Come si sta di fronte alla verità delle cose? Verrebbe da dire: per chi ha detto la verità, bene, per chi non l’ha detta, con un certo imbarazzo.
Invece non è così: chi ha detto la verità sta di fronte alla verità nello stesso modo solitario e doloroso con il quale si sta di fronte alla malattia, al dolore, alla morte, alla fine inutile e ingiusta di un’amicizia, al distacco inevitabile di un figlio.
La verità rende liberi perché fa male e costringe a un mutamento.
Invece a Oristano la verità viene affrontata come enensima occasione per dire una bugia, come pretesto per una nuova messinscena, come stimolo ad indossare la maschera anonima del Componidori e sfilare da innocenti e potenti, da eccellenti e riveriti.
Oggi entrambi i quotidiani titolano di una inesistente ribellione sullo sfascio della sanità oristanese. Ma dov’è la ribellione? Non esiste. Esiste una situazione sanitaria disastrosa che è frutto della distruzione sistematica di ciò che in quasi sette anni avevano costruito i due Direttori generali Meloni e Porcu e che può essere sintetizzato in queste parole: equilibrio di bilancio, aumento dei servizi, aumento certificato della qualità dei servizi, fine dei privilegi di fatto della sanità privata (laica e cattolica), fine dei primariati massonici con precedenti penali, fine dei consiglieri regionali in visita negli uffici Asl, conflitto aperto con i poteri cagliaritani che mai hanno digerito una sanità oristanese forte ed efficiente (non la volevano né la Destra, notoriamente legata alla sanità privata, meno notoriamente, ma altrettanto concretamente, alla sanità cattolica, né la Sinistra, notoriamente interferita dai baroni rossi della sanità, sempre apparentemente impecccabili quanto realmente familisti e baronali. Durante la Giunta Pigliaru la sanità Oristanese è stata progressivamente spogliata di risorse e personale e parallelamente sono cresciute le sanità cagliaritane e, si pensi un po’, di San Gavino).
Il dato di fatto, dolorosissimo, è che non appena la magistratura, di cui in passato ho sospettato un atteggiamento pregiudiziale e oggi invece sospetto solo un drammatico vuoto di intelligenza e di cultura, ha spazzato via la precedente gestione, rovinando, senza capire l’essenza delle cose, una fragile sistema virtuoso, ma cucendo in una narrazione a tratti imbarazzante le chiacchiere di cortile di cui la storia non è mai povera, la sanità oristanese è ripiombata nel disordine, nell’inefficienza e nel caos che la contraddistinguevano prima. Un caso? Non è un caso.
Vorrei spiegare alle geometrie accusatorie che hanno combinato questo disastro che loro di Oristano ancora non hanno capito nulla.
Oristano ha nel DNA l’omicidio di un re, Ugone III, e si dirà che stiamo andando troppo indietro negli anni, ma non è poi così vero se, come è vero, nell’oristanese si registrò anche l’unico sequestro e omicidio di un parlamentare italiano. Non sarà neanche un caso se l’ultimo diritto feudale che ha raggiunto l’età contemporanea, quello sulle peschiere delle lagune oristanesi, sia per l’appunto caduto tardivamente e solo a suon di soldi a Oristano. Oristano celebra come eroina (e lo fu, ma…) la giudicessa Eleonora, che salì al trono con ciò che noi oggi chiameremmo un colpo di Stato. Potrei continuare, ma ciò che ho detto è sufficiente per affermare che per capire Oristano bisogna capire che la sua classe dirigente ha nel DNA tre elementi: signoria (modernamente, egemonia), lignaggio ( modernamente relazione, appartenenza di gruppo), cittadinanza (modernamente chiusura localistica, orgoglio di luogo). Poiché vi è in tutte e tre qualcosa di eversivo, il luogo nel quale esse vengono praticate è sempre riservato, non esplicito, clandestino. Ciò spiega il grande successo massonico nelle latitudini oristanesi. Ciò spiega perché Meloni e Porcu devono ringraziare di essere ancora civilmente vivi e, di contro, da quali luoghi siano partite le trame cui i poteri dello Stato hanno abboccato come ghiozzetti alle prime armi.
Oggi che il ‘riservato’ ha ripreso il potere, non funziona nulla, ma i poteri dello Stato non sanno neanche da che parte iniziare per poterci capire qualcosa, posto che anche l’inchiesta cosiddetta ‘Saltafila’ è iniziata dopo che io ho pubblicato le tabelle che chiunque avrebbe potuto comporre con i dati pubblici, ma che nessun finanziere si è sentito in dovere di comporre perché nessuno lo aveva sollecitato a farlo, ma guarda un po’!
Un esempio di azione e reazione sulle sponde delle lagune oristanesi è la questione degli interinali, che tanto scalpore generò due anni fa.
Per capirla bisogna partire da lontano.
Durante la Giunta Pigliaru ci fu un durissimo scontro tra il Partito dei Sardi e il Pd. Il tema fu la gestione e i costi della sanità. Secondo il Pds il disavanzo era in crescita in crescita sotto la gestione Arru, secondo il Pd no. Fatto è che l’8 gennaio del 2015 il Consiglio regionale vara la Commissione d’inchiesta sull’efficienza del sistema sanitario regionale e sull’adeguatezza dei suoi costi (http://www3.consregsardegna.it/XVLegislatura/Ordini%20del%20giorn/odg031.asp
Il 9 marzo 2015 il Pd sferra un attacco formidabile alla linea del Partito dei Sardi: con la legge finanziaria 2015 viene abolito il comma 1 dell’art. 3 della legge regionale 6 del 2012 che prevedeva che “a partire dall’anno 2012 il Servizio sanitario regionale non è finanziabile in deficit”. Questa norma anti-sprechi era stata il frutto della collaborazione tra Gianvalerio Sanna e me ai quali si deve anche l’art.5 della L.R/21 del 2012 che aveva stabilito che la spesa per i lavoratori interinali non poteva superare il 2% della spesa per il personale di ciascuna Asl. La Giunta Pigliaru, compatta (col solo mio dissenso) aveva ritenuto la norma sull’obbligo dell’equilibrio di bilancio tale da ingessare il processo riformatore che si voleva mettere in atto (la Asl unica) e lo abolì, di fatto vanificando anche la norma sugli interinali perché venendo meno l’obbligo dell’equilibrio, il tetto del 2% poteva accompagnare la crescita della voce “Costo del personale”. In realtà, la norma servì a legittimare il disavanzo ritenuto necessario, anche in forma transitoria nelel migliori intenzioni, per varare la riforma.
Le polemiche non mancarono e ve n’è ancora l’eco nella rete:
https://www.sardegnaeliberta.it/wp-admin/post.php?post=13903&action=edit (https://www.sardiniapost.it/politica/sanita-soru-e-maninchedda-a-duello-esplodono-nuove-e-vecchie-ruggini/ ; https://www.lanuovasardegna.it/regione/2015/10/19/news/la-riforma-divide-la-maggioranza-tra-tagli-e-battaglie-di-campanile-1.12295830 ; https://www.sardiniapost.it/politica/ecco-perche-la-sanita-sarda-costa-oltre-3-miliardi/
L’insediamento della Commissione d’inchiesta avviene il 16 giugno 2016.
Poco prima, il consigliere del Psd’az Angelo Carta, il 25 maggio 2016, chiede alla Asl di Oristano i dati statistici e anagrafici dei lavoratori interinali in utilizzo nella Asl negli ultimi cinque anni. L’obiettivo è chiaramente il Partito dei Sardi, ma l’iniziativa si inserisce, con obiettivi propri, nello scontro campale tra il Partito dei Sardi e il Pd, nel quale ovviamente si insinua l’opposizione di centro destra, e qui comincia a crearsi il clima più propizio per le attività riservate oristanesi.
Il 29 giugno 2016, il Pds annuncia di aver presentato un accesso agli atti in tutto simile a quello presentato da Carta alla sola Asl di Oristano, a tutte le Asl della Sardegna.
Questo fu un drammatico errore politico, perché tutta la Sardegna politica e soprattutto massonica (innervatissima in sanità) reagì e corse in aiuto al mondo riservato oristanese, in modo da evitare la trasparenza totale e limitarla, ma anche qui a effetti controllati, al solo scopo di un’iniziativa giudiziaria locale.
La Asl di Oristano fornisce i dati richiesti a Carta il 22 luglio 2016, fuorché i dati anagrafici sulla cui esibibilità la Asl annuncia di aver chiesto un parere al Garante della Privacy. Lo scontro tra la Asl e Carta si concluderà solo a febbraio 2017, con rilascio dei dati, autorizzato dal Presidente della Regione, anonimizzati e aggregati secondo le indicazioni del Garante della Privacy. Questo scambio è oggetto del processo, ma sotto il profilo politico c’è da chiedersi, quanta chiarezza si fece sugli interinali delle altre Asl? Risposta: nessuna.
Si insabbiò tutto e a oggi gli unici dati precisi disponibili sono proprio quelli della Asl di Oristano e della Asl di Nuoro. La Commissione stessa si occupò del tema ‘interinali’ solo fuggevolmente e in una riunione del 6 dicembre 2016.
Le altre Asl o non risposero o risposero frammentariamente all’accesso agli atti del Partito dei Sardi (e nessuna zelante e vigliacca autorità regionale agì contro i Dg che non risposero), ma ignorarono anche le richieste sui dati avanzate dalla Commissione d’inchiesta che naufragò nell’indifferenza generale, con un silenzio tombale, tra le altre, della Asl di Sassari. Lo denunciò duramente il consigliere Pd Roberto Deriu https://www.lanuovasardegna.it/regione/2015/09/30/news/inchiesta-su-sanita-e-asl-sassari-finisce-nel-mirino-1.12183500. Proprio sulla Asl di Sassari si consuma a marzo 2017 l’ultimo scontro Partito dei Sardi Pd, con la denuncia da parte del primo dell’eccessivo ricorso ai contratti a tempo determinato e ai Co.co.co https://www.lanuovasardegna.it/sassari/cronaca/2017/03/06/news/aou-e-asl-troppe-assunzioni-con-contratti-a-tempo-determinato-1.14989623). Ma la musica non cambia, tutto tace. La Commissione naufraga; Deriu si dimette e il 1 giugno 2017 Dedoni chiede al Consiglio regionale se ha ancora senso tenere in piedi la commissione.
La Commissione doveva essere sostenuta dalla maggioranza, prima di tutto; invece, incardinato il processo a Oristano contro il Partito dei Sardi, maggioranza e minoranza sembrano avere poco interesse alla trasparenza dei conti e degli atti della sanità sarda.
Sintomatica in tal senso la dichiarazione resa dall’assessore Arru alla Procura il 21 luglio 2017 con la quale dichiara di aver sempre sollecitato la dott.ssa Porcu al rilascio dei dati che invece la Porcu riteneva, per una parte, sensibili e che alla fine vennero rilasciati in forma anonimizzata. È una dichiarazione che stride con la successiva, rilasciata ai giornali. Infatti, lo stesso assessore esigente con Oristano, che insieme a Nuoro fu l’unica Asl a fornire tutti i dati richiesti alla Commissione d’inchiesta, si dimostra particolarmente tollerante verso l’inerzia delle altre Asl nel rilasciare i dati e i documenti, perché complessi e interferenti con la dura attività di gestione. (https://www.lanuovasardegna.it/regione/2015/09/30/news/inchiesta-su-sanita-e-asl-sassari-finisce-nel-mirino-1.12183500 ). Serve più tempo, afferma l’Assessore. Ma le Asl non consegnarono mai i dati sulla spesa e sulle assunzioni.
Tutto si inabissò, fuorché a Oristano e il tempo invocato dall’assessore servì a tombare l’unica incursione nelle nebbie sanitarie della storia autonomistica. Così si agisce a Oristano: mantenendo occulto il vero obiettivo e indicando agli ingenui quello falso.
Ecco perché la verità è un dolore per chi sa riconoscere i volti oltre le maschere.
Gentilissimo Mario, mi spiace averla ferita o delusa, ma io deduco dai fatti e gli episodi raccontati confermano ciò che dico. Non è normale che l’inchiesta sugli interinali si fermi a Oristano e che Oristano, pur rivelandosi la più virtuosa, risulti la più punita. Trovi lei un’altra chiave interpretativa, diversa dalla mia.
Dei suoi articoli ho sempre apprezzato la capacità d’analisi, l’uso sapiente del linguaggio, la libertà di pensiero e la conoscenza non superficiale di diverse tematiche da lei trattate. Ho seguito con interesse la sua attività politica poiché mi sembrava affine al mio modo di intenderla. Ora però è come se fossi stato preso in contropiede. Pur comprendendo che alcune affermazioni provengono da uno stato d’animo gravemente amareggiato, da oristanese, quale sono, trovo le sue parole offensive. In primo luogo per il significato letterale ( e tanto ci sarebbe da dire per confutare quanto afferma o per trovare altri “dna” altrettanto meritevoli di studio). In secondo luogo perché il generalizzare non si addice ad uno studioso e politico della sua levatura culturale. Non so se abbia voluto coscientemente lanciare una palla ad effetto, ma se così non fosse, dimostra che anche lei di Oristano ha capito poco.
E’ un dolore grandissimo, ogni volta, anche rileggere con quale sfacciataggine si sia agito, con 2 pesi e 2 misure diversi, verso chi i dati li ha forniti e chi invece se n’è proprio sbattuto di farlo (ancora più sfacciatamente).
Ma giustamente, “incardinato il processo a Oristano contro il Partito dei Sardi, maggioranza e minoranza sembrano avere poco interesse alla trasparenza dei conti e degli atti della sanità sarda”, e non solo loro.
Gentile Gianni, non conosco la sua vicenda, ma conosco per certo ciò di cui parlo ed è tutto documentato.
“” Come si sta di fronte alla verità delle cose? Verrebbe da dire: per chi ha detto la verità, bene, per chi non l’ha detta, con un certo imbarazzo. “””
Signore,
Io veramente da quella ASL che lei magnifica sarei stato diffamato e calunniato.
Tutto questo bagno di verità di cui lei parla non ce lo vedo proprio.