L’opposizione (si fa per dire) in Consiglio regionale si è divisa sulla legge di rinnovata istituzione della province.
Motivo?
La paura di non essere capiti nei propri territori.
Evidentemente i consiglieri regionali hanno temuto di essere attaccati nei collegi elettorali di riferimento come persone contrarie all’istituzione, nel proprio territorio, di una provincia o di un’area metropolitana.
Siamo dunque all’opposizione pannolata, siamo al pavor campanilis di cui parla oggi Luca Roich sul quotidiano dei ‘sondaggi a comando’ per me innominabile.
Così è e ce la teniamo questa opposizione che se sente parlare di idee ha un’eruzione cutanea, ma bisogna dire ai sardi che oltre il pannolone c’è di più.
C’è il negoziato per armeggiamento diffuso con il governo regionale.
Clamorosa la relazione Pd-Psd’Az a Nuoro, benedetta dallo spolverino leggiadro di Tidu (commissario della Provincia, Pd) e dall’invidiata compostezza tricologica di Mula (capogruppo Psd’Az in Consiglio regionale). Bisogna dire che questa coabitazione, che niente ha a che vedere con il matrimonio tradizionale sardo, che avveniva extra ecclesiam, assomiglia molto di più alle ostentate relazioni adulterine dei potenti cantate da tanti romanzi di fine Ottocento (romanzi da ziminera, sia chiaro, quelli letti in un’oretta e poi con gusto utilizzati pagina per pagina per accendere il fuoco). Per chi volesse leggerlo, ce n’è uno intitolato L’amante a tavola del noto autore giapponese Fakosu Kazzu ki Miparet.
Per cui, dietro il voto positivo dei nuoresi c’è di più, c’è amore, c’è acutissimo negoziato (la Provincia a me, il Consorzio della Sardegna Centrale a te, anche se non ha più senso di esistere e gestisce ormai solo un depuratore che dovrebbe passare ad Abbanoa, ma ad Abbanoa non passa perché adesso Abbanoa è ‘del sistema’ ecc. ecc.); c’è il clima ecumenico creato dalla Giunta Soddu, la composizione dei contrari, il cattomassonismo, il ‘contrario’ coniugato con il ‘ma anche’, dove tutto sta in piedi ma niente funziona. C’è il disincanto di Roberto Deriu, che vede il bene, ma sa, all’inglese, che l’uomo è più attratto dalla pastasciutta e dunque allarga le mani e apparentemente incolpevole bonariamente si rassegna. Insomma, una Provincia in questo quadretto ci stava bene, e che diamine!
Ma perché partire da Nuoro? Perché l’attuale capogruppo sardista era, non tanto tempo fa, una vita scorsa, consigliere regionale dei Riformatori (prima che i Riformatori prendessero una sbandata per l’ex assessore della Giunta Cappellaci Crisponi, oggi assessore della Giunta Soddu, domani vescovo) quando questo partito promosse il referendum per l’abolizione delle province.
Ed è questo il punto: come ha fatto l’opposizione a non valorizzare questa insanabile contraddizione per cui il partito dei Riformatori, quello dell’insularità in Costituzione e della ipocrisia insularizzata, oggi sta in Giunta e in maggioranza di fronte al più esplicito scippo di un referendum consultivo (da lui promosso) che la storia autonomistica ricordi?
Ma non solo i Riformatori stanno in maggioranza, si attovagliano pure, visto che il commissario della provincia di Sassari è un Riformatore. Quindi, in Sardegna accade che il partito della moralità liberale promuova il referendum per l’abolizione delle province, poi partecipi alla nomina dei commissari delle province e infine stia comodamente in maggioranza mentre la stessa maggioranza ripristina le province.
E il Pd, di fronte a questa contraddizione devastante, tale da intaccare la credibilità storica di un soggetto politico e da mettere in crisi la maggiornaza dell’attuale governo regionale, che fa? Si siede sulle ginocchia del Psd’Az! È amore, non c’è che dire.
Fantastico quadro decadente!
È in questo boudoir autonomistico che spicca una questione oristanese di simpatica rilevanza, a proposito di decadenza.
La sanità oristanese, che negli anni passati aveva scalato i gradini della qualità classificandosi ai primi posti nel rilevamento dei Lea, è ritornata ai livelli in cui è sempre stata, cioè agli ultimi.
Colpa di chi?
Di un attacco combinato di poteri dello Stato e di articolazioni locali di partiti ufficialmente concorrenti ma ufficiosamente morganaticamente collaboranti.
Parallelamente, ma guarda tu!, la sanità privata oristanese (che non è una sanità privata marziana, è un appendice dell’intestino tenue di quel grande digestore che è la sanità privata cagliaritana, legata da sempre mani e piedi alla politica) risorge, addirittura detta le regole, dà le pagelle.
Come faccio a non ricordarmi che quando venne nominato Meloni a Oristano incombeva sulle casse della Regione un contenzioso proprio con la sanità privata, stimato dai privati in milioni e milioni di euro e invece stimato da Meloni e dai dirigenti della Asl in qualche centinaio di migliaia di euro?
Quel contenzioso finì nella direzione indicata da Meloni e dai dirigenti della Asl, ma adesso Meloni fa il dirigente alla provincia di Nuoro, e la sanità privata oristanese detta le regole alla sanità pubblica.
La decadenza, vive di paradossi, ma questo il Pd di oggi, privo di emoglobina, non riesce a capirlo.
Articolo estremamente interessante indipendentemente dal tema trattato. Mette in luce un gravissimo problema che riguarda la vita democratica di una Regione ma mi pare dell’Italia intera. La mancanza di opposizione, causata da accordi e connivenze finalizzate non certo al bene comune. Un vulnus enorme per qualsiasi forma di governo democratico di cui in pochi si rendono conto. Forse la vera opposizione, nel senso più nobile del termine, la si sta facendo solo in questo sito,
Da 50 anni e più si discute delle funzioni pubbliche di “area vasta”, ma di questo nella norma appena approvata non c’è traccia.
Sorge il dubbio che l’unico obiettivo fosse costruire sudari per coprire le vergogne.