce, come si sviluppa, chi si è servito di chi, e con quali
risultati?
R. Per me è stato assolutamente fisiologico ritenere che
magistratura e politica dovessero interfacciarsi. Lotti è un
rappresentate del renzismo e quindi della maggioranza
parlamentare che, in quel momento, ha il potere di «nominare
» attraverso ulteriori mediazioni politiche una quota di
membri laici che insieme a me siedono al Csm. Altrettanto
fa l’opposizione che sceglie interlocutori diversi da me.
Quello di cui parliamo non è un traffico illecito, tantomeno
opaco, ma una questione politica e di interlocuzione tra
poteri dello Stato. Loro arrivano al governo dalla mattina
alla sera senza aver mai messo il piede fuori da Firenze e
cercano a Roma una sponda nel «Sistema» con il quale,
come vedremo, vanno subito in conflitto.
Non credo che Palamara, principale artefice del “sistema” che descrive, possa essere considerato la fonte più attendibile per capire come ci si muove all’interno della magistratura. Se lo avesse scritto prima della sua radiazione, il libro avrebbe avuto un altro peso ed un altro valore. Troppo facile raccontare una versione di parte, per giunta ad un giornalista di parte, dopo essere stato beccato con le classiche dita nella marmellata.
Quando sento il personaggio di turno dire quella mitica frase di rito che segue un avviso di garanzia X, Y: “…ho piena fiducia nell’operato della magistratura….” mi vengono i conati di vomito, tanto è spudorata la sua menzogna….
….quando al disgraziato in oggetto verrà spontanea la frase “…io non ho alcuna fiducia nell’operato della magistratura…”
…allora vorrà dire che qualcosa sta cambiando in meglio.
Ma a farmi atterrare nella realtà piu cupa oggi; ci ha pensato Dagospia;
..c’è la notizia di una nuova inchiesta della procura di Tempio Pausania andate a vedere di che si tratta ..se volete piangere.
(o ridere; tanto i muscoli facciali interessati sono gli stessi).