Ieri il sindaco di Olzai e il sindaco di Sarule hanno accusato me di complicità con la crisi di Ottana.
Non è la prima volta che le due sindache ricostruiscono la realtà con un grave difetto di informazione, soprattutto sulle politiche energetiche. Già qualche settimana fa a Torpé la loro inadeguata conoscenza dei fatti, degli atti e della storia, aveva mostrato pubblicamente la propria intrinseca debolezza. Succede e bisogna avere pazienza. Sono gli ultimi vagiti di una pratica politica allenata a dividere i Sardi e a lasciare tranquillo lo Stato italiano. Bisogna pazientare ma anche allenarsi: alle prossime elezioni il dato più temuto è l’unità dei sardi. Si farà di tutto per impedirla o indebolirla.
Ieri pomeriggio, il sindaco di Ottana ha risposto alle due sindache. La Nuova oggi dà conto dell’attacco all’iniziativa di Ottana, ma non della difesa. Anche a queste cose dobbiamo abituarci. Ottana viene raccontata come è stata sempre raccontata, cioè con l’incapacità di descrivere la novità.
Questa la risposta del sindaco di Ottana:
“Le dichiarazioni dei colleghi sindaci di Olzai e Sarule mi dimostrano che per loro non è importante il grido di dolore di un intero territorio, ma esaminare il curriculum di chi si unisce alla lotta.
Disapprovo in maniera ferma e decisa l’attacco gratuito a chiunque voglia portare il proprio contributo al “caso Ottana”. Abbiamo bisogno di unire non di dividere. In particolare, poi, su Paolo Maninchedda il cui operato non ha sicuramente bisogno della mia difesa, basti pensare che molti comuni deindustrializzati godono dei “Cantieri verdi”, sua creazione.
La richiesta di essenzialità per la centrale è un tema preso a cuore non solo da Maninchedda, ma da tutte le parti sociali, compreso il Comune di Ottana, nel tentativo di salvare le ultime buste paga di un’industria al collasso, coscienti di essere messi alla gogna mediatica da chi vede solo una faccia della medaglia.
La metanizzazione non risolverà tutti i problemi ma sicuramente agevolerà le imprese che vorranno insediarsi nella zona industriale, sicuramente non impedirà di bonificare e pulire la zona industriale, anche sulle bonifiche mi sembra di essere stato abbastanza chiaro e deciso.
Dicono bene le sindache quando affermano che “è chiaro che il problema Ottana non riguarda solo Ottana”, però dimenticano che a Ottana amministro io e vista la situazione di crisi non posso permettermi di fare il professorino di turno sviluppando teorie sociologiche e di trasformazione sociale.
Confido anche io in una rivoluzione civile che liberi il Popolo Sardo dal colonialismo dello Stato italiano“.