Niente mal comune e niente mezzo gaudio. Ma anche fuori dalla Sardegna ci si sta accorgendo del torio 232, quel metallo naturalmente radioattivo la cui presenza in aria può portare (teniamoci il dubbio) ad un aumento del rischio di cancro ai polmoni, al pancreas, ai reni e al sangue.
Quanto è sotto indagine per il Salto di Quirra (chissà se si approderà ad una verità ufficiale e se verranno punite eventuali responsabilità) dopo gli accertamenti sulla morte per tumore di alcuni allevatori della zona, oggi sta mobilitando l’opinione pubblica in Friuli Venezia Giulia.
L’allarme per un inquinamento da torio 232 è scattato dopo un’analisi condotta dall’Agenzia regionale per la protezione ambientale negli ultimi due mesi. Nel poligono di Cordenons (Pordenone) su quattro degli otto bersagli utilizzati per le operazioni di addestramento è stato rilevato un livello di torio ben superiore a quello presente ordinariamente in natura. Si ritorna, quindi, a parlare di cosa si sparò negli scorsi decenni, con particolare riferimento ai missili anticarro francesi Milan. Gli abitanti della zona, ovviamente, sono allarmati poiché si tiene ben presente che il torio potrebbe aver inquinato le falde acquifere della zona sotto osservazione.
Tutto si ripete. Come in Sardegna, la lotta va avanti per superare le reticenze di chi, la Difesa, aveva escluso i rischi di radioattività da uranio o suoi derivati (come, appunto, il torio 232).
Tornando a noi sarà da vedere come andrà avanti il piano (https://www.sardegnaeliberta.it/photo/Sardegna-radar-militari-per-il-controllo-totale.pdf) per l’installazione di tre radar Nato che potrebbero avere “un devastante impatto sanitario e ambientale”. (MM)