Lunedì 3 ottobre, La Nuova Sardegna ha fatto questo titolo a quattro colonne con fotografia: “Il Tar estingue l’ultimo ricorso e il Piano Mancini va in soffitta”. Sottotitolo: “L’alluvione 9 anni dopo. Era stata impugnata l’ordinanza Maninchedda che precettava i tecnici”.
Io non ho niente da insegnare a chi sta distruggendo un glorioso giornale, ma tra titolo e occhiello ad andare in soffitta è la logica. Sembrerebbe, a leggere il combinato disposto, che il ricorso estinto sia stato a favore del Piano Mancini, per cui, estinguendosi lo ha mandato in soffitta. Il sottotitolo, con esposizione compiaciuta del mio nome, data l’estinzione, spiega invece che il ricorso era contro una mia ordinanza, cioè contro il Piano Mancini.
Nell’articolo poi si dice una cosa ovvia: il Comune, avendo ottenuto i “pieni poteri” dalla Regione per mettere Olbia in sicurezza, cioè ricominciare tutto da capo, ed essendo stato bocciato il Piano Mancini, che giustificava la precettazione degli impiegati del Comune di Olbia, non aveva alcun interesse a discutere un proprio ricorso senza più alcun senso.
Insomma, dov’è la notizia? Non c’è. Ma il giornale e immagino anche qualche altro baronetto gallurese, hanno voluto cogliere l’occasione per dire che il Piano Mancini e Maninchedda sono stati sconfitti.
Bravi.
Vi ringrazio di cuore, perché mi si ridà l’occasione, attraverso questo sito che oramai ha lettori giornalieri di pochissimo inferiori a quelli della Nuova, di ribadire due cose:
1) io ho portato la messa in sicurezza di Olbia, nel più breve tempo possibile e senza alcuna interferenza della politica sulle valutazioni tecniche, al massimo grado di progettazione e di finanziamento. Questo lavoro è stato poi concluso coerentemente dall’assessore Balzarini. Cinque anni fa si era pronti per le gare d’appalto per i lavori e per mettere in sicurezza Olbia;
2) io ho sollecitato con ogni lecito modo il Comune ad abbattere subito le opere incongrue che ostacolano il deflusso delle acque. Molte ci sono ancora e sono state sequestrate dalla magistratura (con calma, senza fretta);
3) io ho condotto questo processo senza ideologismi, senza preferenze, garantendo sempre a tutti di esprimersi e di fare proposte, da sottoporre al vaglio dei tecnici.
Dopo di che, tutto è stato smontato con metodi a dir poco sospettabili di linearità e oggi Olbia è terribilmente esposta alle piogge e alle devastazioni del mutamento climatico.
Ciò che oggi mi preme ricordare è che io e il mio successore abbiamo fatto di tutto per proteggere la città.
Poi tutto è stato smontato e oggi la città è indifesa e sta ricominciando ora un processo che è ben lungi dal concludersi e che ancora non ha superato alcuna analisi tecnica di soggetti terzi e qualificati.
Detto questo, chi si vanta di aver smontato l’unico percorso protettivo e esposto la città ai pericoli, lo faccia pure.
Si vanti finché può.
Quando pioverà molto, chi subirà danni vada a bussare alla casa questi vanitosi delle bardane burocratiche, vada a chiedere conto a questi distruttori di tutto per un capriccio.
Vantatevi, maestri muratori e fautori dell’edilizia e dei fantasmagorici tunnel (sarete costretti a prevedere comunque le vasche di laminazione, ma le collocherete lontane da alcuni terreni), vantatevi finché c’è sole, perché dopo, quando pioverà molto, voi e solo voi dovrete rispondere di ciò che accadrà.
Gli elettori olbiesi, miei concittadini, ricordano il famoso bosco che alle elezioni votò per l’ascia perché aveva il manico di legno. In questo caso l’ascia è fortunata come in tutti gli abiti che essa ha vestito in questi venticinque anni. In città contiamo tutti su questa fortuna sperando che si rifletta, come appunto accade da cinque lustri, sul bene (o poco male) comune. A Miami, più precisamente a Disneyworld, andai a vedere cosa c’era dietro le facciate rilucenti della Main Street: niente. Solo appoggi per mostrare a tutti l’unico lato presentabile. Olbia è così e nulla che faccia sperare in un cambiamento di mentalità e in un atteggiamento “elettorale” più riflessivo.
Noooo!!! No si ant a èssere preparendhe a rispòndhere de nudha, ma totu su prus a “celebrare” carchi interru a petorras ufradas (de lagrimas de cucudrillu o de cuntentesa?) cun sa “fascia tricolore” a armigodhu comente sos boinarzos si poníant sas funes pro sos boes.
E bazi e nade chi custos no ant fatu mezoru!!!