E anche ieri Olbia è finita sott’acqua. Si potrebbe dire “in buona compagnia”, perché mezza Sardegna è finita sott’acqua, ma Olbia con più rischi delle altre città. Queste le foto pubblicate dalla Nuova, la quale, sia detto per inciso e per volere essere irritanti (ma non quanto lo sono stati i sondaggi farlocchi e le campagne giustizialiste in piazza) essendo in vendita, è leggermente meno intossicata dalle performance direttoriali che la hanno ridotta a ciò che è diventata.
Perché pubblichiamo le foto? Perché è facilissimo fare gazzosa col sole, lo dico apertamente a Nizzi; è facile inventare canali e gallerie che raccolgono tutta l’acqua e la spostano dove si vuole; è facile fare un casino infernale solo perché non si vogliono le vasche di laminazione là dove sono state individuate, ma da un’altra parte (e bisognerebbe dire il vero perché), posto che anche il piano Technital non può non prevedere le vasche, diversamente sarebbe mancante della regimazione di qualche milione di metri cubi d’acqua. Si può fare gazzosa ad agosto, ma poi l’acqua arriva.
Ma poi piove e la pioggia se la ride del ritardo di ormai cinque anni nella realizzazione del Piano Mancini, ritardo costellato prima dal tentativo esplicito di bloccarlo col ritiro della domanda di VIA (2016) e poi con una bombardante politica di ostilità che infine è stata coronata dalla bocciatura del Piano da parte del direttore del servizio SVA con un argomento mai usato prima: mancherebbe il contratto di smaltimento delle terre di scavo. Un unicum al mondo! Però si può essere orgogliosi di una cosa: per cinque anni si è bloccato un Piano senza averne un altro pronto. E dunque: sulla base di quali atti tecnici validati si è contrastata l’unica politica di tutela predisposta? Sulla base della retorica politica! Combattere l’acqua a chiacchiere non è politica, è follia. Una serietà amministrativa da manuale.
Adesso i cittadini olbiesi dovrebbero far girare le strade della città alla dottoressa Mereu, la Dirigente regionale prossima alla pensione, e adesso in pensione, che, contro il parere dei suoi settoristi e sulla base di un parere di un professionista convenzionato, ha bocciato il Piano Mancini. Dovrebbero farle vedere gli effetti del suo atto: svaniti nel nulla anni di durissimo lavoro e consolidato il rischio idrogeologico. Ma sul canotto dovrebbe salire anche l’assessore dell’ambiente, sotto il quale la struttura amministrativa dell’assessorato si è indebolita brutalmente, è stata intaccata nella sua autonomia con la precarietà diffusa degli incarichi, precarietà che la mette sotto scopa dell’organo politico. Ora, l’assessore può andare a Olbia, ma a breve dovrà andare anche a Pirri e prima o poi anche a Capoterra, ma in questo caso potrà chiamare Sgarbi per risolvergli il problema.
L’acqua se ne frega della Bisanzio sarda, scende, uccide, ramazza e butta a mare. Non c’è da scherzarci.
Alla fine del piano per la mitigazione del rischio idrogeologico di Olbia che ci resta? In piano che poteva già iniziare a funzionare liberandoci dal ripetersi dell’allargamento di Olbia, ad un piano alternativo ancora in fieri e dal risultato in sicuro. Bravo i nostri politici che se ne fregano di noi cittadini e d mettere in sicurezza la città per presunzione e vanagloria!!!
Egregio, come vede si trattava solo del fatto che anch’io nel fine settimana ho altro da fare. I suoi pregiudizi non mi tangono. Faccia quel che crede.
Gentilissimo: 1) no, lo smaltimento non è mai stato motivo di bocciatura anticipata, ma di prescrizione per il momento di esecuzione dei lavori; 2) i motivi tecnici, non politici, per contestare la bocciatura sono tutti nell’istruttoria che, per l’appunto, aveva esito positivo per i settori coinvolti; 3) ho avuto tanti dubbi quando ero assessore e li ho posti tutti alle strutture tecniche che li hanno affrontati e risolti. Qui la bocciatura è ‘politica’ non l’approvazione. No, Lei la fa semplice, Nizzi deve spiegare perché, senza disporre di studi tecnici ha smontato l’unica soluzione tecnica disponibile.
Dal fatto che non abbia pubblicato il mio commento, desumo Professore che non le piace il confronto e che non ama il contraddittorio. Apprezza evidentemente le persone che le danno ragione. Non tornerò a disturbarla ulteriormente con commenti e domande. Le auguro ogni bene personale e, se dovesse governare, pure ogni bene politico.
Lei scrive: “ Ma poi piove e la pioggia se la ride del ritardo di ormai cinque anni nella realizzazione del Piano Mancini, ritardo costellato prima dal tentativo esplicito di bloccarlo col ritiro della domanda di VIA (2016) e poi con una bombardante politica di ostilità che infine è stata coronata dalla bocciatura del Piano da parte del direttore del servizio SVA con un argomento mai usato prima: mancherebbe il contratto di smaltimento delle terre di scavo. Un unicum al mondo!”
Una domanda sorge spontanea: ma lo smaltimento delle terre da scavo (unicum o meno al mondo) era o no necessario/imprescindibile per approvare il Piano?
Se si (settoristi o meno, pioggia o meno, foto de La Nuova o meno) la dirigente aveva ragione e doveva bocciarlo. Ha motivi, ragioni tecniche e giuridiche (non politiche), per contestare questa scelta?
Non si pone il dubbio, almeno, che il Piano Mancini, così come impostato, potesse essere errato/incompleto/insufficiente?
Sul fatto che si debba, invece, correre, e in fretta, ai ripari per trovare soluzioni altre e legittime non si discute.
Cordiali saluti
Mauro
In democrazia vince la maggioranza degli elettori, resta da capire come e dove si informa quella maggioranza.
Se poi è una maggioranza che esprime migliaia di “particulare”, addio interesse generale.
Si no istat ca no b’at prus manicómios si tiat pòdere nàrrere chi bi at zente maca (pro si fàghere perdonare, sinono b’at de nàrrere cosas peus).